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Da: Cna Ferrara

Animazione e curiosità attorno a Recycle & Co.
vetrina dell’artigianato di eccellenza

C’è grande movimento, in questi giorni di Internazionale, lungo Porta Reno a Ferrara, tra gli stand della Mostra mercato Recycle & Co. e Sapori artigiani, organizzata da Cna, in occasione del Festival di Internazionale. Tanti visitatori, famiglie e bambini, turisti e ospiti del Festival, che si soffermano ad ammirare gli oggetti creati dagli artigiani, per lo più nati da materiali di recupero in legno, plastica, carta ed altri materiali, restituiti così a nuova vita. Monili, abiti e accessori in pelle, oggetti decorativi, tavolini e perfino strumenti musicali. C’è tempo fino a questa sera, domenica, per ammirare le creazioni di questi artigiani di qualità, provenienti da tutta Italia, oltre che da Ferrara. O anche per assaggiare le specialità gastronomiche del territorio, presentate dalle imprese Cna, in collaborazione con la Strada dei Vini e dei Sapori.
Questi i nomi degli espositori di ‘Recycle & Co.’: Silvia Baldocchi, Tiziano Barresi, Francesco Bedini, Laura Bella, Debora Benfenati, Sara Bernardi, Francesco Bramucci, Roberta Briatico, Giovanni Cavalleri, Andrea Ceccherini, Katia Ciocca, Alessandra Demicheli, Francesca De Vita, Giulia Favaro, Simona Foglia, Annalisa Formaggi, Elisa Giometti, Andrea Giovanelli, Anna Maria Lorimer, Matteo 25 Onlus, Catiuscia Kavajano, Claudia Magnani, Paola Masina, Mattia Menegatti, Valentina Miliani, Sara Monteverdi, Elisabetta Nguyen, Paola Patruno, Davide Perruccio, Marco Pigozzi, Andreana Piscopo, Marzia Proietti Gaffi, Matteo Quattrini, Giuseppe Roberto, Rita Schiavi, Simona Strada, Carlotta Visconti Pra. Ad animare il mercato dei prodotti alimentari del territorio, in piazzetta Pandolfi, invece: La Cavallerizza, Giorgio Donati, La Salani srl, Riccardo Sarto.

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CNA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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