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Sanna Marin è la premier della Finlandia. Non ha ancora 37 anni, ed è madre di una bambina di 4. Già questo basta a renderla una marziana per un paese di vecchi patriarchi ammuffiti.

In (sicuramente non casuale) concomitanza con la richiesta della Finlandia, paese storicamente neutrale, di aderire alla NATO per avere un ombrello di protezione contro la minacciosa Russia di Putin, una manina ha diffuso un video di una festa privata nella quale Sanna Marin balla e canta, probabilmente alticcia.

Se una donna di 37 anni sana e finlandese non sbevazzasse, non cantasse e non ballasse in una festa tra amici intimi che fanno le stesse cose, ci sarebbe da chiedersi che problemi ha. Sociopatia? Depressione? Invece il mondo si è interrogato sulla sua affidabilità e serietà, ovviamente. Del resto, gettare una palata di fango sulla sua reputazione era esattamente lo scopo di chi ha diffuso quel video. La Russia nelle mani di un ex funzionario del Kgb è maestra in queste cose, come in altre attività a maggior tasso criminale.

Nel contempo è scattata anche la solidarietà mondiale per la premier, che nell’epoca dei social non costa nulla. Basta dire “io ballo con Sanna”, girare un video in cui fai due mosse e hai già fatto bella figura. Bene, anch’io ballo con Sanna.

Però le faccio anche un appello – virtuale, ovviamente: non mi leggerà. Non consegni lo scalpo dei Curdi a Erdogan, in cambio della non opposizione del despota turco all’ingresso della Finlandia nella Nato. E’ notorio che Erdogan, dittatore di una Turchia (membro Nato) che potrebbe mettere il veto all’adesione di Finlandia e Svezia alla medesima, non opporrà il veto solo in cambio di una contropartita. E la contropartita è che Finlandia e Svezia la smettano di accogliere perseguitati curdi, primo; e favoriscano l’estradizione di quelli che già ospitano, secondo.

Sul primo favore temo ci sia poco da fare: la Scandinavia non sarà più terra di rifugio per i curdi (popolo senza nazione perseguitato da diversi nazionalismi, in primis quello turco) che si oppongono ai dittatori. Sul secondo favore, mi appello alla sensibilità di due donne in politica (Sanna Marin e Eva Andersson, premier svedese) sperando che, appunto, non ragionino nè agiscano come gli uomini. Perchè sono donne, perchè (se vogliono) danno la vita, perchè il dato biologico possa prevalere sull’istinto di morte che guida le menti dei maschi alle prese col potere.

Non è facile. E’ una prova molto dura. Possiamo solo immaginare il tipo di pressione alle quali sono sottoposte dentro una situazione simile. Però hanno voluto la bicicletta, e adesso devono fare un gran premio della montagna. Il memorandum trilaterale Turchia – Finlandia – Svezia che i rispettivi ministri degli Esteri hanno appena firmato al vertice Nato di Madrid, purtroppo non induce all’ottimismo. Anzi, la sua lettura integrale fa venire i brividi (qui).

Al punto 5 di questo documento di tre pagine, Svezia e Finlandia confermano che le principali organizzazioni politiche curde, tra cui il PKK, sono da considerare terroristiche. Al punto 6 Finlandia e Svezia scrivono che nei rispettivi paesi stanno per entrare in vigore norme più severe contro il terrorismo, comprese norme che puniscono con sanzioni specifiche il “pubblico incitamento” ad attacchi terroristici (qui si sente puzza di legislazione di emergenza contro una minaccia che in questi paesi non ha mai suscitato un simile allarme; per capirci, non siamo nell’Italia degli anni settanta e ottanta).

Il terzo alinea del punto 8 di seguito gela il sangue: “Finland and Sweden will address Turkiye’s pending deportation or extradition requests of terror suspects expeditiously and thoroughly, taking into account information, evidence and intelligence provided by Turkiye, and establish necessary bilateral legal frameworks to facilitate extradition and security cooperation with Turkiye, in accordance with the European Convention on Extradition.” Traduzione: “Finlandia e Svezia indirizzeranno le richieste pendenti di estradizione da parte della Turchia per sospetti terroristi speditamente e minuziosamente, considerando le prove, le informazioni e le notizie riservate messe a disposizione dalla Turchia, e stabiliranno necessarie strutture legali bilaterali per facilitare l’estradizione e la cooperazione di sicurezza con la Turchia, in accordo con la Convenzione Europea sull’Estradizione”.

Dove sta scritta la possibilità di controllare in maniera autonoma e indipendente le informazioni che provengono da fonte turca? Da nessuna parte.

Agli alinea seguenti è scritto che Finlandia e Svezia proibiranno ogni attività di finanziamento e reclutamento per il PKK e per le altre organizzazioni terroristiche; così assumendo il punto di vista turco, secondo il quale tutti i movimenti che si oppongono a Erdogan sono per definizione terroristici. Infine, una ciliegia al veleno: Finlandia e Svezia “si impegnano a supportare il massimo coinvolgimento possibile della Turchia e di altri Alleati non facenti parte dell’Unione Europea nelle attuali e future iniziative della Policy di Difesa e Sicurezza dell’Unione Europea, inclusa la partecipazione della Turchia nella PESCO (cooperazione integrata militare, la famosa “difesa unica europea”).”

Il sito bufale.net sostiene che sia esagerato dire che Sanna Marin ha regalato a Erdogan la pelle dei Curdi. Erdogan intanto ha dichiarato (leggi qui) che non opporrà veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato solo se esse manterranno le promesse (lui le chiama così, tanto per capirci) di estradare 73 presunti terroristi. Altrimenti, picche. E questa non è una bufala.

A ciascuno le conclusioni. Spero che le organizzazioni indipendenti internazionali, a partire da Amnesty International, tengano accesi i fari su quello che appare a tutti gli effetti come un pactum sceleris, in nome della real politik. Io credo che in questo caso Sanna Marin e Eva Andersson, che rischiano di essere lasciate sole davanti a questa schiacciante responsabilità, non dovrebbero considerare Amnesty come un fastidioso grillo parlante, ma come un alleato.  Sanna e Eva, non svendete la pelle dei Curdi al dittatore.

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

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Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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