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Da Regione Emilia Romagna

Al via il disegno di legge della Regione per valorizzare questo patrimonio e semplificare il sistema: meno burocrazia, nasce l’Osservatorio del Terzo settore. La Giunta approva il progetto che razionalizza sedi, strumenti e percorsi di confronto ed evita duplicazioni di competenze. Diminuiscono gli organismi di rappresentanza, superata la distinzione tra organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale. Gualmini: “Nasce un sistema di rappresentanza dei territori e di interlocuzione con la Regione più efficace e adeguato alle trasformazioni degli ultimi anni”

Bologna- 3.993 associazioni, oltre 3.000 organizzazioni di volontariato e 729 cooperative sociali. Questa la fotografia del Terzo Settore in Emilia-Romagna, tra le regioni in Italia con il maggior numero di istituzioni no profit, che sono quindi oltre 7.000. Un universo composito, formato da cooperative sociali, associazioni di volontariato, promozione sociale, protezione civile, sportive dilettantistiche o dei consumatori impegnate in attività di utilità sociale e solidaristica senza scopo di lucro.
Ed è proprio per valorizzare questo patrimonio che la Giunta regionale ha approvato un nuovo progetto di legge che anticipa alcuni aspetti contenuti nella riforma nazionale del settore, come la semplificazione delle forme di rappresentanza e la razionalizzazione delle sedi, degli strumenti e delle modalità di confronto, che porteranno a una più agevole interlocuzione tra Enti locali e associazioni di volontariato, no profit e di promozione sociale. Si tratta di un secondo tassello nella riforma del sistema, avviata nel 2014 con la legge regionale n. 8che riuniva in un unico registro regionale tutti i registri provinciali; con il provvedimento approvato dalla Giunta,vengono unificati gli Osservatori del volontariato e delle associazioni di promozione sociale, che faranno capo all’Osservatorio del Terzo Settore.

“Si tratta di un esempio concreto di semplificazione e razionalizzazione degli organismi di interlocuzione con la Regione. Un obiettivo che la Giunta, assieme ai soggetti coinvolti e al Forum del Terzo settore, persegue sin dall’inizio del mandato- sottolinea la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. Nasce l’Osservatorio del Terzo settore, in sintonia con quel sistema unitario e quella visione di insieme che la riforma nazionale fortemente caldeggia e, soprattutto, nasce un nuovo sistema di rappresentanza dei territori più adeguato alle trasformazioni degli ultimi anni e più efficace nel suo complesso. Ringrazio moltissimo- conclude la vicepresidente- tutti i soggetti del mondo del volontariato e delle associazioni di promozione sociale, nonché del Forum del Terzo settore, che assieme a noi sono costantemente interessati a cambiare e a migliorare i modi di relazionarsi con gli enti pubblici e di dare voce ai territori”.

Le principali novità

Il testo, che contiene le “Disposizioni per la ridefinizione, semplificazione e armonizzazione delle forme di partecipazione dei soggetti del terzo settore alla concertazione regionale e locale” interviene sull’attuale organizzazione del sistema del Terzo settore in Emilia-Romagna- regolamentato dalle leggi regionali attualmente in vigore (leggi regionali n.34/2002 e n. 12/2005)- abrogando, relativamente al volontariato e all’associazionismo sociale, i rispettivi Osservatori, Conferenze regionali e i Comitati paritetici provinciali del volontariato.

Le principali novità introdotte dal progetto di legge riguardano la riorganizzazione di tre Organismi: Osservatori, Conferenze regionali e Organismi di rappresentanza territoriale.

Vengono unificati l’Osservatorio regionale dell’associazionismo di promozione sociale e l’Osservatorio regionale del volontariato in un unico Osservatorio regionale del Terzo settore. Le funzioni rimangono sostanzialmente invariate e riguardano: la raccolta di dati, documenti e testimonianze; la promozione di attività di studio, ricerca e approfondimento a favore delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale iscritte nel registro regionale.

Le Conferenze regionali, che costituiscono uno strumento di confronto e riflessione periodica sulle politiche riguardanti la promozione dell’associazionismo e del volontariato, vengono ricondotte ad un unico organismo, l’Assemblea regionale del Terzo settore.

Con il nuovo provvedimento, infine, vengono abrogati i Comitati paritetici provinciali – composti da rappresentanti degli enti locali e delle organizzazioni di volontariato iscritte e non iscritte nel registro regionale – che sono sedi di confronto, proposta e verifica a livello locale. A seguito del superamento delle province si è reso necessario superare questi organismi a favore di altre forme di rappresentanza unitarie (quindi valide per tutto il Terzo settore) autonomamente costituite, che diventeranno l’interlocutore degli Enti locali sui temi della programmazione delle politiche di interesse del Terzo settore, in particolare in ambito sociale.

Con questa proposta di legge la Regione interviene definendo, nel pieno rispetto delle autonome prerogative dei soggetti del Terzo settore, criteri minimi a garanzia dei principi irrinunciabili di democraticità, responsabilità, rappresentatività, trasparenza e si impegna a promuoverne la costituzione sull’intero territorio regionale. La modifica è finalizzata a rafforzare gli organismi di rappresentanza, per favorire la massima partecipazione del Terzo settore nella programmazione.

Il Terzo settore in Emilia-Romagna
Questa la fotografia del Terzo settore in Emilia-Romagna fornita dall’Osservatorio regionale sull’Economia sociale.

Cooperative sociali: 729 cooperative iscritte all’albo, di cui 399 di tipo A (che si occupano della gestione dei servizi socio-sanitari e formativi), 142 di tipo B (dedicate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nei settori: industria, commercio, servizi e agricoltura), 138 di tipo misto (A+B). I principali settori di attività sono l’assistenza domiciliare e residenziale; 50mila occupati; 881 milioni di euro il valore medio annuo della produzione, 835 milioni di euro i ricavi, 852 milioni i costi. Quasi 1.800 i lavoratori svantaggiati inseriti nelle Coop B.

Associazioni di promozione sociale: 3.993 le associazioni di promozione sociale iscritte nei registri; 1,12 milioni le persone coinvolte; 248,9 milioni di euro le entrate. I principali settori di attività sono cultura, sport e attività ricreative.

Organizzazioni di volontariato: 3.077. 40mila i volontari saltuari, 940mila i cittadini volontari iscritti, 90mila i volontari soci attivi. I settori più rilevanti in cui operano sono sanità e assistenza. 250 milioni di euro la movimentazione finanziaria, 100 milioni la dotazione finanziaria, 2mila le persone retribuite. /Ti. Ga.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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