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Siamo la patria del Rinascimento, del Bel Canto e della Dolce Vita. Ancora oggi stando ai dati di ‘Io sono cultura’ – il rapporto stilato ogni anno da Fondazione Symbola e Unioncamere – la cultura è uno dei motori primari della nostra economia. Al sistema produttivo culturale e creativo (industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven) si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia: 89,9 miliardi, in crescita dell’1,8%. Inoltre la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori, arrivando così a 250 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7% del valore aggiunto nazionale. Infine, il sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6% del totale degli occupati in Italia. Dato anch’esso in crescita: +1,5%. (Fonte: Io sono cultura 2017).
Eppure, mentre la tanto vituperata Commissione Europea investe qualcosa come 121 milioni di euro nelle industri culturali e creative con il programma Creative Europe, in Italia in troppi pensano ancora che “con la cultura non si mangia”, mentre in troppo pochi sanno come funziona il settore e quale sia la situazione dei suoi lavoratori: potenzialità, opportunità, criticità sia dal punto di vista del mercato del lavoro, sia dal punto di vista normativo.
Dal 1990 a Verona è nata Doc Servizi, una cooperativa di professionisti dello spettacolo dal vivo, che si sta aprendo anche alle altre professioni dell’arte, della creatività, della cultura e che dal 2016 è presente anche a Ferrara. La sua promessa è: “l’arte si fa valore”.
Abbiamo fatto qualche domanda a Francesca Tamascelli, responsabile per Ferrara della cooperativa.

Lavorare nel settore della cultura, delle arti e della creatività: come si fa a dare un valore a questo tipo di attività? Parliamo di lavoratori altamente qualificati, ma queste professioni fanno fatica a essere inquadrate e riconosciute in modo tradizionale
 perché è nella loro essenza la creazione di ciò che prima non esisteva…
Professioni come quelle artistiche, creative, dello spettacolo da sempre fanno fatica a essere riconosciute come lavori ‘normali’, tradizionali. Credo che qualsiasi artista professionista nella propria vita si sia sentito domandare: “sì, ma di mestiere cosa fai? Va bene, sei un musicista, sei un attore, ma… come campi? Cosa fai per mangiare e pagarti la bolletta a fine mese?”
Non possiamo certo nascondere che il mercato del lavoro nel settore dello spettacolo e dell’arte sia complesso e che riuscire a vivere solo di questo sia una sfida quotidiana, che chiama in causa aspetti culturali e normativi. Da un lato, infatti, nell’immaginario comune il lavoro dell’artista fatica a essere considerato una professione completa e al pari delle altre. Dall’altro, da sempre chi lavora nel settore si scontra con la difficoltà di trovare l’abito adatto per inquadrare le propria attività professionale. Del resto, c’è una componente di precarietà e atipicità in queste professioni che è in parte ineliminabile, in quanto si tratta di attività spesso incostanti e discontinue.

Cos’è Doc Servizi, da quanto esiste e da quanto ha aperto a Ferrara?
Doc Servizi è una cooperativa di professionisti dello spettacolo. È nata a Verona nel 1990 e ora conta oltre 30 filiali in tutta Italia. Negli ultimi anni, Doc si sta aprendo anche a tutti i professionisti dell’arte, della creatività, della cultura.
Nella forma cooperativa, i professionisti di questi settori hanno trovato un’opportunità di gestire in regola la propria attività lavorativa. Uniscono energie e risorse in un’impresa di loro proprietà, in cui autogestiscono la propria professione in qualità di soci e lavoratori dipendenti.
Diciamo che in Doc si uniscono le libertà del freelance con le tutele del lavoratore dipendente: ognuno è responsabile di sé e del proprio lavoro, ma non è lasciato solo; ognuno è libero ma è protetto dall’isolamento cui tipicamente è costretto il libero professionista.

Perché Doc Servizi a Ferrara? Quali attività avete in programma prossimamente sul territorio?
Doc Servizi è arrivata a Ferrara nel 2016 grazie a un bando della Camera di commercio per l’insediamento di attività produttive e con il sostegno di Legacoop Estense.
Filiali Doc stanno aprendo in tutta Italia perché è un modello che funziona e riesce a intercettare i bisogni e dare risposte a molti professionisti del settore.
Ora sul territorio ci stiamo facendo conoscere, stiamo allacciando relazioni e incontrando professionisti che possano affiancarsi a Doc ed entrare nella nostra squadra.
Lo scorso giugno, per esempio, insieme al Conservatorio di Ferrara abbiamo organizzato un’iniziativa dal titolo ‘Ma di mestiere cosa fai?’ per parlare delle criticità della professione dell’artista e del modello di gestione delle cooperative di spettacolo. (leggi QUI l’articolo di Ferraraitalia)
Sul territorio siamo presenti quotidianamente, la nostra porta è aperta per chi vuole conoscere le opportunità che possiamo offrire.

