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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

La prossima settimana la discussione in Assemblea legislativa. L’assessore Petitti: “Frutto del lavoro di ascolto e confronto svolto su tutto il territorio. Fondamentale il contributo di chi ogni giorno opera sul campo. Lo consideriamo un punto di partenza, non di arrivo”.

Bologna – Via libera dalla Commissione assembleare per la parità e per i diritti delle persone al primo “Piano regionale contro la violenza di genere”, il principale strumento che la Regione si dà per rafforzare la rete di prevenzione, protezione e sostegno alle donne vittime di violenza. Approvato il 29 febbraio scorso dalla Giunta regionale, la prossima settimana sarà sottoposto all’esame dell’Assemblea legislativa.

“Il Piano è frutto di un lavoro di rete condotto direttamente sul territorio- commenta l’assessore alle Pari opportunità, Emma Petitti-: è stato costruito con il contributo degli Enti locali, della rete socio-sanitaria, delle associazioni e dei Centri antiviolenza, che rappresentano una punta di diamante a livello nazionale. Sono stati mesi di incontri svolti in tutte le province, che ci hanno permesso di ascoltare, raccogliere suggerimenti e mettere a frutto l’esperienza di chi ogni giorno è impegnato sul campo per combattere la violenza sulle donne”. Il Piano, triennale, è previsto dalla legge n. 6 del 2014, “una tra le prime leggi regionali sulla parità che abbiamo nel nostro Paese- ricorda Petitti-. Siamo soddisfatti, ma lo consideriamo un punto di partenza, non di arrivo”.

Rafforzare e sviluppare la rete esistente di protezione per le donne; istituire un Osservatorio regionale sulla violenza di genere per monitorare costantemente i dati e omogeneizzare i servizi; sostenere progetti di formazione e sensibilizzazione, rivolti soprattutto ai giovani e agli operatori; costruire percorsi che favoriscano l’autonomia lavorativa ed economica delle donne; promuovere l’integrazione tra centri antiviolenza, case-rifugio e servizi pubblici: questi i principali obiettivi del Piano. La sua attuazione sarà sostenuta anche attraverso il primo bando regionale mai realizzato, con l’obiettivo di investire su prevenzione, formazione, educazione e sensibilizzazione; saranno premiati i progetti territoriali che favoriscono l’integrazione tra pubblico e privato.

A disposizione ci sono le risorse messe a disposizione dal Governo anche per il 2015 e 2016: si tratta complessivamente di 9 milioni di euro da destinare alle Regioni, secondo un riparto che è in corso di definizione.
Nel biennio precedente, grazie alle risorse nazionali assegnate all’Emilia-Romagna, la Regione ha ripartito 1,2 milioni di euro tra i Comuni sedi di case e centri antiviolenza, sia per finanziare o ampliare servizi già operativi (854 mila euro), sia per sostenere l’apertura di nuovi centri o case rifugio (346 mila euro).

I Centri antiviolenza regionali
I centri antiviolenza regionali sono strutture gestite da donne, che funzionano gratuitamente e garantiscono un sostegno e un aiuto concreto, anonimo e integrato con gli altri servizi, a donne vittime di violenza o minacciate.

In Emilia-Romagna sono 24, con sedi in tutte le province; tra questi, 13 fanno parte del Coordinamento. Completano il quadro i 2 Centri di trattamento per uomini autori di violenza (Modena e Parma, finanziati dalla Regione), a cui si aggiungono altre realtà convenzionate con gli Enti locali.

Il Piano stabilisce chi può promuovere i centri (organizzazioni e associazioni autonome di donne o di promozione sociale o volontariato iscritte ai registri regionali, onlus iscritte all’anagrafe dell’agenzia delle entrate che operino nel settore dell’aiuto delle donne vittime di violenza, con esperienze quinquennali e specifiche in materia; Enti locali in forma singola o associata) e i servizi che essi devono offrire (accoglienza, consulenza psicologica, legale, supporto indiretto ai minori, orientamento alla formazione e al lavoro).

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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