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Firma anche tu la lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi.
L’Italia chieda agli Stati Uniti la chiusura della prigione americana di Guantanamo dove si torturano i prigionieri e dove vengono violati sistematicamente i diritti umani.
La tua firma apparirà pubblicamente sul sito web di PeaceLink [Vedi qui]

 

 

 

Al Presidente del Consiglio Mario Draghi

Gentile Presidente,

in questo delicato momento in cui si invoca il rispetto dei diritti umani in Afghanistan, noi crediamo che sia importante dare il buon esempio chiedendo al tempo stesso che venga posta fine alla violazione dei diritti umani nella prigione di Guantanamogestita dagli Stati Uniti a Cuba.
E quindi le scriviamo affinché lei richieda formalmente al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, un gesto importante e altamente significativo come la chiusura della prigione di Guantanamo.
Amnesty International non solo ne chiede la chiusura ma chiede che vengano processati i responsabili di quella vergognosa e criminale esperienza di sospensione del diritto umanitario. Noi concordiamo con tale richiesta di Amnesty International.
Non si può essere credibili nel chiedere ai talebani il rispetto dei diritti umani se poi noi quel rispetto non lo chiediamo agli Stati Uniti.
Quella prigione è come la Bastiglia e non ha più ragione di esistere. È il simbolo odioso delle torture e degli abusi, in aperta violazione delle Convenzioni di Ginevra, compiuti in nome della lotta al terrorismo. Quell’orribile prigione, quella vergogna della storia non ha più alcun appiglio per restare in piedi.
Le chiediamo pertanto di rispondere a questa nostra richiesta di giustizia internazionale. Oggi – in questo contesto di grandi cambiamenti – la chiusura del carcere di Guantanamo ha molta più possibilità che in passato di avvenire. Farebbe onore all’Italia, a cui tra l’altro era stato affidato il compito di riformare il sistema giudiziario in Afghanistan, farsi promotrice, anche in seno all’Unione Europea, di un passo verso la giustizia e il rispetto dei diritti umani.
Per essere credibili in Afghanistan bisogna dare il buon esempio a casa propria.

Distinti saluti
Vittorio Agnoletto, Gianni Alioti, Lino Balza, Angelo Baracca, Mauro Biani, Patrick Boylan, Annamaria Bonifazi, Tiziano Cardosi, Chiara Casella, Adelmo Cervi, Marcella Costagliola, Fabrizio Cracolici, Giorgio Cremaschi, Massimo de Magistris, Adriana De Mitri, Alessio Di Florio, Irma Dioli, Antonino Drago, Domenico Gallo, Lidia Giannotti, Agnese Ginocchio, Fulvia Gravame, Francesco Iannuzzelli, Mimmo Lucano, Linda Maggiori, Gianfranco Mammone, Fabio Marcelli, Alessandro Marescotti, Aniello Margiotta, Francesco Monini, Moni Ovadia, Elio Pagani, Domenico Palermo, Maria Pastore, Gaia Pedrolli, Enrico Peyretti, Maurizio Portaluri, Olivier Turquet, Laura Tussi, Alex Zanotelli

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Campagna promossa dalla Associazione PeaceLink

Cover: Prigionieri incappucciati nel Carcere Speciale di Guantanamo (Flickr – licenza Creative Commons) 

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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