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Da: Elettorale Lega Nord
“Quasi 30mila ferraresi ogni giorno si spostano e vanno a lavorare in territori limitrofi o addirittura fuori Regione, la nostra provincia soffre un tasso di disoccupazione giovanile altissimo, e siamo il fanalino di coda del sistema produttivo di una Regione che invece traina il Pil nazionale. Non è un j’accuse a chi ha amministrato fino ad oggi, anche se delle responsabilità ci sono, ma credo che questa situazione debba responsabilizzare tutti. E’ necessario stabilire una comunicazione costante tra l’ente locale e le associazioni di categoria e trovare strategie comuni per raggiungere un traguardo che riguarda tutti, perché se non riusciremo a portare lavoro, a portare imprese sul territorio e a stare dalla parte degli imprenditori falliremo tutti l’obiettivo”.
Così Alan Fabbri, candidato sindaco di Ferrara per il centrodestra è intervenuto al confronto tra candidati sindaci organizzato dalla Cna di Ferrara sul tema dello sviluppo imprenditoriale.
Per Fabbri “gli argomenti per attrarre impresa sono la creazione di un sistema di fiscalità agevolata per i nuovi insediamenti, una lotta alla burocrazia asfissiante, considerato che i dati sottolineano che a Ferrara questa pesa per cifre più altre tra i 15 e i 20% rispetto alle altre province”, spiega Fabbri “e ancora l’eliminazione del sistema del massimo ribasso per l’aggiudicazione degli appalti che devono agevolare invece, per quanto riguarda i bandi pubblici, le imprese ferraresi”. L’amministrazione in questo senso “non deve svolgere un ruolo da funzionario ma un ruolo politico vero e proprio”, spiega Fabbri. “Fondamentali sono poi le infrastrutture, a partire dalla Cispadana e la Ferrara mare (per la Cispadana è bene far notare che se la Regione vuole partire con i lavori può farlo ma la realtà è che nel business plan mancano risorse)”, aggiunge. “Ferrara è baricentrica rispetto a Bologna e Padova, la via Emilia è satura e una nuova viabilità è necessaria per rendere appetibile il territorio”. Per Fabbri, poi “tutti insieme dobbiamo fare marketing sulle possibilità e le potenzialità che Ferrara offre”, in un piano in cui “tutti i soggetti devono essere coinvolti”. Per esempio “abbiamo sfruttato male l’agenzia di Sipro che aveva dei doveri rispetto al rilancio del territorio mentre è servita per piazzare politici”, prosegue il candidato. “Cna, come tutte le altre associazioni di categoria, sarà interlocutore per questo programma, in ogni passaggio e in ogni progetto, così come deve tornare centrale il ruolo della Camera di Commercio, realtà di eccellenza troppo spesso trascurata in questi anni”.
Nella seconda parte della serata dedicata agli aspetti sociali relativi al futuro della città Fabbri ha sottolineato le contraddizioni di chi si candida promettendo miglioramenti dopo aver amministrato fino a oggi la città.
“So che da molto fastidio quello che siamo cercando di fare: un cambiamento pacifico fatto con il buon senso che vada a migliorare tutte le situazioni che da tempo pesano sulla nostra città. E siamo stanchi di ascoltare attacchi anche personali che arrivano da chi fino ad oggi ha amministrato Ferrara, lasciando crescere i problemi senza intervenire. Dov’era questa amministrazione quando c’era da salvare una banca? Dov’era quando Delrio riformava le provincie e le chiudeva? Dov’era quando Renzi lanciava l’idea di accorpare le Camere di Commercio, dov’era quando spostava i servizi sanitari a Cona e dov’era quando si parlava di sicurezza e ci veniva risposto che si trattava di percezione?”, ha sottolineato Fabbri. “Certo
si può parlare di turismo ma quando si scende in stazione e si passa davanti agli spacciatori e si corre il rischio di essere scippati o derubati e la prima immagine che Ferrara da di sè è quella di un grave degrado è chiaro che è da lì che bisogna partire”, conclude Fabbri. “Noi ci saremo per riportare Ferrara al livello che merita sotto tutti gli aspetti, partendo da azioni concrete che incidano sugli aspetti più importanti per i cittadini”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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