Skip to main content
Ti hanno ucciso ragazzo,
qualcuno pensò con violenza, di ritenerti pazzo,
la cattiveria, il sopruso, l’ingiustizia, di accusare te stesso,
per la tua sorte.
L’omertà, il buio, l’apatia,
con cui una città stava per mandarti via.
Forza del cuore, animo d’acciaio,
della tua famiglia, che contro tutti,
voleva rendere giustizia alle tue cinquantaquattro ferite.
Giovani ultras, vecchi e bambini, marciano insieme,
contro il pregiudizio, il comune pensiero,
che per essere vivi occorre avere una patente,
dove ci sia scritto: io sono come voi.
Grazie a quella parte della mia città,
libera, nel pensiero e nell’animo
e non schiava della quotidiana imbecillità.
(Pubblicato su “I pensieri del comandante”, freccia d’oro edizioni)
Non c’è un tempo massimo dato alla memoria nello scorrere della vita, oggi sono 15 anni che Federico Aldrovandi è stato ucciso, domani sera (sabato 26 settembre) un amico mio Daniele Vecchi (Pedro), presso il giardino del CIRCOLO BLACKSTAR in via Ravenna 104 a Ferrara, presenterà il suo libro
ALDRO VIVE nell’ambito di una serata in memoria di Federico Aldrovandi.
.
Andateci, partecipate se potete.
Ferrara la mia città, la città di Federico e della sua indomita famiglia mia ha reso per lungo tempo orgoglioso, come pure mi ha fatto vergognare.
Orgoglioso di chi da subito ha voluto combattere il pensiero comune di chi aveva già emesso una sentenza su un ragazzo di 18 anni morto di botte all’ingresso dell’ippodromo, la famiglia per prima, l’avvocato Anselmo e i ragazzi della curva Ovest. La bandiera di Aldro ha cominciato
a sventolare ben prima di essere stampata e divenire l’ emblema di una curva diversa, sui
gradoni di un piccolo stadio di provincia.
Per quindici anni, in tutte le categorie gli Ultras della S.P.A.L., della mia S.P.A.L., hanno chiesto giustizia per la morte di un ragazzo.
Federico, ragazzo per sempre, schiacciato, compresso, massacrato con cinquantaquattro (54) lesioni sul corpo, le cui grida si sentivano a centinaia di metri di distanza, ma che rimbalzarono nel silenzio e nell’ipocrisia delle finestre chiuse.
Non è una storia passata, non passerà mai, nessuno mai dica: “ancora con ‘sta storia”, la vita e soprattutto la morte non possono essere annoverate nei fatti di cronaca. Dicevo orgoglioso, ma pieno di vergogna per una parte della mia città che ancora oggi, dopo quindici anni, senza mai avere letto un atto dei processi, senza mai avere avuto l’umiltà di leggere e informarsi, senza mai avere partecipato a un dibattito alla presenza di Lino e Patrizia, continua imperterrita con una durezza d’animo senza pari ad aggiungere dei se e dei ma. Nessun giudizio preconcetto potrà mai lavare il sangue di quella notte sul selciato della addormentata e sonnacchiosa Ferrara.
Alle 6.04 del 25 settembre 2005, smise di battere il cuore di un ragazzo e di tutta la sua famiglia, a causa della violenza scura, cupa e senza motivo di quattro rappresentanti dello Stato. Non si può avere paura di un uomo o una donna in divisa. Ma da quel giorno forse la paura si è annidata in ognuno di noi.“
Non puoi temere se ti comporti bene
Quale metro di giudizio ci permette di dividere il bene dal male? Forse il codice penale? Bene, anzi no, Federico a subito la pena di morte senza avere compiuto nessun reato. Con queste poche e confuse parole vorrei ringraziare chi continua a sventolare la bandiera di Aldro, negli stadi, nelle aule di tribunale, nelle piazze, nelle istituzioni, sui giornale e sui libri. Nessuno mai dimentichi. Nessuno mai giudichi senza nessuna cognizione di causa.
Eliminate i vostri pregiudizi, leggete gli atti e le sentenze.
Portate avanti, come noi, la memoria di un ragazzo morto di botte, nell’umidità di una mattina autunnale, mentre un telefono imperterrito continuava a squillare, nelle lacrime di una immane ingiustizia. Ovunque tu sarai, un coro sentirai e Aldro vive con noi.
tag:

Cristiano Mazzoni

Cristiano Mazzoni è nato in una borgata di Ferrara, nell’autunno caldo del 1969. Ha scritto qualche libro ma non è scrittore, compone parole in colonna ma non è poeta, collabora con alcune testate ma non è giornalista. E’ impiegato metalmeccanico e tifoso della Spal.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it