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Da: Ufficio Stampa Camera di Commercio Ferrara

Govoni: “Investire sui giovani, scommettere su di loro, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità: che questa sia la strada giusta ho potuto verificarlo in tante occasioni”. 98 le imprese giovanili (ancora sul mercato) finanziate dall’Ente di Largo Castello negli ultimi 3 anni. Meritocrazia, stipendi migliori, meno tasse e meno burocrazia: questa la ricetta che convincerebbe i giovani ferraresi a non lasciare l’Italia.

Ai giovani ferraresi piace ancora fare impresa anche se crescono le difficoltà. Ma quando riescono a superare la fase di avvio, le ragazze e i ragazzi “under 35” sono più resistenti rispetto agli altri imprenditori (le buone pratiche delle alleanze e le aperture di capitale, infatti, ne favoriscono spesso la resilienza). Ma un’impresa giovanile su 3 chiude i battenti nei primi 5 anni di vita e di queste quasi la metà non supera il biennio. Il risultato è che in otto anni (2011-2018) la percentuale delle iniziative imprenditoriali guidate da giovani ha registrato un -16,4% attestandosi sulle 2.408 unità (il 7,6% del totale delle imprese della provincia, a fronte del 7,5% dell’Emilia-Romagna e del 9,7% dell’Italia). E’ questa la fotografia scattata dall’indagine dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio sulle imprese giovanili ferraresi tra il 2011 e il 2018.

“Investire sui giovani, scommettere su di loro, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità: che questa sia la strada giusta ho potuto verificarlo in tante occasioni”. Così il presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni, che ha aggiunto: “Ho visto in questi anni la motivazione di giovani, tra i quali molte donne, impegnati nelle scuole sul tema della legalità, l’orgoglio dei giovani specializzati che sono il punto di forza di tante nostre aziende ad alta tecnologia, la passione e l’impegno che si esprimono nei giovani impegnati nel volontariato. E penso all’entusiasmo ed alla qualità delle ragazze e dei ragazzi ai quali ogni anno, nel mese di marzo, la Camera di commercio conferisce i riconoscimenti “Francesco Viviani”. Certo, sono queste le energie giovanili che hanno potuto prendere le strade migliori, e tante sono purtroppo quelle che ancora si dibattono in una ricerca vana. Ma ho fiducia – ha concluso il presidente della Camera di commercio – nell’insieme delle nuove generazioni. A loro, la società e chi ha responsabilità pubbliche debbono dare delle occasioni, e in primo luogo debbono garantire l’opportunità decisiva di formarsi grazie a un sistema di istruzione più moderno ed efficiente, capace di far emergere i talenti e di premiare il merito”.

Le imprese giovanili (98 quelle finanziate dalla Camera di commercio negli ultimi 3 anni ed ancora sul mercato) sono all’avanguardia nella scelta della forma giuridica da adottare. Aumentano, infatti, le società di capitali e, guardando le nuove iscrizioni, emerge una mappa dei settori produttivi sui cui i giovani stanno ora maggiormente scommettendo. Tra i primi posti ci sono il settore delle telecomunicazioni, le attività nei servizi finanziari e nei servizi alla persona. A fortissima vocazione giovanile anche le attività legate alla pubblicità ed alle ricerche di mercato. Ma è nell’approccio al web che dimostrano un orientamento innovativo più spiccato: sono presenti in misura maggiore su tutti i social network e, rispetto ai colleghi imprenditori più anziani, hanno una maggiore inclinazione a fornire servizi on line, in particolar modo preventivi.

Meritocrazia, stipendi migliori, meno tasse e meno burocrazia: questa, infine, è la ricetta che convincerebbe i giovani ferraresi intervistati dalla Camera di commercio a non lasciare l’Italia. Ma il desiderio di un lavoro stabile non è in cima alla lista dei motivi di fuga dove svettano, invece, la meritocrazia (quasi l’80%) e la possibilità di fare bene il proprio lavoro (poco meno del 70%). Gli stipendi più alti, a sorpresa, sono solo al terzo posto (60%).

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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