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La Regione sperimenta nuovi modi di abitare per garantire assistenza, dignità e autonomia agli ammalati gravi e anziani non autosufficienti, in alternativa al ricovero in strutture protette

Un nuovo modello di assistenza al quale l’Emilia-Romagna guarda con interesse. Gualmini: “Ragionare in termini di domiciliarità permanente, anche in caso di non autosufficienza”

Bologna- Continuare a vivere in casa propria, anche quando la malattia rende difficile continuare a farlo senza incontrare difficoltà a svolgere le attività quotidiane. E’ un tema molto presente in Emilia-Romagna, che coinvolge fasce sempre più estese della popolazione. In una regione dove la popolazione anziana – con più di 65 anni di età- ha superato il milione e gli ultra 75enni rappresentano oltre il 23% del totale dei residenti, l’esigenza di realizzare soluzioni abitative in grado di garantire autonomia, coesione sociale e buona qualità della vita diventa sempre più impellente.

Si è parlato di questo oggi in viale Aldo Moro, a Bologna, nel convegno “Prima della non autosufficienza: nuove forme di abitare sociale e domiciliarità”. A illustrare le azioni avviate dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito delle proprie politiche abitative, urbanistiche, sociali e sanitarie, la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini.

“La sfida della non autosufficienza sta diventando sempre più centrale in ogni agenda pubblica per due grandi motivi: quello più noto dell’invecchiamento demografico esponenziale e quello, meno conosciuto, dello sgretolamento delle reti familiari preposte alla cura degli anziani- ha sottolineato la vicepresidente con delega al welfare e alle politiche abitative, Elisabetta Gualmini-. Serve un cambio di paradigma- prosegue. Bisogna cominciare a ragionare in termini di domiciliarità permanente anche in caso di non autosufficienza per allontanare sempre di più la sanitarizzazione spinta. Occorre- conclude la vicepresidente- promuovere le condizioni per lanciare un piano regionale delle fragilità per i prossimi anni’.

L’impegno della Regione: nel 2016 oltre 15 mila gli anziani assistiti a domicilio e quasi 9 mila hanno ricevuto un sussidio economico (assegno di cura)

Sono molti gli interventi realizzati dalla Regione per costruire un welfare dedicato agli anziani e alle persone non autosufficienti, un welfare tra i più apprezzati in Italia e in Europa. La cornice degli interventi sociali e sanitari per questa fascia di popolazione è data dal Piano sociale e sanitario regionale 2017-2019 e dal Piano di azione per la comunità regionale (PAR), entrambi finanziati perlopiù attraverso il Fondo regionale per la non autosufficienza (FRNA),orientati al mantenimento dei malati e degli anziani non autosufficienti nelle loro case evitando, laddove possibile, il ricovero nelle strutture.

Nel 2017 la Regione Emilia-Romagna ha continuato a garantire risorse adeguate e necessarie a sostenere il sistema, non solo mettendo a disposizione lo stesso finanziamento del 2016, ma anche offrendo ai territori una prospettiva di sviluppo con l’incremento rispetto al 2016 di 4 milioni di euro delle risorse provenienti dal Fondo sanitario regionale. Sommando le risorse assegnate del FRNA e dei Fondi nazionali, che per il 2017 comprendono anche risorse per interventi e servizi provenienti dalla legge del “Dopo di noi” (legge 112/2016), oltre 6 milioni di euro, nonché i risparmi degli anni precedenti (26,700 milioni dal FRNA e 4,5milioni dai fondi nazionali) i finanziamenti complessivi superano i 500 milioni di euro.

Dalle “politiche per la casa” alle “politiche per l’abitare”

Garantire ai cittadini più bisognosi di assistenza l’accesso e la permanenza in alloggi dignitosi, coniugare bisogno di assistenza e disagio della solitudine delle persone gravemente malate e degli anziani non autosufficienti sono tra i principali obiettivi delle politiche abitative intraprese in questi ultimi dalla Regione Emilia-Romagna. In tal senso, per consentire alle persone più vulnerabili di vivere in un contesto “sostenibile”, sotto il profilo ambientale e sociale, la Regione Emilia Romagna ha istituto nel 2013, con una legge regionale, il Fondo per l’eliminazione e il superamento delle Barriere architettoniche.

Grazie a questa misura nel 2017 sono stati stanziati 2 milioni di euro per eliminare gli ostacoli e adattare l’ambiente domestico- appartamenti e spazi comuni di edifici privati- alle esigenze delle persone con disabilità. Saranno 633 in tutta l’Emilia-Romagna le famiglie che, sulla base di uno specifico bando approvato dalla Giunta, hanno ricevuto i contributi a fondo perduto: 491 richieste riguardano persone totalmente invalide, 142 quelle con una invalidità parziale. Inoltre, la Regione è impegnata a sperimentare nuovi modi di abitare con soluzioni innovative come l’housing sociale, che ha la finalità di sostenere iniziative abitative a canoni moderati socialmente orientate e indirizzate principalmente a giovani coppie, studenti, anziani, famiglie monoreddito, immigrati e altri soggetti in condizione di svantaggio sociale ed economico. E ancora, grazie al Fondo sul “Dopo di Noi” si stanno realizzando progetti sperimentali di residenze in cohousing su misura per malati gravi e anziani non autosufficienti rimasti privi di supporto familiare.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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