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Prima che si distrugga lentamente la tua voglia, sbrigati e fai altro
fai tutto quello che possa sembrarti niente di fronte a quella sola voglia,
prima che vi succeda fate altro, un qualcosa che non c’entri affatto
con tutta quella roba innata e maledetta che chiamate ancora voglia,
allontanatevi drasticamente da tutto quello che credete debba far parte
di quel mondo vicino o affine, perché non c’è un mondo abbastanza giusto,
un mondo abbastanza corretto per esprimere la voglia, e tutto quello che pensi
non ne faccia parte può invece farla crescere, la tua strana, estrema voglia
che sia di cantare, dipingere, recitare, scrivere, ammazzare o procreare
la tua unica voglia, prima che svanisca nel nulla o che si perda proprio
quando non volete per nessun motivo perderla, cercate di diluirla per bene
in mezzo a quelle cianfrusaglie varie che non c’entrano niente con un microfono,
una galleria zeppa di gente mal vestita, una tuta fucsia elasticizzata, un palco
con davanti un pubblico che fa finta di essere vivo o una recensione uscita
male sul giornale di cultura locale, salvala la tua voglia, da tutto quel mondo
che pretende di essere quello esatto, non imbavagliarla, lasciala venire su
così dal nulla, da una giornata passata a fare cassa in un piccolo supermercato
dimenticato da dio, fatela riempire di ore passate a sistemare cibo scaduto
su scaffali impolverati, non curatela per giorni, che non è mica una pianticella
del vostro orto, quella roba lì che chiamate voglia è tutto diverso da quello
che vi spacciano come fiori al posto della cruda realtà, che non c’è proprio modo
per coltivarla, nessun modo per farla crescere o attecchire meglio se non ce l’hai,
se non c’è in questo momento, è così che va e se c’è, sarà sempre l’unica per te
quando lo vorrà, e le volte che si farà viva all’improvviso, saranno le migliori,
ricordati di pregare per quelle volte e anche per tutte quelle in cui sarà al posto di
ore interminate in mezzo al traffico per arrivare a lavoro, poltrone sdrucite
al cinema per vedere un film remake degli anni ’90, giornate spezzate
a recuperare soldi non goduti all’inps, cazzate dette tra colleghi di lavoro
pronti a scappare alla fine del turno, orgasmi inaspettati tra le lenzuola e risate
del vostro compagno, zuppe di ramen mangiate al ristorante fusion per sentirsi
in Giappone e strani sogni mai avverati, che voi lo sapete benissimo che alla fine
saranno le migliori e anche le più vere, quindi davvero evitate di fare tutto quello
che credete possa far parte di quella strana, dolce, maledetta voglia che vorreste
non vi abbandonasse più, perché dovrai farne a meno, quando lei non vorrà
essere scoperta, quando vorrà nascondersi dietro una pagina di un manga
letto nelle ore di buco o persa tra i panni sporchi durante le ore in una lavanderia
a gettoni o nei sorrisi regalati a primavera in un parco assolato, quella voglia prima
che si autodistrugga per sempre, fate conto di viverla senza vergogna, né ansia,
perciò allontanatevi da tutto quel mondo che credete possa essere come un profilo
facebook di quelli inventati, l’identità di quella voglia non la perderai mai, neppure
se ti deciderai alla fine, inesorabilmente, di non averne davvero mai più voglia.

Se ti potessi dire (Vasco Rossi, 2019)

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Ambra Simeone

Ambra è nata in un paese di mare e ogni volta che si trova in un posto nuovo, lì lascia qualche goccia salmastra. Quando scrive si lascia trasportare dalle brezze marine, quando disegna non usa squadre o righelli, e per entrambe le cose la bussola fa più di un giro. Quello che legge e ascolta non è assimilabile ad un solo genere, perché per lei le parole e la musica non seguono nessuna corrente.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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