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da: ufficio stampa Hera

Sui nuovi contenitori anche messaggi di sensibilizzazione. Informazione anche con i tecnici di Hera.

Incentivare la raccolta differenziata in centro storico attraverso un percorso che consenta di migliorare il contesto urbanistico ed estetico della città di Ferrara, patrimonio UNESCO.
Sono i contenuti della mini-riorganizzazione della raccolta rifiuti in centro storico, sviluppata da Hera in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.

Il progetto “Decoro Urbano” prevede l’utilizzo di mini-isole ecologiche di nuovo design, che ben si inseriscono nel contesto urbano, essendo di color acciaio “simil Corten”, come concordato con la Soprintendenza per i Beni architettonici e Paesaggistici. È il caratteristico color ruggine che trasmette una percezione di “vissuto” dato dai segni del tempo.

I 40 elementi di arredo, previsti dal progetto, saranno messi a disposizione degli esercizi commerciali (bar e ristoranti), in posizioni concordate da Hera e il Comune. In base alle esigenze, i contenitori verranno collocati in moduli composti da uno o più elementi. Elementi di dimensioni contenute: 130 centimetri di altezza, 90 di profondità e 70 di larghezza.

Si tratta sostanzialmente di rivestimenti all’interno dei quali saranno posizionati i bidoni per la raccolta del vetro e dell’organico. Gli elementi di arredo sono apribili tramite una maniglia apposta sul coperchio e sono inoltre dotati di una pedaliera di apertura applicata lateralmente. Sul fronte dei contenitori saranno applicate targhe che non si limiteranno a indicare il materiale da introdurre attraverso un’immagine stilizzata, ma proporranno anche messaggi sull’importanza di praticare correttamente la raccolta differenziata.

Nella riorganizzazione è riservata una parte fondamentale alla comunicazione, che verrà attuata a cura di tecnici Hera con il coinvolgimento degli esercenti, attraverso percorsi di tutoraggio nelle zone coinvolte dalla riorganizzazione.

Il progetto, in base agli obiettivi che si sono proposti Comune e Hera, vuole rappresentare un salto di qualità per il centro storico, che diventerà più sostenibile, ma anche più pulito, più bello, e abitato da cittadini più consapevoli.

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HERA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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