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Da: Gruppo Lega Nord Emilia e Romagna

“Ai ferraresi chiedo di partecipare attivamente alla Ferrara che cambia. Vogliamo ascoltare la voce di tutti, perchè ogni contributo è importante per costruire il futuro. Per questo sul nostro sito abbiamo dedicato ai cittadini uno spazio interattivo: chi vuole contribuire può farlo scrivendo la propria idea di quella che dovrà essere la città di domani”.
Alan Fabbri, candidato a Sindaco di Ferrara per il centrodestra, inaugura il nuovo sito www.alanfabbri.itcon una sezione dedicata alle idee e alle opinioni dei cittadini.
“Quello che la città sta vivendo è un momento importante, abbiamo la possibilità di costruire il futuro di Ferrara in modo nuovo e finalmente partecipato”, spiega Fabbri “siamo in fase di stesura del programma insieme a tutti i nostri alleati e chiediamo ai cittadini di essere presenti con un contributo personale”.
Il sito attivato nelle scorse ore contiene un modulo dedicato proprio a questo: ”Chiediamo ai ferraresi di raccontarci il loro punto di vista, di darci spunti di riflessione e di farci sapere come immaginano Ferrara per loro stessi e i loro cari”, aggiunge.
“La capacità di ascoltare le idee di tutti è un requisito fondamentale per un buon amministratore e, ad insegnarmi quanto sia importante collaborare e condividere, sono state le mie esperienze passate”, aggiunge Fabbri. “Ho fatto politica fin da giovanissimo poi, dopo aver studiato ed essermi laureato in Ingegneria all’Università di Ferrara e dopo tre anni di lavoro alla Vortex Hydra, di Fossalta di Copparo (dove mi occupavo di qualità, sicurezza e ambiente) nel 2009 sono stato eletto sindaco del Comune di Bondeno. Come gli altri sindaci del cratere, nel 2012, ho dovuto affrontare l’emergenza del terremoto e subito dopo, come vicecommissario al sisma, il difficile compito della ricostruzione: due sfide impossibili da portare avanti senza un lavoro di squadra”. Successivamente “sono stato assessore provinciale nella giunta guidata da Marcella Zappaterra (Pd) nella fase di transizione dell’ente dovuta alla riforma Delrio”, continua il candidato. “Queste esperienze trasversali, insieme a quella di consigliere regionale, un incarico attraverso il quale mi sono occupato attivamente della città di Ferrara, mi hanno permesso entrare veramente in contatto con la gente e hanno rafforzato in me la convinzione che, per dare un futuro solido ad un territorio, bisogna partire dalle esigenze reali di chi lo vive”, conclude Fabbri. “Questo, secondo me, è fare politica: agire per il bene comune, insieme ai cittadini”. Con il nuovo tour ‘Piacere, chiamami Alan’ “sarò, nelle prossime settimane presente in ogni quartiere della città, e fin da ora chiedo ad ogni ferrarese di dare, il proprio, contributo alla costruzione di una Ferrara migliore”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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