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3 Giugno 2016

Zander

Tempo di lettura: 3 minuti


Concedendoci una fuga da tutte le brutture del mondo, celebriamo oggi il cumple di un personaggio a cui ho sempre dato una grande importanza.
Nasceva infatti oggi, nel 1947, Dave Alexander.
Bassista degli Stooges, “Stooge dimenticato”, ubriacone e forse membro più “sfigato” del “Club 27”.
Io gli ho sempre voluto molto bene perché suonava il basso in un modo primitivo ma finissimo.
Gli ho sempre voluto molto bene anche perché, purtroppo, fu il primo martire dei Santi di Ann Arbor.
Quando si parla degli Stooges si parla, ovviamente, sempre di Iggy e – al massimo – della grandiosa chitarra di Ron Asheton.
Non capita mai di sentire qualcuno che ha delle buone parole per quel basso.
Vero, a volte ci si ricorda che fu quest’uomo a tirare fuori pezzi come “We Will Fall”, “Little Doll”, “Dirt” e “1970”.
Ma per come la vedo io è ancora troppo poco.

Brano: Dirt dei The Stooges
Brano: Dirt dei The Stooges

Forse ho qualche patologia alle orecchie ma per come la vedo io – e come ho detto varie volte ricevendo delle gran pernacchie – tutte le parti di basso registrate da Dave “Zander” Alexander sono fra le vette della creatività umana.
O almeno, io, semplicemente, da bassista plettraro convinto, non ho mai sentito delle cose così semplici, sottili, grosse, primitive.
C’è poco da fare: il basso di Dave Alexander rimane irreplicabile e in grado di ispirare ancora oggi, anche se sono passati quasi 50 anni.
Nemmeno il suo sostituto, un bassista universalmente “bravissimo” come Mike Watt, è riuscito ad arrivare al brutale, sobrissimo minimalismo di Zander.
Ennesima dimostrazione, come se ce ne fosse ancora bisogno, che la “bravura” è un concetto bisognoso di una seria ridiscussione.
Quindi via col pezzo a tema e tanti auguri alla vecchia spugna.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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