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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “Una riforma che dovesse disperdere funzioni, competenze e contributi non sarà utile per la competitività delle imprese ferraresi. Una riforma che valorizzi funzioni ed esperienza delle Camere di commercio sarebbe leva competitiva per il Paese”.
Tanti ormai sono gli “sportelli comunali” dell’Ente di Largo Castello. Parola d’ordine: semplificazione per le imprese.

La riforma del governo le vuole accorpare, ma la Camera di commercio di Ferrara continua a svolgere il proprio compito a fianco delle imprese del nostro territorio. Non solo. L’Ente di Largo Castello punta più che mai sulla semplificazione e l’innovazione tecnologica per supportare le aziende ferraresi: la semplificazione viaggia ormai ormai sulla via del digitale e la Camera di commercio ha visto salire a 16 i Comuni della nostra provincia che hanno scelto di convenzionarsi per l’utilizzo della piattaforma on line “Impresainungiorno”, nella gestione del cosiddetto Suap, lo sportello unico per le attività produttive. Uno strumento per rendere più semplice la vita e la burocrazia a chi vuole aprire un’impresa nel territorio ferrarese.

“Le Camere di commercio – ha commentato il presidente Paolo Govoni – rendono concretamente più facile fare impresa in Italia; stiamo così favorendo l’omogeneità dei servizi e delle procedure telematiche, la digitalizzazione delle pratiche, la tracciabilità del loro stato di avanzamento e l’adozione di una modulistica uniforme”. In altre parole, semplificazione; quello che per un cittadino che vuole diventare imprenditore è spesso un miraggio, ma che l’utilizzo delle tecnologie digitali può rendere molto più lineare e immediato. Un ruolo chiave lo ricoprono proprio le Camere di commercio e quella di Ferrara, tra le prime in Italia quanto ad efficienza ed efficacia degli interventi, non è certo nuova a iniziative che vanno in questa direzione. “Ogni strada che porta a semplificare la vita agli imprenditori va perseguita, ha proseguito il presidente Govoni, che, a proposito del progetto di riordino delle Camere di commercio allo studio del governo, aggiunge: “Una riforma che dovesse disperdere funzioni, competenze e contributi non sarà utile per la competitività delle imprese ferraresi. Una riforma che ne valorizzi funzioni ed esperienza sarebbe leva competitiva per il Paese”.

La scelta di gestire gli sportelli SUAP con la Camera di commercio, oltre a essere vantaggiosa per le amministrazioni pubbliche, dunque, lo è anche per le imprese: tutte le informazioni gestite attraverso il portale camerale, insieme a quelle contenute nel Registro delle imprese, confluiscono infatti in modo automatico nel cosiddetto fascicolo informatico. Quest’ultimo costituisce una fonte consultabile da tutte le pubbliche amministrazioni, che non devono più chiedere all’impresa di fornire duplicati di documenti già trasmessi. Da segnalare infine che, grazie alla convenzione con la Camera di commercio, i 16 Comuni finora coinvolti ricevono dall’Ente di Largo Castello, oltre alla possibilità di utilizzare la già citata piattaforma online “impresainungiorno”, anche servizi di formazione e assistenza personalizzata per il suo utilizzo.

I costi della burocrazia. Le dimensioni sono ormai simili a quelle di una consistente manovra economica. Con il trascorrere degli anni la cosiddetta tassa burocratica sopportata dalle imprese per le inefficienze e le “richieste” della pubblica amministrazione diventa sempre più pesante raggiungendo livelli da guinness dei primati. Nel 2014 per le piccole e medie aziende è stata superata quota 30 miliardi di euro per gli adempimenti legati agli obblighi informativi sull’attività svolta, gli oneri riguardanti le tipiche procedure di “autorizzazione” e, soprattutto, quelli collegati ai numerosi “passaggi” fiscali e ai bolli. Come dire: circa un punto di Pil risucchiato dalle fauci sempre spalancate della burocrazia. E se qualcuno venisse sfiorato dal dubbio che forse qualcosa si sta facendo, basta ricordare – segnala la Camera di commercio – classifiche internazionali come quella della Banca mondiale (ci colloca al 25° posto sui 27 Paesi Ue circa la facilità di fare impresa) per dire che comunque non basta mai.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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