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Da Organizzatori

20 ottobre 2017 – Nella conferenza stampa che si è tenuta oggi nella sala Giunta della residenza municipale di Ferrara, è stato annunciato l’avvio a Ferrara del progetto Vesta per l’accoglienza di rifugiati in famiglia. Sono intervenuti Tiziano Tagliani, sindaco del Comune di Ferrara, Chiara Sapigni, assessora ai Servizi alla Persona, Carlo De Los Rios, amministratore delegato della cooperativa Camelot. Vesta è un progetto culturale di innovazione sociale già attivo nel territorio bolognese da aprile 2016, dove è stato sviluppato da Camelot con il Comune di Bologna ed è inserito nel progetto del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) del Comune di Bologna. Attualmente sono 76 le candidature dalla città metropolitana di Bologna pervenute attraverso la piattaforma on line www.progettovesta.com, sono 40 le famiglie formate attraverso un corso specifico, 29 le accoglienze avviate e 15 quelle già concluse. “Nel contesto famigliare sono presenti molti elementi che aiutano l’integrazione: reti parentali, contatti con associazioni e realtà sportive, pratica quotidiana della lingua italiana. Questo può cambiare la filosofia del modo di accogliere e permette a cittadini e rifugiati di vivere un’esperienza di comunità nuova”. Ha spiegato il sindaco Tiziano Tagliani.

“A Ferrara saranno 7 le ospitalità in casa che verranno attivate nell’ambito del progetto SPRAR di cui è titolare il Comune di Ferrara. La volontà è quella di coinvolgere in questa esperienza i rifugiati – titolari di protezione internazionale o umanitaria – neomaggiorenni che si trovano ad affrontare la vita adulta senza figure parentali di riferimento. Trascorrere dai 6 ai 9 mesi in un contesto famigliare permette loro di estendere la rete dei legami sul territorio, integrarsi maggiormente nella comunità e avere persone di riferimento a supporto della costruzione della propria autonomia”. Ha detto l’assessora Chiara Sapigni. “Di fronte ad un mondo in movimento – ha affermato Carlo De Los Rios, amministratore delegato di Camelot – Vesta ha come obiettivo quello di supportare l’integrazione delle persone richiedenti protezione internazionale e umanitaria, creando una sinergia tra istituzioni, cittadini e Terzo Settore. Oggi è l’inizio di un percorso rivolto a tutte le famiglie e cittadini di Ferrara disposti a partecipare in maniera attiva all’accoglienza. A questi cittadini noi forniamo un supporto costante”.

Lo staff di Vesta si fa carico degli aspetti burocratici, amministrativi, psicologici e legali dell’accoglienza oltre che dell’inserimento lavorativo del ragazzo, e mette a disposizione l’esperienza decennale di un’équipe di professionisti della cooperativa Camelot in grado di affiancare gli ospitanti in tutte le tappe del percorso e di rispondere alle loro esigenze. All’esperienza dei professionisti che lavorano al progetto, si è scelto di unire le potenzialità del web con una piattaforma on line per facilitare l’accesso dei candidati e soprattutto e con una community on line dedicata che possa favorire la rete dei legami, permettere di condividere l’esperienza e le attività da fare assieme, stimolare il coinvolgimento dei rifugiati, avere uno spazio di supporto reciproco ed avere un ulteriore strumento che permette allo staff di Vesta di monitorare i percorsi di ospitalità in casa.
A tutte le famiglie, coppie e cittadini singoli verrà corrisposto un contributo di 350 € per consentire agli aderenti al progetto la partecipazione a questo percorso e coprire le spese che verranno sostenute a fronte dell’aumento delle persone che abitano in casa, oltre che per permettere alla famiglia di coinvolgere l’ospite nelle attività che normalmente svolge. I cittadini di tutti i comuni della provincia di Ferrara che vorranno candidarsi, potranno farlo in ogni momento attraverso il sito www.progettovesta.com, sul quale troveranno tutti i dettagli del progetto. Per loro, dopo un incontro preliminare di conoscenza con lo staff di Vesta, è previsto un percorso di formazione e informazione di 5 incontri, al termine del quale la famiglia decide se conoscere il ragazzo e procedere all’accoglienza.

Le accoglienze nel territorio ferrarese partiranno a inizio 2018.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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