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da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Sabato 22 marzo 2014, alle ore 11, presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Bellini sarà inaugurata la mostra “Frammenti di realtà”, allestita da Lello Cestari e Guglielmo Darbo.
L’esposizione si terrà sino a domenica 27 aprile 2014 e si propone di avviare un dialogo tra due sensibilità artistiche differenti, tuttavia accomunate da un medesimo approccio di scavo analitico della realtà circostante. Gli autori elaborano frammenti di realtà e, scavando al loro interno, traggono una personale visione del mondo.

La mostra vuole proporre un dialogo tra due differenti sensibilità artistiche che possiedono un comune senso di profonda analisi del reale. Gli autori elaborano frammenti di realtà e, scavando al loro interno, traggono una personale visione del mondo. Entrambi lavorano depositando lentamente strati successivi di materia, siano essi le trasparenti velature di Lello Cestari o i diversi materiali di recupero di Guglielmo Darbo che si dispongono sulle tele grezze come la polvere sulle cose e l’esperienza sulla vita.
Lello Cestari alla fine ne trae la “luce”, nella quale riflette il vivere quotidiano: un mondo intero dentro un frammento. Le opere di Lello Cestari sono proustiane madeleine che pungono i ricordi e riportano a momentanee sensazioni comuni a tutti. Un frammento occasionale diviene esperienza universale.
Le opere di Guglielmo Darbo parlano di un mondo imperfetto, dell’usura della vita personale e sociale affrontata con umiltà e coraggio, della sofferenza che si fa arte: attraverso – e malgrado – la materia, gli scarti, le cose consumate, egli raggiunge una temperatura interiore lirica, una leggerezza che allevia il quotidiano.
Da un lato l’analisi ottica condotta con grande precisione, dall’altro un plasmare la materia con studiata improvvisazione. Attraverso mezzi apparentemente contrastanti, che la mostra intende presentare fianco a fianco, in un continuo contrappunto, gli autori ci restituiscono l’odore della vita.

STAMPA INVITI E LOCANDINE: A cura dell’ASCOM di Ferrara-Comacchio

BIOGRAFIA DI LELLO CESTARI
Nato nel 1957, si è diplomato all’Istituto d’arte Dosso Dossi. Pittore di eccellenti doti grafiche, utilizza la tecnica classica ad olio. Si ispira all'”Iper realismo”, ma lo declina in senso molto personale. Per citare don Franco Patruno: “Lello Cestari solo apparentemente appartiene a quest’area di analisi dell’oggetto: se si scrutano con attenzione (ma anche con sentimento) le opere […], ci si accorge che la luce è protagonista, una luce a tutti gli effetti “fiamminga”. Fa parte del collettivo di artisti “Gruppo Sei”. E’ anche scultore e ceramista. Svolge inoltre una intensa attività di disegnatore a servizio dell’archeologia e collabora con importanti missioni archeologiche all’estero (Giordania, Siria, Libia, Sudan) e con università italiane e straniere.
Ha al suo attivo molte esposizioni, tra cui una personale nle 1996 a Casa Cini di Ferrara e ha vinto numerosi premi tra cui quello della Fondazione Niccolini nel 1991. Il Comune di Comacchio gli ha commissionato un’opera in ricordo di Michelangelo Antonioni, donata alla moglie.

BIOGRAFIA DI GUGLIELMO DARBO
Nasce nel 1955 a Codigoro, dove oggi svolge la professione di avvocato. I suoi primi lavori pittorici, incoraggiati dall’artista Giorgio Perelli, arrivano a maturazione dopo anni di passione per l’arte e il collezionismo. Ha frequentato gli studi di Angles Granini e Mario Zonari. Ha esposto in diverse gallerie e ha partecipato alla XV Europ’Art di Ginevra. Il suo percorso artistico è all’insegna dell’Informale. “Darbo inconsciamente, possiede una notevole attrazione per la pittura metafisica, laddove la descrizione formale non è didascalica e si ritrovano i caratteri d’immagini misteriose, allucinate e sognanti […]. L’artista osserva la realtà mantenendo un forte spirito critico nei confrnoti del mondo, del suo tempo e di trascorsi avvenimenti […]. Si coglie una voluta rottura di tradizioni e schemi che vengono sostituiti da una materia vivente e pulsante, in continua evoluzione e mutazione, sfuggemte e ribelle, ancorchè colma di memorie e richiami all’etica” (Maria Cristina Paselli)

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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