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Da: Ufficio Stampa

“Dopo il tour delle frazioni siamo in arrivo a Ferrara città, per ascoltare tutti, ma proprio tutti i residenti dei quartieri, a partire da quelli, sempre trascurati, delle periferie. Stiamo organizzando una serie di appuntamentisettimanali aperto al pubblico interamente dedicati all’ascolto e al confronto con i cittadini, per conoscere da vicino risorse ed esigenze anche dell’angolo più remoto della città e raccogliere tutte le idee per una Ferrara che cambia”.

Alan Fabbri, candidato a sindaco del centrodestra presenta ”Piacere, chiamami Alan”, il tour dei quartieri cittadini che prenderà il via il prossimo 12 marzo, dal quartiere san Martino.

“Piacere chiamami Alan non è soltanto un modo di dire, ma è un modo di essere. E sarà il mio modo di essere sindaco, se i ferraresi mi sceglieranno per guidare la città”, spiega il candidato. “Dopo aver conosciuto, da vicino, i residenti delle frazioni a partire dalla prossima settimana sarò in ogni quartiere della città, per parlare con i cittadini e confrontarmi apertamente con le idee di tutti”.

In questo percorso “partirò dalle periferie, troppo spesso trascurate e inascoltate dalla politica e invece così ricche di potenziale e di risorse per il futuro e mi sposterò poi, progressivamente verso il centro, dove le esigenze e le aspettative sono ancora diverse”, aggiunge Fabbri. “La mia esperienza da amministratore mi ha dimostrato quanto sia fondamentale ascoltare i cittadini per capire davvero le esigenze di un territorio e risucire a tradurre in fatti le idee”. Ferrara “è una città composita, ricca di sfumature, nessuna delle quali va data per scontata e un buon sindaco è quello che sta tra la gente e che si confronta ogni giorno con la vita reale, non certo chiuso nei palazzi della politica”. Per questo, “ancora una volta, chiedo ai cittadini di partecipare numerosi: per tornare a credere nella possibilità di partecipare e di fare squadra, per trasmettermi con chiarezza e senza filtri, desideri e idee per una Ferrara che cambia, con il contributo di tutti”, conclude Fabbri.

Gli incontri settimanali aperti al pubblico prendono il via a San Martino, chi non potrà essere presente potrà seguire la diretta Facebook delle serate alla pagina Alan Fabbri sindaco, mentre per conoscere, ogni settimana, i nuovi appuntamenti c’è il sito web “www.alanfabbri.it”, in costante aggiornamento.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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