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da: Valter Zago, Comacchio

Non posso che dichiararmi lusingato -sul piano squisitamente politico, s’intende- per l’attenzione prestata dal Sindaco Marco Fabbri all’ultima presa di posizione del Circolo del Delta di Sinistra Ecologia Libertà, in cui mi onoro di militare. Comunque sia, ciò non mi esime dal replicare all’accusa di incoerenza rivoltami. Da Presidente del Parco del Delta ho in passato aspramente polemizzato con Provincia e Comune quando essi si dimostrarono favorevoli alla costruzione del ‘Villaggio Elisea’ nel perimetro della ‘Stazione Centro-Storico di Comacchio’. Grazie a quella opposizione, alla fine, si convenne di optare per una soluzione di fortemente minore impatto ambientale, sostituendolo con un campeggio. Tende al posto di case. Non solo. A seguire mi sono reso, mio malgrado, protagonista di una vivace e sempre pubblica azione di contrasto ai reiterati tentativi del Comune di Comacchio di trasformare gli attuali campeggi in villettopoli e centri commerciali. Ora, basta andare in rete sul sito ufficiale del Comune di Comacchio per leggere alla voce ‘contratto di sviluppo’ che a proposito di ‘Elisea’ si ripropone, dopo un evidente e disinvolto giro di valzer, un villaggio! Perchè allora, caro Fabbri, oggi, dovrei cambiare idea proprio io? E’ forse mutata la natura del territorio? Credo in tutta sincerità che Lei, al momento, sia molto confuso. E ciò non è un bene per la Città. Nella sua nota di replica cita un aumento della ricettività turistica, grazie al ‘contratto di sviluppo’, pari a circa 20.000 posti letto. Eppure Lei dovrebbe sapere per primo che tale numero è ben minore. E questo suo errore è a dir poco inquietante. Lascio perdere gli incrementi occupazionali attesi molto simili a quelli sbandierati, pure allora, in pompa magna a Comacchio, ai tempi di Sivalco e Marinalco. Per finire, dando la mia disponibilità a qualsiasi confronto pubblico in materia di sviluppo locale, tengo a precisare che altri e non Sinistra Ecologia Libertà, a proposito del ‘teatrino dell’assurdo’, hanno fatto riferimento a ‘diavoli’ e ‘acquasantiere’. Vorrei invitarla quindi a ‘farsi benedire’. Ma apprendo dalla stampa, per voce del suo Movimento Pentastellato, che il Ministro Zanonato in persona mi ha battuto sul tempo. Bravo!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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