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Da: Ufficio Stampa di Centro Documentazione Donna

Secondo degli incontri che il CDD dedica alle “Donne del giorno a Ferrara” in coincidenza con la pubblicazione, da parte delle Edizioni Tufani, del calendario da tavolo “Donne del giorno 2020”, in cui per ogni giorno dell’anno vengono elencate donne di ogni parte del mondo e di ogni epoca, nate in quel giorno, che hanno svolto un ruolo importante nel campo della cultura e della promozione di una politica di pace e di progresso.
Le socie del CDD hanno scelto di invitare alcune donne che vivono a Ferrara, presenti nel calendario, a parlarci della loro attività. Dopo l’incontro con Roberta Ziosi, ex presidente della Fondazione Teatro Comunale, che si è tenuto il 2 dicembre 2019, incontreremo donne che lavorano o hanno lavorato nelle istituzioni o nelle associazioni di volontariato. Ne sono previsti circa uno al mese da gennaio a maggio, per poi riprendere da ottobre in poi.
Il CDD vorrebbe che gli incontri, da proseguire anche negli anni seguenti, diventassero una consuetudine di collaborazione tra persone e gruppi che perseguono le stesse finalità di civile convivenza tra chi vive nella nostra città.

Gaia Ludergnani si iscrive a buon diritto in questo nostro progetto perché, con la sua intelligente gestione di una delle poche attività commerciali ancora attive nel quartiere Giardino, dimostra come la tenacia e l’impegno politico possono opporsi alla campagna diffamatoria su un quartiere che, solo perché svuotato di negozi e luoghi di aggregazione, può dare una falsa impressione di degrado.

Venerdì 24 gennaio ore 17: Loredana Magazzeni per Poeta & poeta parla di Patrizia Vicinelli
Al Centro Documentazione Donna riprendono gli incontri Poeta&poeta che nel 2009 e 2010 avevano visto la partecipazione di Monica Pavani che aveva parlato di Anne Michaels, Nicoletta Buonapace di Maria Mercè Marçal, Ida Travi di Antonia Pozzi, Gabriella Musetti di Marina Cvetaeva, Giusi Quarenghi di Saffo, Loredana Magazzeni di Mariella Bettarini, Anna Maria Farabbi di Adrienne Rich.
Il nuovo ciclo si aprirà con Loredana Magazzeni che presenterà l’opera della poeta bolognese Patrizia Vicinelli.

Loredana Magazzeni vive a Bologna e si occupa di gender studies, poesia e traduzione. Ha pubblicato quattro raccolte di poesia (La miracolosa ferita, 2001; Canto alle madri e altri canti, 2005, Premio Buiese; Fragilità del bene, 2012; Volevo essere Jeanne Hébuterne, 2012) curato Dentro la scrittura, interviste a dieci poetesse italiane e le antologie Gatti come angeli. L’eros nella poesia femminile di lingua inglese (2006, con Andrea Sirotti); Corporea. Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (2009 con F. Mormile, B. Porster, A. M. Robustelli); Cuore di preda. Poesie contro la violenza alle donne, 2012; Sally Read, Punto di rottura (2013, con A. Sirotti); La tesa fune rossa dell’amore – madri e figlie nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese, 2015. È nella redazione della rivista letteraria «Le Voci della Luna» (Sasso Marconi, Bo) e «Poesia condivisa in Poesia 2.0». Fa parte del Gruppo ‘98 di Poesia. È ricercatrice in Scienze pedagogiche presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna.

Patrizia Vicinelli (Bologna, 23 agosto 1943-Bologna, 9 gennaio 1991) è stata una poeta e attrice italiana.
Entrò, giovanissima, a far parte del Gruppo 63 durante il convegno a La Spezia del 1966 a seguito di una performance. Si dimostò una figura carismatica, attiva, aperta alla sperimentazione. Eseguiva performance di poesia orale e scriveva per numerose riviste letterarie come Alfabeta, Marcatré, Ex e Quindici. Collaborava e si confrontava con altri appartenenti alle neoavanguardie.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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