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“La Ferrara del futuro sarà un grande centro storico che avrà come quartiere ovest Cento e ad est Comacchio. Un grande terminal dove si scende dalla bicicletta o dal vaporetto e si prende il treno o si prosegue a piedi per le vie cittadine”. E le parole di Sergio Fortini, architetto urbanista e docente nella Facoltà di Architettura di Ferrara, sono talmente ispirate che sembra realmente di averla davanti agli occhi la Ferrara del futuro: una città ‘idropolitana’, come lui stesso ama definirla, che della sua idrovia è riuscita a farne un punto di forza e la cui mobilità sostenibile la mette al pari con le altre città nord-europee.

“Ferrara è una città di piccole dimensioni ma ha un territorio provinciale tra i più estesi in Italia – continua Fortini – e reimpostando il traffico, a livello cittadino e territoriale, si avrebbero tutti i presupposti per avere una ‘metropoli di paesaggio’. Ferrara quindi manterrebbe tutto il buono che una città può offrire a livello di servizi erogabili e di scambi, non solo commerciali ma anche umani, ma implementerebbe la qualità di vita dei suoi abitanti, liberi di svegliarsi in mezzo alla campagna e, grazie ad un servizio di trasporto misto terra-fiume, in 20 minuti essere in piazza del Duomo”. L’architetto Fortini è convinto che questa Ferrara esista già, come una filigrana di cui bisogna solo rimarcare i contorni. “Uno dei principali problemi delle vie d’acqua di Ferrara è che sono sempre state inutilizzate e considerate un dettaglio di serie B nel contesto urbanistico cittadino. Usate quindi come ‘water back’, per usare un termine tecnico e non ‘water front’. Basti pensare alle case di via Mulinetto: rivolte verso il Volano sono solo il retro delle case o depositi e ripostigli. Il tutto contribuisce a creare un paesaggio degradato, così come le sponde cementificate o peggio usate come discariche. Le sponde invece sono uno dei temi centrali per quanto riguarda l’idrovia cittadina: sono i bordi attivi della città sul fiume e hanno bisogno di un recupero estetico e funzionale”.

L’isergio-fortinidrovia di cui piace ragionare a Sergio Fortini non è quella oggetto di discussione e polemiche avente finalità commerciali e per la quale la provincia di Ferrara ha già vinto un bando europeo per la sua realizzazione, ma una idrovia che, nel più ampio discorso della mobilità sostenibile, possa fornire ai cittadini ferraresi un ‘circuito a mobilità lento, alternativo e sostenibile che da Pontelagoscuro, attraversato il Boicelli e il Volano, risalga la Darsena e costeggi le mura cittadine fino al Parco Urbano e Terraviva, per poi ricollegarsi col fiume in una sorta di ‘tangenziale di paesaggio’’ “Idrovia a Ferrara – spiega Fortini – nasce da un’idea commerciale. Le chiatte dovrebbero trasportare dei container e i detrattori del progetto evidenziano il reale problema del risezionamento dei ponti e la reale esigenza di un traffico commerciale fluviale in un territorio che non possiede grandi comparti industriali. Dal mio punto di vista, invece, guardare all’idrovia come ad una risorsa rivolta alla cittadinanza e ai tanti turisti che soggiornano a Ferrara consentirebbe di aggirare l’aut aut o fini commerciali o niente, fornendo un servizio di mobilità misto, secondo gli standard europei, comprendente vaporetti, bus elettrici, biciclette e metro di superficie. Penso ad imbarcazioni agili, capaci di trasportare anche le biciclette e con un sistema a chiamata, tipo Uber. Solo in un secondo momento, dopo aver osservato l’impatto di un progetto simile sulla cittadinanza, si potrebbero definire delle tabelle con degli orari fissi”.

Per far sì che l’idrovia così concepita possa diventare una realtà, Ferrara ha partecipato ad un bando europeo – Interreg Central Europe – il cui esito si saprà a marzo e chissà che non si possa poi concretizzare anche un altro progetto che all’architetto Fortini sta molto a cuore “Dopo anni di mancate condivisioni, Ferrara, Cento e Comacchio possono unire le proprie forze per la costruzione di una rete di trasporto intermodale. Una riunione di strategie comuni consentirebbe di centrare l’obiettivo che ci si è prefissati: una provincia unita da un sistema di mobilità efficace e a basso impatto ambientale. Certo, nella nostra città rimangono dei buchi neri da risolvere: penso alla Darsena city o al Grattacielo, un posto ricco di suggestioni architettoniche per il suo sviluppo verticale”. Le ferite cittadine non sono solo architettoniche ma anche umane e parlando del quartiere della Darsena-ex Mof, posto a ridosso del Gad, non si può pensare ad un recupero urbanistico prescindendo dalla nuova realtà di Ferrara come città multirazziale

“Il conflitto razziale può diventare una nuova identità e il Gad acquisire una nuova centralità culturale. Bisogna che tutti gli abitanti di Ferrara, ferraresi e non, amino la propria città e ci sia un vincolo di affezione con essa sentendola come un bene comune di cui avere rispetto e di cui preservare il decoro urbano” dice Fortini.

La città del futuro è idropolitana e cosmopolita: una Ferrara futuribile aperta alla contemporaneità

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Simona Gautieri


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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