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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Proseguono gli appuntamenti di “Anatomie della Mente e altre storie”, il ciclo di sei conferenze di varia Psicologia a cura di Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell’Università di Ferrara, che domani giovedì 29 maggio alle ore 16.30, in Teatro Anatomico – Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea (via Scienze, 17 – Ferrara), parlerà di “Un caso bruciato. Toccati dal fuoco. Una specie di vita: autobiografia nelle opere di Graham Greene”.

Una mattina di aprile del 1991, in una clinica privata svizzera, sono le otto del mattino. Un sacerdote spagnolo si china sul corpo esanime di un anziano signore inglese, ormai in coma, dandogli l’estrema unzione…
Il nome del morente è noto a milioni di lettori delle sue opere e di spettatori del cinema dei film tratti dai suoi romanzi. Per oltre 60 anni è stato considerato nel mondo come un Cattolico devoto la cui fede religiosa si è manifestata nei suoi principali capolavori: romanzi, opere teatrali e film in cui si descrive la eterna lotta fra il Bene e il Male.
Ma la possibilità per lui di ricevere l’ultimo Sacramento della Chiesa cattolica Apostolica Romana, anche in stato di incoscienza, è in discussione. Per sua stessa ammissione, infatti, Sir Henry Graham Greene non muore in stato di grazia di Dio.
E nonostante tutti gli onori tributatigli in vita, non c’era molto di davvero degno di onore: la sua fu una vita di ipocrisia e decadenza morale, ancora una volta a dimostrazione, se ce ne fosse stato bisogno, che un genio può essere persona del tutto amorale.
La sua famiglia e gli amici più intimi sapevano bene che la sua conversione al Cattolicesimo non era genuina ma solo un mero espediente per consentirgli di sposare una donna che amava e che voleva portarsi a letto, ma che non avrebbe mai sposato un non Cattolico.
Una volta ottenuto il suo scopo, e con sua moglie in attesa di un figlio, ruppe le promesse matrimoniali e diventò un adultero abitudinario con almeno 50 prostitute i cui nomi sono noti e chissà quante altre rimaste ignote.
Dedito all’alcolismo, abbandonò la moglie e i due figli per storie clandestine con diverse donne sposate.
E nonostante la sua veemente negazione di bisessualità, il suo amico più intimo era gay e quotidianamente aveva avventure con giovani ragazzi e ci sono testimoni che asseriscono che egli stesso abbia sedotto regolarmente giovani ragazzi italiani sulla spiaggia di Capri.
Alla fine dei suoi giorni, difese il suo collega del Servizio Segreto Britannico MI6, il comunista Kim Philby, senza tener conto che la sua diserzione era costata la vita ad altri agenti britannici del tutto innocenti.
Greene aveva in odio quello che definiva ‘l’imperialismo americano’ ma non smise mai di intascarsi le cospicue somme guadagnate a Hollywood con i proventi dei film, tanto da definire ‘veri eroi’ Fidel Castro ed il trafficante panamense di droga Manuel Noriega.

Perché tante contraddizioni? Come spiegare una vita ‘bruciata’ come la sua? Anzi, una ‘specie di vita’ (A Sort of Life) come egli stessa ebbe a definirla, dando questo titolo alla sua autobiografia?

Spiega Caracciolo: “Le radici psicobiografiche della storia di Graham Greene affondano naturalmente nella sua infanzia disturbata, in cui almeno tre tentati suicidi contrassegnano fasi assai precoci di sofferenza psichica, sicuramente esasperata da maltrattamenti e vessazioni subite dai coetanei. Intraprese un trattamento psicoanalitico già a 16 anni, ma ben presto fu chiara la diagnosi della sua malattia: Disturbo Bipolare Maniaco-Depressivo. Quarto di sei figli, frequentò la scuola di cui il padre era Preside e studiò poi a Oxford, dove si arruolò volontariamente nei Servizi segreti, forse in un doppio o triplo gioco fra spie Francesi, i tedeschi e gli Inglesi. Fondò un giornale di destra e antisemita (The Patriot) ma divenne anche membro del partito Comunista Britannico, cercando di farsi invitare per un viaggio in URSS che non avvenne mai. Dal 1925 in poi inizia a pubblicare prima una raccolta di poesie, poi il primo romanzo – The Man Within – seguito dai suoi primi romanzi famosi: Un Treno per Istanbul. Per sbarcare il lunario eseguiva recensioni cinematografiche che gli fruttarono pochi soldi e una causa dalla 20th Century Fox per aver scritto che la piccola attrice prodigio Shirley Temple suscitava bassi istinti perversi nel pubblico di uomini anziani. Le sue opere comprendono oltre trenta romanzi, racconti, poesie e opere teatrali, nonché un intensa produzione saggistica e giornalistica. La sua ultima frase, sul letto di morte per una leucemia, fu: Perché ci mette tanto tempo a venire? Graham Greene, il più grande narratore di storie del XX Secolo, morì a mezzogiorno di mercoledì 3 aprile 1991”.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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