La rete Doc

Quali servizi offre la cooperativa e per chi?
Il servizio è a 360° nell’affiancamento e supporto alla gestione professionale: dall’assunzione alla busta paga; dalla fatturazione al recupero crediti; dalla contrattualistica alla consulenza fiscale; dalla formazione alla gestione della sicurezza. Fino ad arrivare al macro-obiettivo, quello della rete: una cooperativa di 6.000 professionisti del settore in tutta Italia ha un potenziale enorme in termini di opportunità. E poi resta il grande vantaggio che unirsi in cooperativa consente ai singoli di raggiungere possibilità che da soli non potrebbero ottenere: dall’accesso a opportunità formative a costi agevolati fino all’azione di lobby e rappresentanza.
Ormai Doc si rivolge a quasi tutti i professionisti della cosiddetta industria culturale e creativa. Oltre a Doc Servizi, ci sono altre tre cooperative che replicano lo stesso modello di Doc e le sono legate da un contratto di rete: Doc Educational, la cooperativa sociale per gli insegnanti di discipline artistiche; Doc Creativity, per gli artigiani artistici e i creativi digitali, dai fotografi ai webdesigner; Hypernova, per i professionisti del web e dell’informatica.

Quanti finora si sono serviti di Doc Servizi? Ci sono anche artisti famosi?
Oggi abbiamo in tutta Italia circa 6.000 soci, dall’Alto Adige alla Sicilia. Tra questi sì, ci sono artisti noti a livello nazionale: da The Giornalisti a Cristina Donà, da Simone Cristicchi agli Afterhours, solo per citarne alcuni.
Questa è una caratteristica di Doc: spesso la nostra presenza è silenziosa, affianchiamo da vicino ma con discrezione molti artisti di fama nazionale.

Enrico Mantovani, socio ferrarese Doc

Ci puoi raccontare qualche storia di vostri soci ferraresi?
I soci a Ferrara sono ancora pochi, ma decisamente buoni! Abbiamo la fortuna di avere in squadra alcuni tecnici audio di grande livello, che hanno lavorato come fonici per artisti famosi a livello nazionale e per la Rai. Abbiamo le Foxy Ladies, il trio delle spumeggianti sorelle Baccaglini che si ispira alle sonorità della black music: tre voci strepitose e uno spirito davvero travolgente. È socio Doc Ferrara Alfio Antico, un musicista di una sensibilità straordinaria riconosciuto come percussionista a livello internazionale. Abbiamo poi Fabrizio Oggiano, fondatore della pagina facebook La Vita di un Montatore Video, che conta oltre 30.000 seguaci.
In ufficio non c’è tempo di annoiarsi!

Cosa significa che è la cooperativa il datore di lavoro?
Doc Servizi è una cooperativa di lavoro: i soci entrano in cooperativa per instaurare un rapporto di lavoro e gestire così la propria attività con le migliori tutele possibili. Doc assume i lavoratori prevalentemente con contratti di lavoro subordinato, applicando il Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori dello Spettacolo, sottoscritto nel 2014 anche grazie a un importante lavoro di squadra di Doc. In questo modo, ogni singolo socio lavora come dipendente della propria cooperativa, che diventa il datore di lavoro unico. Questo garantisce una gestione il più uniforme possibile dell’attività professionale e dei rapporti con tutti i molteplici clienti. E ogni lavoratore è protetto e supportato.

Sul sito di Doc si legge che i suoi punti di forza sono: offrire alle professioni della cultura, dello spettacolo e della creatività un modello di impresa cooperativa; sviluppare reti e piattaforme collaborative che consentono di esaltare l’apporto umano, fondamento dell’arte e della culture; sostenere la legalità per far sì che il lavoro di ciascuno sia riconosciuto nel suo valore.
Ci puoi dire qualcosa di più?
Doc si inserisce a pieno titolo nella rivoluzione portata nel mondo del lavoro dalla sharing economy, dalle nuove tecnologie, dalla rivoluzione 4.0, mantenendo ben chiaro l’obiettivo di tutelare il valore del lavoro e la dignità dei professionisti. Spesso dietro la sharing economy, come è noto, si possono nascondere forme di lavoro nero, sfruttamento del lavoro, impoverimento generale e abbassamento delle tutele. Dalla rivoluzione digitale non si scappa, non si può invertire la rotta, ma bisogna cercare di orientare il progresso tecnologico, la cui finalità non deve essere l’impoverimento dei lavoratori, ma l’esaltazione della professionalità. Quello che Doc vuole dire, è che la tecnologia deve essere sfruttata per creare piattaforme di condivisione, opportunità di fare network e di scambiare informazione, efficientare i processi produttivi e comunicativi. Tutto questo con la finalità di esaltare il ruolo e il valore del lavoro creativo, non per togliere diritti e dignità ai lavoratori. Se la tecnologia è un mezzo per pagare meno il lavoro e farci diventare tutti più poveri, abbiamo perso tutti.

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www.docservizi.it
ferrara.docservizi.net
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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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