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Da: Ufficio Stampa
BONDENO (FERRARA), 25-04-2019.
Una prima celebrazione in piazza Garibaldi, al mattino, ed una nel primo pomeriggio nel fondo Sant’Andrea, a Ponte Rodoni, per ricordare la scomparsa di due soldati del regio esercito – Gino Mangia e Giuseppe Tiracorrendo – che qui persero la vita durante la celebre operazione Herring. Servita, quest’ultima, per dare un’ultima spallata alle forze dell’Asse ed agevolare la caduta dei nazi-fascisti, nell’ultima fase della Seconda Guerra mondiale. Il cerimoniale del 25 aprile, a Bondeno, si è svolto così. Con la S. Messa svoltasi nel capoluogo, ed anche a Gavello, davanti al monumeto denominato “Le Resistenze”. Con i due cortei seguiti dalla Filarmonica “G. Verdi” di Scortichino, per la deposizione delle corone di alloro ai monumenti ai Caduti, ed infine i discorsi delle autorità. In piazza Garibaldi, il sindaco Fabio Bergamini ha ricordato «il valore di chi sacrificò sé stesso per la libertà». Davanti ad una piazza attenta ed al delegato dell’Anpi, la professoressa Antonella Guarnieri. Ricorda atti eroici, come quelli dei partigiani “di pianura”, delle donne del 18 febbraio 1945, e dei militari caduti durante l’operazione Herring. Tra di loro, «il caporale Gino Mangia e Giuseppe Tiracorrendo, ma anche – si apprende – Salvatore Taglierini, che vide tranciata una fune del proprio paracadute da una raffica di fuoco e si schiantò al suolo. Il caporale Gino Mangia e Giuseppe Tiracorrendo, appartenenti alla pattuglia e squadrone F, non ebbero migliore fortuna e caddero proprio nel Fondo Sant’Andrea». Qui, si sono spostate le manifestazioni pomeridiane del 25 aprile, alla presenza – tra gli altri – dei rappresentanti dell’Associazione nazionale Paracadutisti d’Italia della sezione di Ferrara. La storica Guarnieri ha ricordato le responsabilità di un regime fascista responsabile di violazione dei diritti, violenze, campi di concentramento (diffusi in tutta Europa), ma prende spunto dal bassorilievo in cui viene citato Giacomo Matteotti per ricordare come «l’antifascismo rimase vivo per tutto il Ventennio». Ricorda l’eroico gesto delle donne del 18 febbraio ’45, che assaltarono il municipio per distruggere i registri di leva, e avverte dell’importanza di continuare ad «approfondire la storia», rifuggendo quelle semplificazioni mediatiche «che hanno fatto passare il Fascismo come uno dei tanti momenti della storia».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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