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Da: Ufficio Stampa Regione Emilia Romagna

Un comparto che abbraccia altri importanti settori, tra i quali cantieristica, biotecnologie e energie rinnovabili, turismo costiero e crocieristico, attività offshore. La prima edizione della rassegna si svolgerà dal 6 all’8 marzo 2020. Pesca e acquacoltura: dal 2017 già investiti dalla Regione 15 milioni di euro per oltre 210 progetti.

Un grande evento fieristico che guarda al mare e alle sue risorse come motore di sviluppo socio-economico per il territorio nel segno dell’innovazione e della sostenibilità ambientale, con un particolare focus sulla valorizzazione della filiera ittica di qualità e della piccola pesca artigianale. Il tutto arricchito da un fitto calendario di incontri B2B, convegni e seminari per addetti ai lavori e un’intera giornata, quella conclusiva, aperta al grande pubblico, con la possibilità di partecipare a laboratori del gusto, esibizioni di show cooking, visite guidate nei luoghi di produzione e trasformazione del pescato e talk show che vedranno come protagonisti i portatori di interesse (stakeholder), in primis i pescatori, con le loro storie personali e professionali.

É il biglietto da visita di Sealogy, l’innovativa rassegna organizzata da Ferrara Fiere che da venerdì 6 a domenica 8 marzo 2020 sancirà il debutto del capoluogo estense come capitale italiana e polo europeo della Blue economy. Un comparto, l’economia del mare, dalle grandi potenzialità e che, oltre a pesca e acquacoltura, abbraccia altri settori economici importanti per l’Emilia-Romagna e l’intero bacino del Medio e Alto Adriatico come la cantieristica, le biotecnologie e le energie rinnovabili, il turismo costiero e crocieristico, le attività offshore, tanto per citare quelli principali.

La presentazione: Il programma della rassegna e gli interventi della Regione per il sostegno e lo sviluppo della filiera ittica nella prospettiva della ‘Blue growth’, ovvero la crescita blu, sono stati illustrati oggi in una conferenza stampa a Bologna dall’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, Simona Caselli, e dal presidente di Ferrara Fiere, Filippo Parisini. All’incontro erano presenti anche il project manager di Sealogy, Alessandra Atti, il vicepresidente di Flag Costa dell’Emilia-Romagna, Sergio Caselli, e il referente di Alleanza Cooperative Pesca Emilia-Romagna, Vadis Paesanti. “Il comparto della pesca e acquacoltura- afferma Caselli – è un anello fondamentale della Blue economy, pertanto salutiamo con soddisfazione la nascita di un appuntamento fieristico così importante come Sealogy, il primo nella nostra regione. Stiamo lavorando per valorizzare la filiera ittica e costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile, anche in vista del lancio di un marchio di qualità per il pescato dell’Alto Adriatico. Con i circa 40 milioni di euro di fondi avuti in assegnazione per la programmazione 2014-2020 del Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, abbiamo già finanziato 211 progetti, per un impegno complessivo di spesa di 14,8 milioni di euro, di cui 6,8 milioni già liquidati. Risorse- prosegue l’assessore- che sono servite per promuovere l’innovazione e la ricerca, sviluppare nuovi prodotti, migliorare tecniche e sistemi di gestione, modernizzare i porti e le sale di vendita del pescato, favorire l’efficienza energetica e il miglioramento delle condizioni di lavoro, incentivare il ricambio generazionale. Temi strettamente intrecciati con gli obiettivi e le strategie della Bue economy, che offre un’interessante prospettiva di sviluppo alle imprese del settore, nel segno dell’innovazione e della sostenibilità ambientale”.
“L’obiettivo- sottolinea Parisini- è far diventare la nostra fiera l’appuntamento più importante della Blue economy a livello nazionale. La direttrice di marcia è quella tracciata dal documento programmatico sulla Blue growth adottato dalla Commissione europea nel 2012. Con Sealogy intendiamo incamminarci lungo questa strada offrendo al settore momenti di incontro e opportunità commerciali, stimolando occasioni di scambio e confronto tra gli attori delle diverse filiere per avviare contatti e sviluppare opportunità di business”.

Quanto vale la Blue economy: La Blue economy in Europa – secondo i dati resi noti dagli organizzatori della prima edizione di Sealogy – dà lavoro a circa 3,5 milioni di persone, l’1,6% degli occupati Ue, e genera un valore aggiunto lordo che sfiora i 570 milioni di euro, con ampi margini di crescita. In Italia le imprese operanti nelle attività collegate all’ambiente marino e iscritte nei registri delle Camere di commercio ammontavano a fine 2017 a quasi 200.000 unità, pari al 3,2% sul totale. Guardando in particolare all’Emilia-Romagna le aziende impegnate nel settore sono circa 26 mila, circa il 9% sul dato complessivo nazionale; oltre 11.700 di queste hanno sede in una provincia affacciata sulla Costa adriatica e occupano circa 54.000 addetti. Quelle operanti nei settori della pesca e acquacoltura superano quota 2.160, per un totale di oltre 3.500 addetti.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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