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da Ufficio Stampa Slow Fish

invertiamo la rotta: gli oceani non sono un ecosistema infinito, vanno gestiti in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale

Invito alla conferenza internazionale Il futuro degli oceani

Martedì 8 giugno alle 11

Gratuita previa registrazione, necessaria per assistere al webinar usufruendo del servizio di interpretariato

Slow Fish celebra la Giornata mondiale degli oceani e il Decennio del mare delle Nazioni Unite con la prima delle conferenze internazionali in programma in questa edizione 2021: s’intitola Il futuro degli oceani, è in programma martedì 8 giugno alle 11 e vedrà quattro membri dell’advisory board di Slow Fish confrontarsi sulle principali tendenze che riguardano la biodiversità sommersa e le questioni chiave per invertirle.

Secondo l’ultimo rapporto della FAO sullo “Stato della Pesca e dell’Acquacoltura Mondiale”, nel 2030 la produzione ittica totale è destinata ad arrivare a 204 milioni di tonnellate con un incremento del 15% rispetto al 2018. Il consumo globale di pesce per scopi alimentari è aumentato con un tasso medio annuo del 3,1% dal 1961 al 2017, una percentuale quasi doppia rispetto a quella della crescita della popolazione mondiale (1,6%) per lo stesso periodo, e superiore a quello del consumo di tutti gli altri alimenti proteici di origine animale (carne, latticini, latte, ecc.), che è aumentato del 2,1%. Sempre a livello globale i mari in cui si pesca di più sono Mediterraneo e Mar Nero, con il 62,5% di stock sovrasfruttati, il Pacifico sudorientale con il 54,5% e l’Atlantico sudoccidentale con il 53,3%.

Slow Food vuole porre l’accento su questi processi che stanno portando velocemente a un impoverimento dei nostri mari. La perdita di biodiversità non è solo un problema ambientale. A livello globale, infatti, più di una persona su dieci dipende dalla pesca per guadagnarsi da vivere e nutrire le proprie famiglie. Le persone impiegate nel settore primario della pesca e dell’acquacoltura sono 59,5 milioni, il 14% delle quali sono donne.

Per questo motivo, secondo Slow Food, è importante invertire la rotta finché si è in tempo e pensare agli ecosistemi marini non come un contenitore di risorse infinite, ma come un sistema complesso da studiare, salvaguardare e gestire in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il mare, quindi, inteso come bene comune dove i pescatori, soprattutto quelli della piccola pesca artigianale, devono essere maggiormente coinvolti nella pianificazione degli strumenti di gestione della pesca e della costa.

Alla conferenza intervengono:

  • Didier Ranc, Francia: pescatore in pensione, coordina il Presidio della prud’homie del Mediterraneo ed è presidente dell’organizzazione di pescatori di piccola scala Union Intersyndacale
  • Antonio Garcia-Allut, Spagna: ha un dottorato in antropologia sociale, è professore associato presso l’Università di La Coruña, e detiene una cattedra Unesco in sviluppo costiero sostenibile presso l’Università di Vigo. Nel 2003 ha creato la Fondazione Lonxanet per la pesca sostenibile, una non profit per la difesa dei pescatori artigianali
  • Yassine Skandrine, Tunisia: docente e ricercatore presso l’Istituto superiore di pesca e acquacoltura di Bizerte. È stato coordinatore e consulente di diversi studi, progetti e organizzatore di seminari e workshop a livello nazionale, maghrebino, mediterraneo e africano nel campo della pesca artigianale.
  • Marco Dadamo, Italia: collabora con numerosi parchi naturali e istituti di ricerca realizzando interventi concreti finalizzati alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità, in ambiente sia marino sia terrestre, sviluppando modelli di cogestione della fascia costiera. Insieme ai pescatori di Ugento e in collaborazione con le amministrazioni locali ha creato la prima Oasi Blu della Regione Puglia.

Modera:

  • Paula Barbeito, coordinatrice della campagna Slow Fish

La conferenza è gratuita previa registrazione, necessaria per assistere al webinar usufruendo del servizio di interpretariato.

Nota:
Slow Fish, la manifestazione biennale dedicata al mare e a tutti i suoi abitanti, ci aspetta anche in questo 2021 con un mese di appuntamenti digitali e iniziative diffuse su tutto il territorio ligure a partire dal 3 giugno, e con quattro giorni da vivere in presenza e in sicurezza nel centro storico di Genova dall’1 al 4 luglio. Giunta al traguardo della decima edizione, Slow Fish 2021 è stata fortemente voluta dagli organizzatori, Slow Food e Regione Liguria, e da tutti i partner istituzionali – Ministero della Transizione Ecologica, Comune di Genova e Camera di Commercio di Genova in primis – e privati – BBBell, FPT Industrial, Pastificio Di Martino, QBA, Reale Mutua e UniCredit – che hanno scommesso su una delle primissime manifestazioni in presenza a livello nazionale.

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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