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da: coordinamento nazionale diritti umani 

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la Giornata Internazionale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo, celebrata ogni 10 novembre e istituita nel 2001 dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) con l’emanazione della risoluzione 31C/20 da parte della Conferenza Generale della medesima organizzazione.

La scienza è tra le branche del sapere che oggi più che mai possono determinare una svolta positiva per le sorti dell’umanità; i progressi in settori quali la medicina, la tecnologia, la farmacologia hanno permesso all’uomo di migliorare enormemente la propria qualità di vita. Adesso il genere umano si confronta con una pandemia inarrestabile e fortemente perniciosa; nei laboratori di tutto il mondo molti scienziati hanno incominciato una lotta contro il tempo per trovare il vaccino risolutore. L’emergenza del momento sta facendo riflettere tutti i capi di Stato sull’importanza degli investimenti nella ricerca scientifica; la corsa agli armamenti, alle armi di distruzione di massa più potenti, dovrebbe arrestarsi in funzione di obiettivi molto più costruttivi ai fini della salute collettiva.

I giovani dovrebbero essere educati fin dalla più tenera età a considerare la scienza come una possibilità non solo di sperimentazione e creazione di prospettive / soluzioni differenti, ma come la trincea per gli esseri umani nella guerra contro epidemie, nuove e vecchie malattie e altre forme di afflizioni per la nostra specie. La scienza dovrebbe essere impiegata solo per il bene dell’intero pianeta.

“Alfred Nobel inventò l’esplosivo più potente mai conosciuto fino ai suoi tempi. Per farne ammenda e sollevarsene la coscienza come uomo istituì i premi per la promozione e la realizzazione della pace. Oggi, i fisici che hanno contribuito a forgiare la più formidabile e pericolosa arma di tutti i tempi sono tormen4

tati da un identico senso di responsabilità, per non dire di colpa. Dobbiamo continuare ad ammonire i governi e a renderli consapevoli dell’indicibile disastro che provocheranno con certezza se non sapranno modificare in tempo il proprio atteggiamento reciproco e verso il compito di dare forma al futuro.” (Einstein, “La guerra è vinta, ma la pace no.”)

Russell in una sua intervista ammoniva quanto i rapporti di solidarietà, compassione ed empatia dovessero amplificarsi per consentire la prosecuzione della vita in un pianeta che diventava sempre più affollato ed interconnesso.

“L’amore è saggio, l’odio è folle. In questo mondo che diventa sempre più interconnesso, dobbiamo imparare a tollerarci, dobbiamo imparare ad accettare il fatto che qualcuno dica cose che non ci piacciono. Solo così possiamo vivere insieme. Se vogliamo vivere insieme e non morire insieme, dobbiamo imparare una qualche forma di carità e tolleranza, che sono assolutamente vitali per la prosecuzione della vita umana su questo Pianeta” (Bertrand Russell, Intervista BBC, 1959)

Einstein e Russell furono promotori del Manifesto per la pace e in funzione del disarmo nucleare del 1955; nonostante interessi economici enormi gravitino intorno al continuo alimentarsi delle guerre, in un momento così cruciale per la sopravvivenza di tante persone che sono esposte a causa del disagio economico ai rischi non solo della pandemia ma anche della povertà, gli sforzi di tutte le nazioni si dovrebbero concentrare su un unico scopo: fronteggiare il Coronavirus e i rischi connessi al depauperamento di molti ceti sociali.

‘’Nessun uomo di stato che occupasse posizioni di responsabilità ha osato intraprendere l’unica rotta promettente (ai fini di una pace stabile), che è quella della sicurezza sovranazionale, poiché ciò avrebbe sicuramente significato la sua fine politica. Infatti le passioni politiche, che sono accese ovunque, esigono le loro vittime.” (Einstein)

Il CNDDU invita i docenti di ogni ordine e grado a sviluppare un debate per Educazione civica incentrato sul valore della scienza come disciplina di pace apportatrice di progresso e prosperità; gli studenti per la preparazione potranno attingere al Manifesto Russell – Einstein e a stralci di documenti / interviste rilasciate dagli stessi nonché dagli attuali difender attivi nel mondo. “Coloriamo di pace la Terra” è il titolo dell’iniziativa che può estrinsecarsi attraverso i contributi grafici / digitali degli allievi. Il progetto ha lo scopo di sviluppare e dar vita ad una Marcia per la pace digitale di cui ogni studente diventi protagonista e al tempo stesso attivista. L’hashtag è #ColoriamodiPacelaTerra.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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