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Carino, caldo e accogliente, con persone gentili e orgogliose della loro nuova attività, nato dalla volontà di alcuni genitori di ragazzi con sindrome di Down, per dare una prospettiva lavorativa ai loro figli. Un salto in un mondo fatto di solidarietà, lavoro, impegno e amicizia.

La Locanda dei Girasoli esiste dal 1998, in via dei Sulpici 117, nell’antico quartiere del Quadraro, a Roma. Un quartiere che, nel 2004, ha ricevuto la Medaglia d’oro al merito civile, in quanto centro dei più attivi e organizzati dell’antifascismo, teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste, scattato all’alba del 17 aprile 1944 e diretto personalmente dal maggiore Kappler. Un quartiere che oggi ospita una bella locanda, che fra mille traversie sopravvive a difficoltà e crisi.
Mi chiederete cosa c’è di nuovo nella presentazione di un locale romano: pane, amore e fantasia? Pur con cibo (buono), amore (molto), fantasia (tanta), nulla di tutto ciò, o almeno non solo. Capirete presto. Basterà seguirmi per un attimo. Magari poi ci andate!

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nel personale molte persone con sindrome di Down

Varcata la porta d’ingresso, l’allestimento moderno e rinnovato (a novembre 2013) dei locali colpisce l’attenzione per raffinatezza e semplicità. L’atmosfera, sobria e al contempo familiare, rende la Locanda un luogo intimo e raccolto, ideale per serate con amici o in coppia. Vi è odore di mare, di terra, di buon cibo, di pizza cotta nel forno a legna; vediamo scorrere colorate e appetitose proposte della casa che, scopriremo in seguito, tengono conto di intolleranze alimentari o di restrizioni di natura etica, religiosa o sanitaria. C’è aria di casa. Fin qui ancora nulla di nuovo.
Guardando con attenzione, notiamo che ci sono molti giovani con sindrome di Down fra il personale. Perché la Locanda dei Girasoli nasce, grazie alla cooperativa sociale “I Girasoli” che sostiene e collabora con persone affette da questa sindrome, con l’obiettivo di promuoverne l’inserimento lavorativo, nobilitando e dando dignità alla persona attraverso un percorso individuale di formazione e di inserimento lavorativo. Il tutto amalgamando solidarietà, rispetto, mutualità e professionalità e azzerando le differenze. Siamo di fronte a un esempio concreto d’imprenditoria sociale vincente. E’ nato così il progetto che ha portato alla creazione di posti di lavoro finalizzati a un’integrazione lavorativa e territoriale.

Quale simbolo poteva meglio rappresentare la gioia nei confronti della vita e la solarità di questo progetto se non il girasole? Questo fiore ben identifica la forza e l’orgoglio dei ragazzi che ogni giorno dimostrano professionalità, serietà e simpatia, e convinzione verso un progetto che li vede protagonisti. Sia la cooperativa che i ragazzi Down con le loro famiglie sono associati all’Aipd (Associazione italiana persone down) di Roma.

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logo del progetto Chef solidali, Le stelle per il sociale, approvato a marzo 2014

Sulla scia del successo del progetto, a marzo 2014, è stato poi presentato in Campidoglio il progetto Chef solidali, Le stelle per il sociale: cinque incontri, a partire da aprile, che vedono protagonisti e testimonial altrettanti chef stellati che lavorano a fianco dei ragazzi, coinvolti nella preparazione di piatti originali, secondo una ricetta dello chef di turno. Il pubblico, limitato a non più di 100 persone alla volta volta, viene accolto in sala e servito dagli stessi giovani. L’evento conclusivo, a cui parteciperanno tutti gli chef coinvolti, sarà a dicembre.
L’iniziativa fa seguito al progetto Open, partito a novembre 2013, che ha permesso di formare e inserire nel settore della ristorazione 10 ragazzi Down. L’intento è anche quello di sperimentare un modello di “ristorazione inclusiva” che sia replicabile in altri contesti territoriali, al fine di creare una rete virtuosa in cui il modello romano sia il punto di riferimento. Prima meta da raggiungere: l’apertura della Locanda dei Girasoli a Palermo. Ci contiamo…

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modello vincente di “ristorazione inclusiva”

Gli appuntamenti con gli chef, in calendario per il 2014, sono cinque: il 23 aprile con Sandro e Maurizio Serva (a cena), il 14 maggio con Angelo Troiani (a cena), il 15 giugno con gli Agata Parisella e Romeo Caraccio (a pranzo), il 16 settembre con Luciano Monosilio e Alessandro Pipero a cena, il 24 ottobre con Antonello Colonna (a cena). Il prossimo a giugno, dunque.
Per chi, mercoledì 23 aprile 2014, fosse andato alla cena con gli chef Sandro e Maurizio Serva alla Locanda dei Girasoli, avrà sicuramente sentito pulsare la passione, la forza e la volontà di crescere. Perché, diceva un grande chef, “se non si trasmette in sala la passione e la filosofia del proprio lavoro, il ristorante non avrà un’anima”. E qui l’anima si sente, si vede e si tocca…

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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