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A cura di Giustino Di Domenico

La spesa militare, a livello globale, è raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari all’anno. Inoltre, è in aumento in tutte le aree del mondo. I singoli governi sono sotto pressione e incrementano la spesa militare per stare al passo con gli altri Paesi.
Il meccanismo della controreazione alimenta una corsa agli armamenti in crescita esponenziale
, il che equivale a un colossale dispendio di risorse che potrebbero essere utilizzate a scopi migliori.

In passato, la corsa agli armamenti ha spesso condotto a un’unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti. Noi vogliamo presentare una semplice proposta per l’umanità: che i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite si impegnino ad avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni.

La nostra proposta si basa su una logica elementare:

  • Le nazioni nemiche ridurranno la spesa militare, e così facendo rafforzeranno la sicurezza dei rispettivi Paesi, pur conservando l’equilibrio delle forze e dei deterrenti.
  • L’accordo siglato servirà a contenere le ostilità, riducendo il rischio di futuri conflitti.
  • Enormi risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto «dividendo della pace», pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030.

La metà delle risorse sbloccate da questo accordo verrà convogliata in un fondo globale, sotto la vigilanza delle Nazioni Unite, per far fronte alle istanze più pressanti dell’umanità: pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema. L’altra metà resterà a disposizione dei singoli governi. Così facendo, tutti i Paesi potranno attingere a nuove e ingenti risorse, che in parte si potranno utilizzare per reindirizzare le notevoli capacità di ricerca dell’industria militare verso scopi pacifici nei settori di massima urgenza.

La storia dimostra che è possibile siglare accordi per limitare la proliferazione degli armamenti: grazie ai trattati Salt e Start, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno ridotto i loro arsenali nucleari del 90 percento dagli anni Ottanta ad oggi. I negoziati da noi proposti avranno una buona possibilità di successo, perché fondati su un ragionamento logico: ciascun attore sarà in grado di beneficiare dalla riduzione degli arsenali del nemico, e così pure l’intera umanità. In questo momento, il genere umano si ritrova ad affrontare pericoli e minacce che sarà possibile scongiurare solo tramite la collaborazione. Cerchiamo di collaborare tutti insieme, anziché combatterci

  1. Hiroshi Amano (Nobel per la fisica)
  2. Peter Agre (Nobel per la chimica)
  3. David Baltimore (Nobel per la medicina)
  4. Barry C. Barish (Nobel per la fisica)
  5. Steven Chu (Nobel per la fisica)
  6. Robert F. Curl Jr. (Nobel per la chimica)
  7. Johann Deisenhofer (Nobel per la chimica)
  8. Jacques Dubochet (Nobel per la chimica)
  9. Gerhard Ertl (Nobel per la chimica)
  10. Joachim Frank (Nobel per la chimica)
  11. Sir Andre K. Geim (Nobel per la fisica)
  12. Sheldon L. Glashow (Nobel per la fisica)
  13. Carol Greider (Nobel per la medicina)
  14. Harald zur Hausen (Nobel per la medicina)
  15. Dudley R. Herschbach (Nobel per la chimica)
  16. Avram Hershko (Nobel per la chimica)
  17. Roald Hoffmann (Nobel per la chimica)
  18. Robert Huber (Nobel per la chimica)
  19. Louis J. Ignarro (Nobel per la medicina)
  20. Brian Josephson (Nobel per la fisica)
  21. Takaaki Kajita (Nobel per la fisica)
  22. Tawakkol Karman (Nobel per la pace)
  23. Brian K. Kobilka (Nobel per la chimica)
  24. Roger D. Kornberg (Nobel per la chimica)
  25. Yuan T. Lee (Nobel per la chimica)
  26. John C. Mather (Nobel per la fisica)
  27. Eric S. Maskin (Nobel per l’economia)
  28. May-Britt Moser (Nobel per la medicina)
  29. Edvard I. Moser (Nobel per la medicina)
  30. Erwin Neher (Nobel per la medicina)
  31. Sir Paul Nurse (Nobel per la medicina e presidente emerito della Royal Society)
  32. Giorgio Parisi (Nobel per la fisica)
  33. Jim Peebles (Nobel per la fisica)
  34. Sir Roger Penrose (Nobel per la fisica)
  35. Edmund S. Phelps (Nobel per l’economia)
  36. John C. Polanyi (Nobel per la chimica)
  37. H. David Politzer (Nobel per la fisica)
  38. Sir Venki Ramakrishnan (Nobel per la chimica e presidente emerito della Royal Society)
  39. Sir Peter Ratcliffe (Nobel per la medicina)
  40. Sir Richard J. Roberts (Nobel per la medicina)
  41. Michael Rosbash (Nobel per la medicina)
  42. Carlo Rubbia (Nobel per la fisica)
  43. Randy W. Schekman (Nobel per la medicina)
  44. Gregg Semenza (Nobel per la medicina)
  45. Robert J. Shiller (Nobel per l’economia)
  46. Stephen Smale (Medaglia Fields per la matematica)
  47. Sir Fraser Stoddart (Nobel per la chimica)
  48. Horst L. Störmer (Nobel per la fisica)
  49. Thomas C. Südhof (Nobel per la medicina)
  50. Jack W. Szostak (Nobel per la medicina)
  51. Olga Tokarczuk (Nobel per la letteratura)
  52. Srinivasa S. R. Varadhan (Premio Abel per la matematica)
  53. Sir John E. Walker (Nobel per la chimica)
  54. Torsten Wiesel (Nobel per la medicina)
  55. Roberto Antonelli (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
  56. Patrick Flandrin (Presidente dell’Académie des Sciences, Francia)
  57. Mohamed H.A. Hassan (Presidente della World Academy of Sciences)
  58. Annibale Mottana (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
  59. Anton Zeilinger (Presidente dell’Academy of Sciences, Austria)
  60. Carlo Rovelli and Matteo Smerlak, organizzatori.
per firmare la petizione:  https://peace-dividend.org/

Cover: il nuovo missile ipersonico cinese definito di tecnologia “impossibile” (foto su licenza Creative Commons)

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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