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da: ufficio stampa A.N.B.I.

Francesco Vincenzi (Presidente ANBI – Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue): “Le piogge sono un fondamentale fattore da preservare al servizio del valore del territorio e dell’economia della bellezza”

All’inizio della stagione invernale, dopo un autunno straordinariamente mite, l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) ha redatto un monitoraggio sullo stato delle riserve idriche del Paese: si conferma una generalizzata preoccupazione in prospettiva, pur essendo attualmente le criticità circoscritte a limitate porzione di territorio (in Sardegna, ad esempio).
“Il fatto che la carenza di precipitazioni stia penalizzando l’industria turistica montana, mentre le campagne sono fortunatamente a riposo – commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – non può esimerci da una riflessione su quanto si sta registrando, indicando anche un aumento del rischio idrogeologico, causato dall’anomalo andamento meteo, che inaridisce i terreni, riducendone la capacità di assorbimento in caso di forti piogge. La perdurante assenza di precipitazioni anche nevose è altresì preoccupante in prospettiva, perchè non si stanno ricaricando le falde e si stanno abbassando i livelli dei bacini idrici. Il paradosso è proprio questo: alla vigilia del 2016, come gli sciamani, siamo ancora costretti a sperare nella clemenza di Giove Pluvio sia nella quantità che nelle modalità delle piogge, che auspichiamo venire.”
Un recente studio di Prometeia ha indicato in 240 miliardi il valore dell’“economia della bellezza” nel nostro Paese, pari al 16,5% del Prodotto Interno Lordo.
“Il termine bellezza – prosegue il Presidente di ANBI – qui va inteso in senso lato: dal patrimonio artistico alle buone pratiche, ma di certo il territorio ne è fattore protagonista così come il made in Italy agroalimentare, che per l’84% dipende dall’irrigazione, per la quale gli enti consortili distribuiscono annualmente circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua con fini anche ambientali e di tutela del paesaggio; entrambi sono quindi elementi strettamente legati alla disponibilità, nonché alla corretta gestione della risorsa idrica oggi in deficit di approvvigionamento. I Consorzi di bonifica, grazie all’utilizzo del sistema “Irriframe”, hanno risparmiato, in un anno, 500 milioni di metri cubi d’acqua ma, in questo momento, tornano alla mente le grandi quantità di pioggia che, nei mesi scorsi, invece di essere una risorsa da immagazzinare, si sono rivelate un dramma per i territori e le loro popolazioni. Torniamo quindi a ribadire – conclude Vincenzi – la necessità di un Piano Nazionale degli Invasi, capaci di trattenere le acque in eccesso da utilizzare nei periodi di magra, evitando al contempo fenomeni alluvionali sui centri abitati. Sarebbe questa la testimonianza di un Paese, che opera concretamente per il proprio futuro, non limitandosi a vivere, scrutando il cielo: dal gran lavoro della Struttura di Missione #italiasicura si deve passare a #italiavirtuosa.”

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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