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Da: Archivio Storico Di Ferrara

Martedì 29 gennaio, dalle 11.30 alle 13.30
Archivio Savonuzzi c/o Biblioteca “M. Zaffagnini” del Dipartimento di Architettura di UNIFE
Le carte dell’architetto: progetti nel quartiere Giardino dall’Archivio di Carlo Savonuzzi
Laboratorio a cura della Professoressa Rita Fabbri
Partecipanti classe 2C del Liceo Carducci

Nell’ambito del progetto “Il Giardino del mondo”, l’Archivio Savonuzzi apre per la prima volta le porte ad una scuola superiore. Martedì 29 gennaio, il quartiere Giardino si disvela alla classe 2C del Liceo Carducci attraverso le preziose “carte” dell’architetto e ingegnere Carlo Savonuzzi. L’interessante laboratorio dal titolo “Le carte dell’architetto: progetti nel quartiere Giardino dall’Archivio di Carlo Savonuzzi” è curato dalla Professoressa Rita Fabbri.

Nell’ambito del progetto “Il Giardino del mondo”, l’Archivio Savonuzzi apre per la prima volta le porte ad una scuola superiore. Martedì 29 gennaio, dalle 11:30 alle 13:30, la classe 2C del Liceo Carducci parteciperà al laboratorio “Le carte dell’architetto: progetti nel quartiere Giardino dall’Archivio di Carlo Savonuzzi”, a cura della Professoressa Rita Fabbri all’Archivio Savonuzzi, custodito nella Biblioteca “Mario Zaffagnini” del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara, in via Quartieri 8.
Nelle due ore a disposizione, la docente mostrerà materiali originali, prevalentemente grafici, relativi ad alcune interessanti architetture progettate da Carlo Savonuzzi nel quartiere Giardino, e in particolare il complesso del foro boario, il serbatoio pensile dell’acquedotto di piazza XXIV maggio e i magazzini presso la darsena.
Nell’illustrazione degli elaborati, ci si soffermerà sulle diverse scale del disegno utili per comunicare l’idea progettuale, dall’inquadramento urbanistico alle planimetrie, prospetti, sezioni, dettagli costruttivi, elaborati di dimensionamento strutturale. I ragazzi avranno modo di comprendere, attraverso le testimonianze di un archivio di architettura, le modalità di sviluppo e controllo del progetto, il quale costituisce un atto di grande responsabilità poiché produce luoghi in cui si svolgerà la vita di molte persone per lungo tempo. Dirigendo l’attenzione, in modo particolare, sugli edifici del quartiere Giardino, s’individueranno le principali caratteristiche e peculiarità di queste architetture, sia in rapporto alle loro caratteristiche morfologiche, sia in rapporto alle specifiche funzioni per cui le costruzioni erano predisposte.
Carlo Savonuzzi (1897-1973), ingegnere e architetto di cultura europea eppure fortemente legato alla lezione architettonica della città d’origine, Ferrara, operò sia come ingegnere comunale sia come libero professionista, nel periodo compreso tra la metà degli anni Venti e il 1972. Agli anni Trenta risale la progettazione di edifici di primaria importanza per la vita cittadina ferrarese, tra cui il foro boario, il serbatoio monumentale dell’acquedotto, il campo sportivo, il mercato coperto, la scuola elementare “Umberto I” (oggi “Alda Costa”), il liceo musicale “Girolamo Frescobaldi” e l’attiguo complesso del dopolavoro “Giovanni Boldini”.
La collezione archivistica, che in seguito alla generosa donazione della figlia Gloria Savonuzzi è conservata al Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara, è composta da documenti di varia natura. Alla spiccata tendenza di Savonuzzi a conservare documentazione e memoria della propria produzione progettuale dobbiamo la rilevante consistenza della documentazione arrivata fino a noi, e con essa la possibilità di delineare il quadro non solo della sua attività pubblica (la cui documentazione è custodita prevalentemente in altri archivi, fra cui in primo luogo l’Archivio Storico Comunale), ma anche di quella libero-professionale.
Rita Fabbri, nata a Ferrara, si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano, dove ha anche conseguito la Specializzazione in Restauro dei Monumenti. È professore associato di Restauro presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e dal 2016, anno dell’apertura al pubblico dopo il riordino e catalogazione, è direttore scientifico dell’Archivio Savonuzzi. Molte delle sue attività di ricerca scientifica sono dedicate a Ferrara e all’architettura del Novecento.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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