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da: ufficio stampa SBArcheo

Quasi 71mila persone hanno visitato nel 2014 i musei e le zone archeologiche statali della regione con un aumento, rispetto all’anno precedente, del 1,46% del pubblico e del 22,4% degli incassi

Mai tanti biglietti negli ultimi 14 anni, un risultato ancor più significativo vista la congiuntura economica e la drastica riduzione del turismo scolastico.
Soddisfatto il Soprintendente Archeologo dell’Emilia-Romagna, Marco Edoardo Minoja.
Quasi 71mila persone (per l’esattezza 70.714), di cui oltre un terzo paganti (23.895), hanno visitato nel 2014 i musei e le zone archeologiche gestite dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna. Mai così tanto pubblico dal 2001, con un incremento del 1,46% rispetto al 2013 e del 22,2% rispetto alla media 2001-2013 (57.826).
Ancora meglio è andata sul piano degli incassi che hanno superato i 72mila euro, con un +22,4% rispetto al 2013 parzialmente dovuto all’aumento di alcuni biglietti d’ingresso e alla decisione del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, di eliminare da luglio la gratuità per gli over 65.
In Emilia-Romagna, dunque, tiene e anzi aumenta il pubblico pagante dei musei e siti statali anche se si registrano affluenze importanti la prima domenica di ogni mese, gratuita sempre per volere del ministro: su 46.819 ingressi gratuiti annuali, ben 5.915 sono relativi alle sei domeniche gratis introdotte dal luglio 2014.
La migliore performance è quella del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara che chiude il 2014 a quota 22.702 visitatori (+14,2%), con un incasso del +50% rispetto all’anno precedente.
Paga invece lo scotto di alcuni mesi di chiusura per riallestimento il Museo Archeologico Nazionale di Parma che, pur essendo il secondo più visitato della regione, perde il 22,3% di pubblico (17.230 rispetto ai 22.188 del 2013) e il 31,4% degli incassi.
Sul podio anche l’Antiquarium e l’area archeologica del municipium romano di Veleia (PC) che registra un +26,6% di visitatori e un +25,4% di incassi, tornando dopo un lustro ai livelli di pubblico del 2008 quando però l’ingresso era gratuito.
Pur perdendo il 9% dei visitatori, il Museo Nazionale Etrusco e gli annessi scavi della città di Kainua/Marzabotto (BO) incrementa del 42,4% il pubblico pagante e dell’89,3% le entrate derivanti dai biglietti, quasi raddoppiate rispetto al 2013.
Bilancio positivo anche per il Museo Archeologico Nazionale di Sarsina (FC), +17,9% di pubblico e +89,2% di incassi, e per la Villa Romana di Russi (RA), che incrementa il pubblico del 44% e gli introiti del 32%.
È interessante notare come, a fronte di un aumento dei visitatori dell’1,46%, sia aumentata del 28,4% la quota del pubblico pagante (da 18.608 a 23.895), mai così alta dal 2001 come d’altronde il dato d’affluenza. Dopo l’annus horribilis 2005 (minimo storico di 45mila presenze), dovuto alla disastrosa scomparsa della storia dai programmi scolastici (da allora di Storia antica gli italiani sentono parlare una sola volta nella vita, in quarta e quinta elementare), i musei e i siti archeologici statali dell’Emilia-Romagna registrano un lento ma costante recupero di pubblico, favorito dalla sete di cultura di cittadini e turisti anche in tempi segnati dalla crisi economica.
“Il risultato raggiunto –commenta il Soprintendente Archeologo dell’Emilia-Romagna, Marco Edoardo Minoja- premia gli sforzi di tutto il personale e degli enti locali, volontari e collaboratori che ci hanno affiancato con passione nell’organizzazione di mostre, incontri ed eventi, confermando ancora una volta la grande attrazione dell’archeologia emiliana anche in periodi di investimenti limitati. ”
Nell’ultimo biennio va poi rilevata la mancata incidenza dei dati dell’impianto portuale tardo romano e bizantino di Classe (alla periferia di Ravenna), integralmente chiuso al pubblico dal 2012 e di cui si prevede la riapertura non appena completate le opere di valorizzazione previste.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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