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I piccoli ferraresi che frequentavano la IV elementare, circa un secolo fa, avevano in dotazione “A L’OMBRA DAL CASTEL antologia dialettale ferrarese… ”. Era utile per l’apprendimento della lingua nazionale traducendo dal vernacolo, secondo i “Programmi di studio e prescrizioni didattiche (1923)“. Il volume, lire 3,50, era corredato da un vocabolarietto Ferrarese – Italiano e arricchito con illustrazioni e note.
Agli scolari venivano proposte, fra i vari esercizi, semplici informazioni sulle bellezze (maravié) del capoluogo che sarebbe diventato un giorno Patrimonio dell’Umanità.
( Ciarìn )

Vedi anche Al Cantón fraréś del 22 maggio 2020 [Qui].

 

Il rarità d’Frara
i è sett, propria com jéra sett il maravié dal mond.
Ecli: Al Castèl – La fazzada dal Dom – Al Campanìl – Al palazz di Diamànt – San Franzzesch – Santa Maria in Va – Al Muntagnón.

Al Castèl
l’è sta fatt dal 1385 dal marchés Niculò sgónd d’Este. L’è in mezz a l’acqua e al gh’à quàtar torr ch’il s’ved luntan diés o dódas chilometri.
Che beli fest, al temp di duca! E quant brav omin!: Guarino, l’Ariost, al Tasso e tant’àltar. Ma anch quant bruti cos, alora! Il dó parsón d’Ugo e Parisina il fa paura sol a védril!

La fazzada dal Dom
l’è una dil più beli d’Italia; e i furastiér i sta dil’i ór incantà a guardarla. L’è dal 1135!… Anch alora agh’i era dla brava zént!

Al campanìl dal Dom
tutt ad marm, alt 50 mètar, con Zurzón (al campanón che ass sent luntan ott chilometri). Se al fuss finì con la cupla, al starév all’impàr dal campanìl d’Giotto a Firenze.

Al palazz di Diamànt
a n’scherza. Al gh’à dó fazzà tutt ad marm a punt ad diamànt, e as dis che dentar in t’una ad st’il punt, ch’an s’sa brisa quala, agh sia un diamànt propria ad chi bun. In t’al palazz po’ a gh’è da star a boca averta. A gh’è di magnifich salùn con di bei quàdar! tutt ad pitór frarìs: Garòful, Carpi, Costa, Mentessi, Previati… A gh’è anch al Museo dal Risorgiment, con d’i s’ciop, dil carabinn, dil spad; e po’ al ritratt ad Mosti coi vuluntari dal sò bataglión; e po’ i ritratt di tri màrtir frarìs: Succi, Malaguti, Parmeggiani fusilà dai tudésch dal 1853.

San Franzzesch
l’è ‘na bela césa con un’eco ch’ripèt il parol dasdòtt o vint volt!… ‘na zìzula!

Santa Maria in Va
la gh’à dil beli pitùr dal Bononi. Ma la cosa più bela l’è l’altàr dal Preziosissim. Al fatt l’è quest: Al sgónd giorn ad Pasqua dal 1171 quand un pret ch’géva messa al rumpì l’ostia cunsacrada, ecco, com’un scrizz, tant gózz ad sangv! Anch’adess, in tal mur, ass ved il macc!

Al Muntagnón
l’è sta una maravié al temp di duca, con bosch, zardìn, paschiera, grott e una palazzina pr’i bagn. Adess più gnént, ma solament al deposit dl’acqua potabile.


Traduzione degli autori.

Le rarità di Ferrara
Le rarità di Ferrara sono sette, proprio come erano sette le meraviglie del mondo.
Eccole: Il Castello – La facciata del Duomo – Il campanile – Il palazzo dei Diamanti – San Francesco – Santa Maria in Vado – Il Montagnone.

Il Castello
è stato edificato nel 1385 dal Marchese Niccolò secondo d’Este. È in mezzo all’acqua e ha quattro torri che si vedono lontano dieci o dodici chilometri.
Che belle feste, al tempo dei duchi! E quanti bravi uomini!: Guarino, L’Ariosto, il Tasso e tanti altri. Ma anche quante brutte cose, allora! Le due prigioni d’Ugo e Parisina fanno paura solamente a vederle!

La facciata del Duomo
è una delle più belle d’Italia; e gli stranieri stanno delle ore incantati a guardarla. È del 1135!… Anche allora c’era della brava gente!

Il campanile del Duomo
tutto di marmo, alto cinquanta metri, con Giorgione (il campanone che si sente lontano otto chilometri), se fosse finito con la cupola, starebbe alla pari del campanile di Giotto a Firenze.

Il palazzo dei Diamanti
non ischerza, con due facciate tutte di marmo a punta di diamante, e si dice che dentro in una di queste punte, che non si sa quale, ci sia un diamante proprio di quelli veri. Nel palazzo poi c’è da stare a bocca aperta. Vi sono dei magnifici saloni con dei bei quadri tutti di pittori ferraresi: Garofalo, Carpi, Costa, Mentessi, Previati… C’è anche il Museo del Risorgimento, con dei fucili, delle carabine, delle spade; poi il ritratto di Mosti con i volontari del suo battaglione; poi i ritratti dei tre martiri ferraresi: Succi, Malagutti e Parmeggiani fucilati dagli austriaci nel 1853.

San Francesco
è una bella chiesa con una eco che ripete le parole diciotto o venti volte!… una giuggiola!

Santa Maria in Vado
ha delle belle pitture del Bononi. Ma la cosa più bella è l’altare del Preziosissimo. Il fatto è questo: il secondo giorno di Pasqua del 1171, quando un prete, che diceva la messa, ruppe l’ostia consacrata, ecco, come uno spruzzo, tante gocce di sangue! Anche adesso, nel muro si vedono le macchie!

ll Montagnone
è stata una maraviglia al tempo dei duchi, con boschi, giardini, peschiera, grotte ed una palazzina per i bagni. Adesso più nulla, ma solamente il deposito dell’acqua potabile.


Tratto da: Ferri e De Sisti, A l’ombra dal Castèl : Antologia dialettale ferrarese per gli esercizi di traduzione in italiano, in conformità dei programmi ufficiali 1. ottobre 1923, 2: Classe 4. Elementare, Palermo, Remo Sandron, 1925.

I compilatori dell’antologia
– Luigi Ferri (1854-1935), ispettore scolastico, autore fra l’altro del Vocabolario Ferrarese – Italiano del 1889.
– Francesco De Sisti (1878-1954), insegnante, sportivo, autore de L’influenza psicologica della educazione fisica.
– Mario Luigi De Sisti (1904-1982), figlio di Francesco, architetto, pittore, illustratore della copertina di A l’ombra dal Castèl.

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 Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia,
esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca (Qui)

 In copertina: Organo, particolare, basilica di San Francesco – Ferrara

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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