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Bruno Pasini: poeta in dialetto ferrarese fra i più importanti e rappresentativi.
La sua poetica spazia dai temi dell’amore, alla drammaticità esistenziale, alla morte. L’autore sa esprimere con intense suggestioni i colori, le voci, gli odori del paesaggio rurale e del Delta. Coglie con sensualità, nelle immagini delle stagioni, nostalgie, personaggi, emozioni.
In questa poesia evoca, complici i piumini di maggio, un corteggiamento antico e il sorriso della primavera.
(Ciarìn)

La név ad Magg
                                                  Ad Alfonso Ferraguti

I vién col vént ad Magg, butà dai piòpp, [1]
dai sàlas di curtìl dla mié zzità,
che i pianz su i mur,
a rént a il pòrt e ai scur,
com candliér d’un vérd sémpr’ impizzà.
Jè i biànch plumìn dl’amór, jè il mill parpàj
che i vént purtànd i ssnùma, sula scorta
di amrùs d’na volta, quand ai dì di Mai
i lassava i bèj fiur da porta in porta. [2]
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
D’in zzima d’un balcon, su ‘na ringhiéra,
la pògia i sò bèj pum ‘na bèla mòra…
l’am guarda e l’am surìd… l’è primavera!

La neve di maggio
Vengono col vento di maggio, rilasciati dai pioppi, / dai salici dei cortili della mia città, / che piangono sui muri, / aderenti alle porte e agli scuri, / come candelieri di un verde sempre acceso. / Sono i bianchi piumini dell’amore, sono le mille farfalle / che i venti muovono come una carezza, come / i morosi d’un tempo, quando nei giorni di maggio / lasciavano bei fiori di porta in porta, /

Sopra ad un balcone, su una ringhiera, / appoggia i suoi bei pomi una bella mora… / mi guarda e mi sorride… è primavera!

[1] Sono i “pappi” dei fiori, specie di batuffoli cotonosi, caratteristici principalmente dei pioppi e che servono per facilitare la dispersione dei semi ad opera del vento (disseminazione anemofila).
[2] In certe zone della campagna ferrarese, alcuni vecchi, in riferimento a questo singolare e caratteristico messaggio d’amore, ricordano e citano ancora un noto e popolare aforisma: “Molti vòlt, int al dì dl’Assénsa, as porta al Mai a chi an al pénsa” (Molte volte, nel giorno dell’Ascensione, si porta il Maggio a chi non lo pensa).

Tratto da: Bruno Pasini, Tra i zunch e il cann. Poesie dialettali ferraresi, FerraraSATE, 1967.
In copertina: Nemesio Orsatti, Palude, acquaforte.

Bruno Pasini (Massafiscaglia 1916 – Ferrara 1999)
Laureato in Scienze Agrarie, direttore dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Ferrara. Autore di scritti di carattere tecnico-agrario e saggi sul rapporto fra lingua e dialetto. Ha pubblicato le sillogi poetiche Tra i zunch e il cann (1967) e Lamént par Nani (1980) che assieme a Fiùr salvàdagh sono confluite nella raccolta Vós dla mié tèra (1983). Stampate postume ne Il canto del cigno (2001) le poesie inedite.

Al cantóη fraréś , l’appuntamento settimanale con il dialetto e i suoi autori, torna ogni venerdì. Guarda le puntate precedenti [Qui] 

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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