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da Ferruccio Giromini *

Cari Amici, la notizia del massacro nella redazione parigina di Charlie Hebdo è per me terribile.

Io sono cresciuto leggendo e ammirando gli autori satirici francesi, dai tempi di “Hara-Kiri” fino a “Charlie Hebdo”, appunto, e anche a “Siné Hebdo” e “Siné Mensuel”. Ho sempre ammirato il loro sempre sorprendente umorismo e il loro sempre ammirevole coraggio.

In una volta sola, vengono a mancare – a me e a tutti i loro lettori nel mondo – Wolinski, Cabu, Tignous, Charb… Con alcuni ho avuto a che fare direttamente, tutti comunque li considero indistintamente miei cari compagni di viaggio, miei amici cari.

Ma ora essi sono, e spero che ne convengano tutti al di là della facile retorica, anche veri eroi e martiri della libertà di parola. E sono sicuro che così verranno ricordati in futuro.

Non sia mai che questa tragedia venga strumentalizzata da chi fa di ogni erba un fascio e magari si erge a giudice a sproposito di imputati a sproposito. Qui i tanti immigrati onesti non c’entrano, qui è solo il fondamentalismo ideologico e religioso ad avere gravi responsabilità.

Perciò sarebbe auspicabile che, in questa tragica situazione, anche la società civile italiana ed europea avesse uno scatto d’orgoglio e fosse capace di mostrare la sua solidarietà alle figure degli
scomparsi in un modo non superficiale.
Ne va della nostra libertà di pensiero, di parola e di azione.
Credo che stavolta reagire – in modo responsabile, s’intende – si renda indispensabile per chi ha a cuore il presente e il futuro di una convivenza internazionale democratica e umana.

In una telefonata di poco fa con l’amico e collega Alfredo Castelli, è venuto fuori spontaneo l’auspicio sommesso che tutte – magari! – le testate giornalistiche europee pubblichino qualcosa ripreso dalle pagine di “Charlie Hebdo” (una vignetta, una copertina, possibilmente tra quelle incriminate dagli imbecilli boia terroristi) affermando con forza di essere dalla parte della stampa libera e non, giammai, da quella degli imbecilli, dei boia, dei terroristi.

Sarebbe bello, sarebbe giusto, sarebbe il minimo. Chissà se qualcuno avrà l’onesto coraggio di farlo. Io (e con me Alfredo e so pure tanti altri) voglio augurarmelo.

Scusate lo sfogo, grazie per avermi letto. E, se vorrete, grazie per diffondere ulteriormente questa espressione di dolore profondo e di lutto
Non lasciamo che il mondo continui a peggiorare così.

* Ferruccio Giromini, giornalista, critico e storico dell’immagine, ha anche esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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