Skip to main content

Da Regione Emilia Romagna

Il capo dello Stato a Mirandola (Mo) e a Pieve di Cento (Bo) nel giorno in cui il 29 maggio 2012 la seconda terribile scossa colpì le province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia. Il presidente della Regione: “Il nostro primo pensiero va a coloro che persero la vita cinque anni fa e ai loro famigliari”. Il grazie a Errani e Gabrielli

Bologna – “Voglio dire grazie al Presidente della Repubblica per la presenza nei luoghi del cratere in questa giornata. Così come il nostro primo pensiero va a coloro che persero la vita cinque anni fa e ai loro famigliari”. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, interviene al convegno su “Fare scuola. Ricostruzione, innovazione e comunità”, organizzato questa mattina nell’Aula magna “Rita Levi Montalcini” del nuovo polo scolastico di Mirandola, nel modenese, appuntamento che vede la presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel giorno in cui il 29 maggio 2012 la seconda terribile scossa di terremoto, dopo quella del 20, colpì in maniera drammatica l’Emilia nelle province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia.
Oltre a Bonaccini, commissario di Governo alla ricostruzione, ad accogliere Mattarella ci sono il prefetto di Modena, Maria Patrizia Paba, il presidente della Provincia di Modena, Giancarlo Muzzarelli, e il sindaco di Mirandola, Maino Benatti.
Oltre che per riflettere sull’esperienza della ricostruzione delle scuole (quasi 350 milioni di euro destinati a 569 interventi, 417 strutture ricostruite o ripristinate, 118 edifici scolastici costruiti ex novo), l’incontro rappresenta anche l’occasione per presentare al presidente della Repubblica i risultati raggiunti finora con la ricostruzione, un bilancio di cinque anni tracciato dal presidente della Regione, che ha ringraziato il suo predecessore, Vasco Errani, “per il lavoro fatto negli anni scorsi, oltre che per l’impegno oggi nell’area del sisma in Centro Italia”, e l’allora capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.
“Sapete bene- spiega Bonaccini- che a me non piace la parola ‘modello’. Noi siamo persone con i piedi per terra e non abbiamo niente da insegnare a nessuno. Oggi però abbiamo l’orgoglio di vedere i segni – le opere e i fatti – che dimostrano innanzitutto la forza della nostra regione e di chi la abita e che qui le cose hanno funzionato. E primo fra tutti ha funzionato il rapporto con le istituzioni, il rapporto costante con lo Stato centrale. C’è ancora da fare, penso ad esempio ai centri storici, cuore pulsante della nostra identità. Stiamo però parlando delle aree maggiormente vincolate, che richiedono quindi attenzioni e cure particolari”.
“Questo è stato definito il primo terremoto economico e industriale nel nostro Paese, avendo colpito una striscia di terra che da sola produceva il 2% del Pil nazionale. Oggi è stato azzerato il monte ore di cassa integrazione che era stato previsto all’inizio e molte aziende hanno fatturati addirittura superiore a quelli antecedenti il sisma. Nove famiglie su dieci sono tornate nelle proprie case e nessuno abita più nei moduli abitativi provvisori. In un contesto, però, in cui la direttrice principale fu quella di pensare alle scuole, che rappresentano il filo rosso verso il futuro: è stato importante destinare da subito lì la nostra fatica, cioè verso il bene più prezioso che abbiamo, ovvero i nostri figli e i nostri nipoti”.
“Come ho già avuto modo di dire quando mi viene chiesto il voto da dare a questa ricostruzione- prosegue il presidente della Regione-, io rispondo che guardo non ai voti ma ai volti. Ai volti delle persone a cui abbiamo dato risposta. Questo è il nostro lavoro e posso garantire che non ci fermeremo fino a quando l’ultima pietra non sarà ricollocata lì dove era caduta. Se avessimo sradicato le comunità da questi luoghi, il danno sarebbe stato incalcolabile. Il nostro obiettivo, infatti, è stato di riportare le persone a vivere, lavorare, pregare, e anche divertirsi, esattamente nei luoghi in cui lo facevano prima.
Un “grazie quindi a tutti quelli che ci hanno aiutato, all’enorme solidarietà di cui abbiamo beneficiato, un sostegno arrivato da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Un aiuto che ora ricambiamo nei luoghi colpiti dal sisma in Centro Italia: sappiano che noi non li abbandoneremo e che dopo la fase di prima emergenza sarà anche nella ricostruzione che intendiamo restituire il tanto che abbiamo ricevuto. E proprio l’altro giorno ho avuto modo di ringraziare gli oltre duemila volontari della Protezione civile regionale e gli oltre cinquecento tecnici e dipendenti comunali dell’Emilia-Romagna che hanno operato nelle aree del sisma”.
“Caro presidente- ha terminato Bonaccini rivolto al capo dello Stato- ai bambini piacciono gli aquiloni e gli aquiloni si alzano in volo quando il vento è contrario. La gente di qui ha saputo far volare quegli aquiloni”.
Nel suo intervento, il presidente della Repubblica sottolinea “il risultato di grande rilievo che si registra qui in Emilia a cinque anni di distanza”, la “vostra volontà e la vostra forza hanno scacciato le paure e avviato una ricostruzione di grande successo”. Certo, “resta ancora molto da fare, i centri storici e gli edifici pubblici, ma parliamo dei punti di riferimento più pazienti delle comunità ed è stato giusto privilegiare scuole e aziende”. La “ricostruzione in Emilia è un punto di riferimento”, afferma Mattarella, e le “garanzie di sicurezza e gli standard di qualità raggiunti qui rappresentano condizioni che vanno estese ovunque”. Certo è, chiude il capo dello Stato tornando all’Emilia e al lavoro che rimane, “che avete il sostegno di tutta l’Italia”.
A seguire, il presidente Mattarella ha avuto modo di vedere alcune tra le opere pubbliche ricostruite simbolo del sapere: accanto all’Aula magna, insieme anche all’assessore regionale alla Scuola, formazione, università, Patrizio Bianchi, ha infatti visitato il Tpm, Technology park for medicine, la biblioteca comunale “Eugenio Garin” e le scuole elementari “Dante Alighieri”.
Successivamente si è spostato a Pieve di Cento, nel bolognese, per l’inaugurazione della “Casa della musica”, struttura realizzata con le risorse del fondo di solidarietà di imprese e lavoratori emiliano-romagnoli per la ricostruzione post-sisma. Qui è stato ricevuto dal sindaco di Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, dal presidente Confindustria Emilia-Romagna, Maurizio Marchesini, e dai rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil dell’Emilia-Romagna.
Nel pomeriggio, infine, a Crevalcore (Bo) alle ore 15, il ministro Lorenzin visiterà la “Casa della salute Terre d’Acqua Barberini”, struttura ricostruita dopo il terremoto del 2012. Con lei il presidente Bonaccini, gli assessori regionali alla Salute, Sergio Venturi, e alla ricostruzione post-sisma, Palma Costi, il direttore generale dall’Azienda Usl di Bologna, Chiara Gibertoni, e l’assessore del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo.

tag:

REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it