Skip to main content

Da Cgil di Ferrara

Un approfondimento della segreteria confederale Cgil di Ferrara sul come creare distanza tra lavoratore e committente e il cambiare datore di lavoro possano divenire strategie lesive degli interessi dei cittadini, dei lavoratori, del sistema produttivo, perché apportatrici di disoccupazione, occupazione precaria e insicura, flessibilità esasperata, lavoro povero.

Versalis e Naturhouse sono due vertenze iniziate male e finite peggio! La causa sta nella indisponibilità dei committenti e degli appaltatori nel definire accordi che mantengano la garanzia occupazionale, le condizioni contrattuali individuali e collettive preesistenti sia dei dipendenti coinvolti dal cambio appalto nel primo caso (Versalis) sia dei dipendenti ricompresi dalla neo esternalizzazione nel secondo caso (Naturhouse).
Sono esempi certamente negativi di un sistema del tutto deregolamentato , più incline ad assecondare le trasformazioni del sistema produttivo ed imprenditoriale che ad aderire ad una articolazione produttiva improntata alla stabilità e alla qualità.
Versalis e Naturhouse sono imprese sane, di alto profilo strategico, di valore sociale, nella fattispecie multinazionali, che tuttavia approcciano il tema appalti sottovalutandone l’impatto e l’importanza.
Versalis produce un bando per le attività di coimbentazione nell’ambito del Petrolchimico, cogliendo nella offerta di Rendelin, una chiara occasione per garantirsi qualità ed economicità;
Naturhouse esternalizza ex novo le attività di logistica e nel farlo sopprime i posti di lavoro dei prorpi dipendenti, senza curarsi troppo che l’appaltatore faccia a loro una proposta di assunzione minimamente attrattiva e dignitosa.
Il risultato in entrambi i contesti è deludente per i lavoratori: nessuna certezza lavorativa, applicazione di un CCNL meno vantaggioso, disconoscimento della professionalità/anzianità.
In entrambi i casi il Committente non interviene, si disinteressa delle conseguenze che esso stesso ha generato, si dichiara non responsabile sul piano sociale.
Tutte o parte delle garanzie maturate dal lavoratore, sono insidiate nel momento del cambio di appalto, nella successione tra un contratto che viene revocato e il contratto che gli subentra.
Il subentro è il PUNTO DI SVOLTA nel quale alle esigenze del committente non sempre corrispondono le aspettative del personale dipendente dell’appaltatore, che si è aggiudicato l’opera o i servizi che sono l’oggetto del capitolato.
Massimo ribasso e disconoscimento del valore del lavoro esternalizzato rendono subalterno l’appalto nel rapporto con il soggetto che ha generato l’articolazione produttiva, il committente.
La competizione tra imprese committenti si concentra sulla deresponsabilizzazione delle scelte imprenditoriali e l’allontanamento del controllo di segmenti del ciclo produttivo mediante processi di terziarizzazioni a buon mercato (massimo ribasso); per questa ragione e conseguenza la competizione tra appaltatori avviene troppo frequentemente sul piano della deprivazione degli elementi (uno o più) che rendono il lavoro sicuro:
– diritto alla conservazione del posto di lavoro
– diritto ad una contratto subordinato a tempo pieno e indeterminato
– diritto alla giusta e dignitosa retribuzione
– diritto alla contribuzione assicurativa e previdenziale
– diritto ad un lavoro protetto sul lato della salute e della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali
– diritto al contenimento degli orari di lavoro
– diritto ad un CCNL rappresentativo del settore
– diritto ad organizzarsi dal punto di vista sindacale
-diritto a poter contrattare le propria condizione

La correlazione tra dumping (concorrenza sleale) e lavoro insicuro e illegale è ormai dato accertato da tutti così come il fatto che le imprese crescono e fanno profitti durevoli se concorrono sul piano della competitività genuina e se sono inserite in sistemi territoriali, istituzionali e sociali che esprimono una alta qualità delle loro relazioni.
E’ la capacità di offrire un sistema di relazioni certo e stabile che rende alta la prospettiva di rendere attrattivo il contesto imprenditoriale insieme alla capacità del territorio, quindi della politica e delle forze imprenditoriali e sindacali, di incentivare lo sviluppo sostenibile mediante la maggior e miglior occupazione, la ricerca e l’innovazione la qualificazione del capitale umano, della cultura della inclusione sociale, uno sviluppo progressivo consapevole e di alto profilo partecipativo: in una parola LEGALE.
Per questa ragione il Prefetto di Ferrara da mesi ha attivato l’Osservatorio sulla Sicurezza e legalità del lavoro con la finalità di studiare i fenomeni di alterazione della normale concorrenza, gli effetti sulle condizioni dei lavoratori soprattutto nelle imprese di appalto della logistica e della movimentazione merci, e costruire con le parti sociali e gli organismi di vigilanza pubblica azioni di deterrenza per contrastarne la diffusione e scongiurarne la pericolosità.

Correggere le disfunzioni del sistema significa ricreare un contesto virtuoso nel quale alle OOSS poter chiedere con maggiore convinzione l’impegno ad attivare relazioni basate sul dialogo e la concertazione, in quanto precondizioni indispensabili per favorire gli investimenti, gli ampliamenti produttivi, a loro volta propedeutici alla creazione di posti di lavoro di qualità.

Esiste a Ferrara un ambito industriale votato e vocato a tutto questo, è il Polo chimico dove c’è storia, cultura, tradizione e impegno che nel passato, neanche tanto remoto, hanno insieme determinato i fattori di successo di un sito all’avanguardia della chimica, della ricerca e della produzione.
Da anni tuttavia non si rinnova il Protocollo Quadro delle attività di Appalto, disconoscendo al territorio ancor prima che ai lavoratori e al sindacato, il ruolo di mediazione sociale che prima si richiamava.
Rendere estraneo il modello sociale dagli obiettivi strategici delle imprese è un errore grossolano che favorirà l’impronta dirigista delle multinazionali ma indebolirà il tessuto democratico del territorio da cui traggono profitto e quando non scambieranno più ricchezza con democrazia risulteranno private del consenso guadagnato con faticosi investimenti economici finanziari e tecnologici.
Quel consenso popolare necessario anche e soprattutto alle grandi imprese per fare guadagni e lasciare traccia di sé dell’ingegno e della laboriosità progettuale.

Dobbiamo sperimentare inoltre nella nostra provincia, impoverita e fragile, un differente modo di decentrare il lavoro, indirizzandolo alla cosiddetta specializzazione flessibile e non al minor costo, con la costituzione di un avviso comune sottoscritto da tutte le forze economiche e i soggetti di rappresentanza.
Per tutti questi motivi, il nostro impegno come sindacato su entrambi i fronti, Petrolchimico e territorio sarà totale e perseverante.

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it