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8 Ottobre 2018

Acqua micellare, conviene veramente?

Tempo di lettura: 2 minuti


Da un po’ di tempo c’è una cosa che mi ossessiona, mi perseguita anzi, la dico tutta: si prende proprio gioco del mio povero e indifeso cervello.
Vuoterò dunque il sacco: questa cosa maledetta è l’acqua micellare.
Poteva andare peggio, potrebbe dire qualcuno.
E io a quel qualcuno darò ragione perché questa cosa non è proprio niente di che, anche se inizio a essere un po’ provato.
Ho sentito quindi il dovere di documentarmi su questa maledetta acqua micellare, questa cosa che a me, così a sentirla nominare e basta, sembrava una specie di tentativo di vendere della mucillagine imbottigliata.
Quel che ho scoperto mi ha spaventato, tanto che ho finito per dimenticare praticamente ogni cosa.
Ed è così che alla fine, la scorsa settimana, mi sono ritrovato a entrare in chiesa con una cannuccia che poi ho prontamente infilato dentro un’acquasantiera così, per dissetarmi cercando conforto in Cristo.
Poco dopo, per fortuna, Cristo in persona mi è apparso davanti mentre accendevo una candela in quella chiesa.
Devo dire che è stato divertente che quel tipo è proprio un buon Cristo ma il colloquio fra me e lui lo terrò per me.
Mi pare rispettoso.
Comunque alla fine, quando Cristo mi ha congedato sono uscito bello spedito e ho raggiunto il primo negozio di cosmetici e quella roba lì per comprarmi una bella bottigliona di acqua micellare.
Quando l’ho aperta, la sorpresa è stata indescrivibile.
Non mi ricordo molto di quel che è successo poco dopo ma mi han detto che mi hanno ritrovato in quella chiesa di prima con la camicia tutta impregnata di quella maledetta acqua micellare.
Poco dopo è entrato un fedele che mi ha aiutato a tirarmi su e mi ha consigliato di andare a casa a farmi un bel te caldo.
Il suo mi sembrava un ottimo consiglio ma poi, mentre stavo per andarmene, quel fedele si è trasformato in Satana.
Satana in persona con in mano una bottiglia di acqua micellare che mi urlava: svuotala dentro l’acquasantiera.
A quel punto sono scappato perché mi sembrava la cosa più sensata.
Se posso quindi dare un consiglio a chi – come me – sente questo bisogno di sapere cose inutili su quest’acqua micellare, dico: lasciate perdere e piuttosto imparatevi delle statistiche a caso che è meglio.
Via col pezzo della settimana.

Who was in my room last night? (Butthole Surfers, 1993)

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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