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È il decano degli artisti ferraresi – Alfredo Filippini, 93 anni da compiere – a cui ora la Pinacoteca di Bondeno dedica una mostra personale con una carrellata di opere dagli anni Cinquanta ad oggi che mettono insieme dipinti e sculture. Nato a Ferrara il 22 ottobre 1924, Filippini inizia a dipingere molto giovane e il suo lavoro di impiegato in Ferrovia non lo distrae da una passione ininterrotta e arricchita negli anni da studi e specializzazioni in ambito artistico. «Ancora ragazzo – racconta il critico Lucio Scardino che ha curato la rassegna – prende lezioni dal pittore novecentista Ego Bianchi, in Valtellina, e poi già quarantenne si iscrive alla scuola di nudo dell’Accademia di belle arti di Bologna seguendo i corsi di Mascalchi e Montanari tra il 1968 e il 1971».

La statua di San Giovanni (foto GM)

A cinquant’anni inoltrati la voglia non dà segno di cedimenti ed è negli anni Ottanta che Filippini diventa allievo e poi collaboratore dello scultore Laerte Milani, docente nel laboratorio di arte allestito negli spazi fuori dal tempo dell’ex chiesa di piazzetta San Nicolò all’angolo con via Colomba, a Ferrara, dove ancora lo si può incontrare all’opera e in veste di maestro nei pomeriggi del fine settimana. Qui si dedica a creazioni ma anche a copie e restauro di opere antiche, come nel caso della statua in terracotta di San Giovanni Battista che si può ammirare in una strada del centro storico, nella nicchia della parete esterna del bar di via Cortevecchia (l’originale del ’400 è in Pinacoteca a Ferrara). La statua testimonia l’originaria presenza di una chiesa legata ai Templari in questo angolo di città: la chiesa della Trinità situata – si legge sulle pagine di “Ferrara nascosta” – nell’isolato compreso fra le attuali vie Cortevecchia-Boccaleone-Podestà-del Turco fino all’esproprio napoleonico (1798), citata in antichi testi come “Collegium hospitalis Sancti Johannis de Templo”, cioè dell’Ordine del Tempio.

Di stile invece personale la scultura di Filippini che si può vedere in un altro spazio pubblico di Ferrara, all’interno del Museo civico del Risorgimento e della Resistenza, ispirata al titolo del romanzo di Giorgio Bassani “Dietro la porta”. La terracotta realizzata nel 2010 mostra due adolescenti che origliano dietro una vetrata.

“Campagna dall’argine” di Filippini a Bondeno fino al 2 giugno 2017

A Bondeno sono esposti i dipinti che Scardino definisce di «un realismo atmosferico di grande finezza cromatica, con predilezione dell’ambiente ferrarese (come la veduta di via delle Volte e il Po di Pontelagoscuro dipinti nel 1950), ma anche di quello della costa romagnola (la foce del Bevano vicino a Cervia, del 2002) e delle montagne della Val Solda».

Alfredo Filippini (foto Giorgia Mazzotti)

Le statue partono invece dalla raffigurazione di antichi mestieri (lavoratrici della canapa, donne che vendono il pane, pescatori) «nel solco degli insegnamenti ricevuti dal suo principale maestro Laerte Milani», per arrivare fino alle più recenti produzioni plastiche di danzatori ma anche altre figure sportive come calciatori, pugili, sciatori, giocatori di basket.

I punti di riferimento artistici di Filippini sono il Rinascimento estense, il ferrarese Arrigo Minerbi (autore della statua dell’Acquedotto), Tiepolo, Donatello, Zurbaràn e sopra a tutti Michelangelo e Tiziano, di cui tiene copie di quadri a grandezza naturale appesi alle pareti della casa-laboratorio di via Boiardo, a Ferrara, come racconta Andrea Samaritani con parole e immagini in un articolo della Nuova Ferrara.

“Alfredo Filippini, dipinti e sculture” a cura di Lucio Scardino, Pinacoteca comunale Galileo Cattabriga, piazza Garibaldi 9, Bondeno (Ferrara), tel. 0532 899245. Visitabile a ingresso libero fino al 2 giugno, sabato ore 15.30-18.30, domenica e festivi ore 10.30-12.30 e 15.30-18.30.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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