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Da: Elettorale Lega Nord
“Carife è stata la vittima sacrificale delle azioni di un governo che, con l’appoggio di esponenti del Pd locale che oggi si candidano a guidare la città, non esitò a mandare decine di migliaia di famiglie ferraresi sul lastrico pur di raggiungere il proprio scopo. Le affermazioni di Maccarone inchiodano i rappresentanti del Partito democratico, oggi candidati sindaci e consiglieri, alle loro gravissime responsabilità. Quelle azioni che portarono al disastro per la nostra città vennero fatte consapevolmente dal governo Renzi e nessuna voce contraria si levò dal Pd ferrarese, nemmeno da chi oggi si ripropone con la faccia ripulita, fingendo di non aver nulla ha a che fare con il passato. ”.
Così Alan Fabbri, candidato sindaco del centrodestra commenta le dichiarazioni di Salvatore Maccarone, Presidente del Fondo Interbancario Tutela dei Depositi, in audizione ieri in Regione, nella Commissione d’Inchiesta istituita per far luce sul caso Carife. Maccarone ha spiegato che la chiusura delle banche che il governo voleva attuare poteva essere applicata solo con un interesse pubblico che corrispondesse ad una elevata massa critica di deposito e, dunque, per raggiungere la cifra necessaria tra gli istituti da chiudere il governo inserì anche Carife, per la quale invece il Fondo interbancario era già pronto al salvataggio con il consenso addirittura della Ue.
“Quello che è accaduto per i costi drammatici che ha avuto nella vita di tanti ferraresi è di una gravità assoluta: esponenti del Pd che oggi si candidano a guidare la città dopo aver sostenuto senza fiatare la linea del proprio partito mentre distruggeva volontariamente e consapevolmente un pezzo di città dovrebbero fare un passo indietro”. Per Fabbri “non è nemmeno lontanamente pensabile che il futuro di Ferrara possa essere affidato a chi non ha avuto scrupoli nell’affossarla” e “oggi non ha scrupoli nel proporsi come nuovo e immacolato”. Le colpe “di chi con il silenzio acconsentì a quelle operazioni fatte a scapito non solo di uno storico istituto ma dell’economia di un intero territorio non si possono cancellare”, spiega ancora Fabbri. “Il lavoro della Commissione istituita dal governo attuale si sta rivelando fondamentale per svelare le tante bugie raccontate dal Pd ai ferrares non solo durante i giorni del crac ma anche per tutti gli anni successivi”. Anni durante i quali “lo stesso candidato sindaco attuale, insieme agli altri che ora tifano contro la soluzione ottenuta dal governo, non mosse un dito. E anzi osteggiò apertamente le nostre battaglie, combattute a fianco degli Azzerati per difendere i diritti dei risparmiatori”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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