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da: Ufficio Stampa Crossroads

Concerto di domenica 29 maggio

Correggio (RE), Teatro Asioli, ore 21:00
“Correggio Jazz”
ENZO FAVATA & ENRICO ZANISI DUO
Enzo Favata – sax tenore, sax soprano, clarinetto basso, live electronics;
Enrico Zanisi – pianoforte, Fender Rhodes, live electronics
MATTEO BORTONE “TRAVELERS”
Antonin-Tri Hoang – sax alto, clarinetti, Roland synth SH 101; Francesco Diodati – chitarre;
Matteo Bortone – contrabbasso; Ariel Tessier – batteria

Una lunga notte con il new jazz italiano al Teatro Asioli di Correggio, per uno degli ultimi appuntamenti del festival Crossroads, organizzato da Jazz Network e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna. Domenica 29 maggio (con inizio alle ore 21) si esibiranno due formazioni: in apertura di serata un incontro tra generazioni, con il duo che affianca la giovane promessa del piano jazz italiano Enrico Zanisi a un sassofonista dalla lunga esperienza come Enzo Favata. Sono ancora gli incroci, questa volta geografici, a caratterizzare il gruppo “Travelers” guidato dal contrabbassista Matteo Bortone, con Francesco Diodati alle chitarre e i francesi Antonin-Tri Hoang (sax alto, clarinetti, sintetizzatore) e Ariel Tessier (batteria).
Il concerto è realizzato in collaborazione con il Comune di Correggio nell’ambito di Correggio Jazz. Biglietti: prezzo unico euro 7.

Il duo col pianista Enrico Zanisi è una versione concentrata del quartetto “Inner Roads” (dove compaiono anche Danilo Gallo e U.T. Gandhi) guidato da Enzo Favata. Marchio di fabbrica della musica del sassofonista sardo, classe 1956, è l’intersezione di elementi popolari e d’avanguardia. Favata ha portato questo personale connubio di arcaico e moderno all’interno delle sue varie collaborazioni: con Dino Saluzzi, Miroslav Vitous, David Liebman, Enrico Rava, Art Ensemble of Chicago, Django Bates, Lester Bowie, Flavio Boltro, Tenores di Bitti… Viene invece da una formazione ancora ampiamente legata ai canoni ‘forti’ del jazz il giovane pianista romano Enrico Zanisi (1990). Si è fatto ascoltare al fianco di Giovanni Tommaso, Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Francesco Cafiso, Andy Sheppard, mentre la sua attività da leader, particolarmente in trio, gli è già valsa numerosi riconoscimenti, compreso il Top Jazz 2012 come “miglior nuovo talento” del jazz italiano.

Matteo Bortone (nato a Otranto nel 1982), fresco vincitore del Top Jazz 2015 come miglior nuovo talento del jazz italiano, si è formato musicalmente a Parigi, dove ha vissuto per otto anni. Il suo rientro in Italia, nel 2013, ha coinciso col suo esordio discografico (Travelers), al quale nel 2015 ha fatto seguito Time Images (Auand Records). All’opera in questi dischi è il quartetto franco-italiano “Travelers”, con la sua musica elettro-acustica dalle atmosfere rarefatte, segnata dagli affondi improvvisativi da rock sperimentale e da sonorità che privilegiano l’impasto di gruppo all’emergere dei singoli solisti. Nel curriculum di Bortone, oltre a questa sua esperienza da leader, figurano collaborazioni con Matt Renzi, Giovanni Guidi, Ada Montellanico, Greg Burk. È inoltre membro del trio di Alessandro Lanzoni e del nuovo quartetto di Roberto Gatto.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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