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da: Comitato stop OrMe Ferrara

Regioni attraversate: VENETO, EMILIA ROMAGNA, TOSCANA, UMBRIA, LAZIO, per un tracciato di 396 km, di cui 139 km di ponti e viadotti, 64 km di gallerie. Inoltre 20 cavalcavia, 226 sottovia, 83 svincoli, 2 barriere di esazione, 15 aree di servizio. Comuni attraversati 48. Spesa preventivata 10 miliardi di euro.
Comuni attraversati in provincia di Ferrara : MESOLA, COMACCHIO, BERRA, CODIGORO, FISCAGLIA, OSTELLATO, ARGENTA.

AI SINDACI DEI COMUNI ATTRAVERSATI, AL SINDACO DI FERRARA, ALLA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI FERRARA
Rivolgiamo unanime appello ad opporsi a questa opera costosa ed inutile, che in un periodo di ristrettezze economiche e di crisi ambientale conclamata diventa particolarmente dannosa, sottraendo risorse preziose al complesso di provvedimenti indispensabili per imboccare la strada di un vero progresso. Enumeriamo qui di seguito gli inconvenienti tecnico-ambientali che deriverebbero dalla sua costruzione, e a seguire il ventaglio di proposte concrete che noi avanziamo per migliorare la viabilità generale, tutelare il paesaggio e le zone protette, sanare il dissesto idrogeologico.
Il tutto con risorse meno ingenti di quelle destinate alla “grande opera”, i cui meccanismi di finanziamento sono studiati per ripercuotersi sull’erario pubblico mediante l’inganno del project financing, togliendo ossigeno alle istituzioni locali.

INCONVENIENTI TECNICO-AMBIENTALI-ECONOMICI
1)- Emissioni di CO2 e inquinanti dovuti alla cantierizzazione e all’aumento prevedibile dei trasporti su gomma, in controtendenza alle direttive dell’Europa, già ampiamente contravvenute dall’Italia.
2)- Esternalità negative dovute alle emissioni in una zona come la Val Padana, la più inquinata d’Europa per ragioni geografiche e antropiche, meritevole invece di una bonifica.
3)- Ulteriore, ingente consumo di suolo, per la sede stradale, gli svincoli di ingresso ed uscita, l’edilizia indotta. Ripercussioni negative su ambiente, paesaggio, agricoltura, popolazione faunistica.
4)- I flussi di traffico sulla ss. Romea e sulla E-45 non giustificano un’autostrada, che appare quindi come un fatto speculativo. Anche i pedaggi dirotterebbero parte del traffico altrove.
5)- Il costo preventivato dell’opera, 10 miliardi, destinati come d’uso ad aumentare con gli ingenti tempi di cantierizzazione.
6)- La fragilità geologica dei tratti appenninici, come la perenne cantierizzazione e chiusura a Verghereto, dove i suoli già non sopportano il peso delle strutture E-45, che verrebbe raddoppiato con la trasformazione.
7)- Compromissione di aree ad altissimo valore ambientale come il Mezzano ( ZPS ) .

PROPOSTE ALTERNATIVE ALLA COSTRUZIONE
1)- Opere manutentive e di sicurezza su s.s.9 Romea ed E-45, danneggiate e pericolose: manto stradale, corsie di emergenza, piazzole di sosta, segnaletica, rotonde negli incroci a raso.
2)- Deviazione del traffico pesante sulla A-13, dove già esiste la linea degli Interporti. Potenziamento della Ferrara-Mare senza trasformazione in autostrada a pedaggio. Completamento delle varianti alla s.s.16 già previste nel piano trasporti dell’Emilia Romagna. Completamento della tratta ferroviaria Ravenna-Venezia, costruita in parte e attualmente non utilizzata.
3)- Incentivazione dell’uso della Romea, così alleggerita, per il traffico locale e turistico.
4)- Ripristino della stabilità strutturale nel tratto appenninico della E-45 con interventi decisivi, senza appesantire la struttura dell’arteria.
5)- Potenziamento del sistema di porti Civitavecchia-Ravenna-Venezia, secondo le direttive del piano europeo TEN-T per lo sviluppo del traffico marittimo, incentivato con contributi.
6)- Potenziamento del trasporto ferroviario ordinario, in controtendenza all’incentivazione del trasporto su gomma. Ad esempio nei tratti Venezia-Chioggia-Ravenna e Civitavecchia-Orte.
7)- Una politica di sviluppo di un trsporto urbano ed extra urbano su gomma, realizzato con veicoli a bassissime emissioni.

SI CONFIDA NELL’ATTENZIONE DELLE SS. VV. ALLE NOSTRE ARGOMENTAZIONI. UN VS. ORIENTAMENTO NEL SENSO DA NOI AUSPICATO RAPPRESENTEREBBE UN’OTTIMA OCCASIONE PER AVVICINARE LE AMMINUSTRAZIONI ALLA PARTE PIU’ SENSIBILE DELLA POPOLAZIONE E ALLE SUE ISTANZE.

Comitato StopOrme Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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