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Da: Consorzio “Wunderkammer”.

A Wunderkammer arriva Esperienze bestiali, curioso percorso laboratoriale ideato e organizzato dall’Associazione culturale Fiumana in collaborazione con per la stagione invernale in via Darsena 57 a Ferrara. Un percorso che unisce in modo sperimentale la coniugazione di due approcci, dedicati sia al corpo che la mente. Esperienze bestiali è in programma domenica 2 febbraio 2020 dalle 10 alle 17.30. Un secondo appuntamento è poi in programma domenica 8 marzo 2020, sempre dalle 10 alle 17.30. Un incontro 30 euro, due incontri 50 euro (più tessera fiumana 10 euro). Posti limitati, iscrizioni a info@fiumana.org (Georg 3282161442, Lisei 3409592520).

Esperienze bestiali è un viaggio esperienziale che integra gli elementi del gioco teatrale con il metodo Feldenkrais. Il metodo Feldenkrais propone la sperimentazione di sequenze motorie specifiche per stimolare l’integrazione tra movimento, consapevolezza, percezione e immaginazione. Si tratta in ogni caso di movimenti facili, inusuali e piacevoli. L’obiettivo è quello di migliorare la sensibilità, espandere il repertorio di movimento, ridurre il dispendio di energie, aumentare l’efficacia delle nostre azioni.

Al lavoro sul movimento si aggiunge un breve percorso di laboratorio teatrale in cui, attraverso una serie di esercizi e improvvisazioni, divertenti e accessibili a tutti, si vivono momenti di gioco per scoprire alcune curiosità del fatto teatrale: come stupirsi, ascoltarsi, lasciarsi andare, vedersi fare, far vedere, interagire, comunicare “malgrado se stessi”.

Affiancando i due percorsi, Esperienze bestiali mette insieme due approcci apparentemente diversi ma coniugate in una dinamica comune tra gioco, fisicità e consapevolezza. Il viaggio ci porta nell’immaginario del mondo animale e dei suoi abitanti, a noi uomini lontani ma anche troppo vicini. Prendiamo in prestito “esemplari osservati liberamente in natura” e li seguiamo per capacità mimetica, respiro, voce, corpo, emozione, noi come le bestie e le bestioline, nell’evoluzione della specie.

LISEI HAARDT SPAETH

Insegnante Feldenkrais, laureata in filosofia presso l’Università di Perugia, specializzandosi in teorie della percezione. Lavora a Ferrara presso il proprio studio dal 2001. Ha tenuto seminari del Metodo Feldenkrais® alla Libera Università di Alcatraz di Jacopo Fo e ha collaborato con stages alla Fabrik, officina del nuovo teatro di Potsdam (Germania). Nella sua vita ha avuto molte occasioni e vissuto svariate esperienze. Da quando è piccola è interessata all’arte e alla percezione. Dipinge da quando ha potuto tenere in mano un pennello. Ha partecipato negli anni 79-82 al Circo dei Bambini Popowitsch condotto da un gruppo di pedagoghi e teatranti. Ha frequentato un corso di Jui Jitsu tra l’86 e l’88 e tra l’87 e l’88 un corso di Yoga condotto da un insegnante indiano. Ha continuato a fare Yoga fino al 97, poi ha scoperto il Metodo Feldenkrais. Nel 91 ha seguito le Cirque Bidon e nell’estate 94 ha girato il Belgio e la Francia con un gruppo di teatranti e musicisti. Dal 2002 al 2009 ha suonato la fisarmonica nel duo Shurk in diversi festival italiani, nei locali e per strada. Inoltre ha pubblicato articoli di filosofia estetica fenomenologica su Paul Klee, Walter Benjamin, Rainer Maria Rilke e sul poeta giapponese Basho.

GEORG SOBBE

Nato poco prima del muro di Berlino, cresciuto in famiglia proletaria numerosa nel boom economico tedesco, infanzia con tanta neve, arrivato troppo piccolo al Sessantotto, e appena in tempo per la nascita del punk, poi romantico, studioso delle lettere, viaggiatore in autostop e bicicletta, di ritorno partecipazione entusiasta al movimento dei geniali dilettanti, musicista, pittore e performer del “Komitee Präsens”, da sempre occupante di case altrui, poi emigrato in Italia con quattro valigie che sono diventate otto nel frattempo, lì, insegnante e traduttore, operaio generico ma teatrante (di strada) per convinzione, con frequenti passaggi fra l’Avanguardia e il Nazional Popolare, poi accompagnatore turistico radicatosi contro ogni aspettativa in pianura padana, infine restauratore di vaporetto veneziano e carriera come marinaio e capitano, di acqua dolce e salmastra, saltuario interprete a bordo della Nena e contrabbandiere delle storie, pirata del Po.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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