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Sarà celebrato martedì 19 dicembre alle ore 11 presso l’Aula Magna di Palazzo Trotti Mosti, sede del Dipartimento di Giurisprudenza di Ateneo, (c.so Ercole I D’Este, 37), il 627° Anno Accademico dell’Università di Ferrara, fondata il 4 marzo 1391 dal marchese Alberto V d’Este, su concessione di Papa Bonifacio IX, con la Bolla papale istitutiva “In Supreme Dignitatis”.
Si tratta non solo della cerimonia accademica più importante dell’anno, ma anche del momento in cui tutta la comunità universitaria, studenti e studentesse, docenti e personale tecnico amministrativo si ritrova unita, richiamando il significato stesso della parola “Universitas” e si presenta alla città e al territorio.
Molta attesa anche quest’anno per la relazione del “Magnifico” che spazierà dagli aspetti finanziari all’edilizia, dalla didattica alla ricerca, al recente accreditamento delle scuole di specializzazione mediche e alle politiche per le risorse umane.
Il programma della cerimonia prevede, dopo la sfilata solenne e istituzionale del Corteo del Corpo Accademico di Unife, composto dai Direttori di Dipartimento, dai Delegati del Rettore e dai Rettori ospiti, la relazione del “Magnifico” Giorgio Zauli, la dichiarazione ufficiale di apertura del nuovo anno e gli interventi del Presidente del Consiglio degli Studenti, Alessandro Balboni e del Presidente del Consiglio del Personale tecnico-amministrativo, Ingrid Colombari .
Prolusore quest’anno sarà il Prof. Luigi Pepe, già decano dell’Ateneo, che intratterrà il pubblico sul tema ” “Lo Studio di Ferrara nell’età della Riforma”
Nel corso della cerimonia si terrà inoltre la consegna del titolo di Professore Emerito a Luigi Beccaluva, un importante riconoscimento conferito dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che premia l’intera carriera accademica di Beccaluva, contraddistinta da un lungo impegno didattico, scientifico, istituzionale. La cerimonia sarà visibile in streaming collegandosi alla home page del sito unife.
Come da tradizione, il Coro dell’Università di Ferrara, diretto dal Maestro Francesco Pinamonti, aprirà ufficialmente l’anno con l’Inno d’Italia e il “Gaudemaus igitur”. Non mancherà inoltre l’appuntamento con i Goliardi dell’A.F.U. Associazione Ferrarese Universitaria de li 4S, che vedrà il Duca consegnare il consueto ‘dono’ al Magnifico Rettore.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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