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Da: Camera di Commercio di Ferrara

Alleanza delle cooperative, Confindustria, R.Ete. Imprese Italia

Garantire la più ampia partecipazione e coinvolgimento delle imprese, anche di piccola dimensione, nel mercato della domanda pubblica; definire ambiti e percorsi di innovazione su processi, prodotti e strumenti di acquisto per le amministrazioni pubbliche. Sono questi i principali obiettivi del ‘Supplier Board’, il tavolo permanente di confronto avviato il 28 settembre scorso da Consip, Unioncamere e le principali associazioni imprenditoriali: Alleanza delle Cooperative, Confindustria e R.ETE. Imprese Italia. A guidare l’iniziativa c’è la profonda convinzione che un sistema efficiente di acquisti pubblici possa rappresentare un importante strumento di politica industriale per il Paese, agendo come leva sia sul lato della domanda che dell’offerta. Nel corso dell'incontro (al quale hanno partecipato i vertici di Consip, il presidente Luigi Ferrara e l’amministratore delegato Luigi Marroni, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, insieme al presidente di Piccola Industria, Alberto Baban, il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello, il presidente di CNA e R.ETE. Imprese Italia, Daniele Vaccarino, e, per l’Alleanza delle cooperative, Olga Pegoraro, Massimo Stronati e Fabrizio Bolzoni) sono stati definiti i temi di dibattito, sui quali è stato avviato un primo confronto, che sarà sviluppato nelle successive riunioni del Board e nei gruppi di lavoro operativi in via di costituzione a livello territoriale. Il presidente della Camera di commercio di Ferrara, Paolo Govoni, nel sottolineare il valore strategico dell’accordo, sottolinea la necessità “di un’evoluzione dell’attuale normativa al fine di facilitare sempre più la partecipazione delle imprese, in particolare di piccole dimensioni, agli appalti pubblici; di soluzioni innovative di prodotto e/o processo per contribuire alla digitalizzazione di imprese e Amministrazioni; di iniziative in grado di modificare – attraverso un’azione su domanda e offerta – i comportamenti di acquisto delle Pubbliche amministrazioni, creando nuove opportunità per le imprese e/o fornendo uno sbocco per beni e servizi innovativi; di modelli di intervento e modalità operative volte a favorire l’aggregazione delle imprese nella partecipazione alle gare pubbliche’. Al riguardo, ricorda la Camera di commercio, per la prima volta Consip ha lanciato sul Mercato elettronico della Pubblica amministrazione 7 bandi per imprese di manutenzione di diversi settori: edili, stradali, ferroviarie ed aeree, idrauliche, marittime e reti gas, impianti, ambiente e territorio, dei beni del patrimonio culturale. Una facoltà introdotta dalla legge di stabilità 2016, che, per la prima volta dunque, permetterà alle Amministrazioni pubbliche di negoziare sulla piattaforma non solo acquisti di beni o servizi, ma anche appalti di lavori di manutenzione, con tutti i vantaggi in termini di semplificazione, rapidità e trasparenza legati all’utilizzo di uno strumento totalmente telematico. Le imprese fornitrici possono già abilitarsi attraverso il Portale degli acquisti www.acquistinretepa.it a uno o più dei sette bandi istituiti, che riguardano le manutenzioni di diversi settori e le opere specializzate. Per quanto riguarda le tipologie di lavori previste, oggetto dei bandi Mepa sono gli interventi di manutenzione ‘ordinaria’ e ‘straordinaria’, escludendo dunque quelli di restauro e risanamento conservativo e le ristrutturazioni edilizie e urbanistiche. Ciascuna impresa può scegliere se abilitarsi solo per l’esecuzione di lavori di importo inferiore a 150mila euro o anche per eseguire lavori di importo pari o superiore a 150mila euro. Il mercato delle manutenzioni – chiude la Camera di Commercio – ha dimensioni rilevanti. Il valore complessivo della spesa della PA per lavori di manutenzione è stato pari a circa 4,7 miliardi di euro nel 2015 e oltre la metà di questa spesa (2,5 miliardi di euro) è stata effettuata attraverso procedure di acquisto di importo inferiore al milione di euro.

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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