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da: Ufficio stampa Ferrara Art Festival

Sono stati assegnati, sabato scorso a Palazzo della Racchetta, i premi ai vincitori dell’edizione 2015 del Premio Internazionale “Il Segno”, giunto quest’anno alla sua settima edizione.
Sei le categorie di premiati, ognuna dedicata per un concorso che ha visto la partecipazione di oltre duecento artisti italiani ed europei, per un premio che va crescendo di anno in anno.
Grande il lavoro della giuria composta da Enrico Ravegnani (Curatore e direttore di Palazzo Racchetta a Ferrara), Michele Govoni (Giornalista e critico); Daniele Gozzi (Fotografo e direttore dell’Associazione Xart di Modena), Virgilio Patarini (Artista, critico e curatore, presidente di Zamenhof Art, autore di cataloghi dell’Editoriale Giorgio Mondadori, direttore artistico del Ferrara Art Festival), Valentina Carrera (Artista e curatrice, direttrice dello Spazio E di Milano) che ha selezionato le sei opere vincitrici nelle rispettive sezioni oltre ad una buona schiera di segnalati per la qualità esecutiva ed originalità delle opere presentate.
Ecco quindi l’elenco dei vincitori nelle rispettive categorie.
“Premio Marc Chagall”, per la migliore opera figurativa a Luigina Luzii. L’artista, che ha presentato un’opera tecnicamente ineccepibile e ricca di simbologie e significati nascosti, ha vinto una targa e una mostra personale a titolo gratuito presso la galleria Spazio E di Milano.
E’ stata segnalata in questa categoria la giovane Luana Diana Matei.
“Premio Emilio Vedova”, per la migliore opera astratta a Elisabetta Piu che ha presentato due opere, entrambe di grande impatto (pittura e grafica) e che vinto una targa e una mostra personale a titolo gratuito presso la galleria Spazio E di Milano.
Sono ben tre i segnalati in questa categoria: Giuliano Censini, Claudio Fazzini e Michel Patrin le cui opere hanno colpito la giuria per la raffinatezza esecutiva e per gli elementi di novità presentati.
Il “Premio Man Ray” per la migliore opera fotografica è andato a Lorenzo Simonini con una fotografia fortemente emozionale. A lui una targa e l’esposizione dell’opera vincitrice a Photissima 2015, che si svolgerà a Settembre e Ottobre prossimi presso il Chiostro dei Frari a Venezia.
In questa categoria è stato segnalato Marco Lombardo per l’originalità e il taglio della foto esposta.
Il “Premio Pablo Picasso” per l’artista più eclettico è andato a Mark Cattaneo che ha presentato ben tre opere (pittura, grafica e fotografia) tutte di ottima esecuzione ed originalità. A lui una targa di riconoscimento.
Il “Premio Lucio Fontana” per l’opera più originale è andato a Giovanni Basso. Anche a lui una targa di riconoscimento.
Da ultimo, ultimo ma non ultimo, il “Premio Jean Michel Basquiat”, per l’artista più giovane, è andato a Luana Diana Matei che ha presentato una piccola opera di grafica realizzata secondo la complessa tecnica dell’acquatinta e dell’acquaforte Segnalato in questa categoria Luca Veltri.
Un premio, quello istituito da Zamenhof Art di Milano che ha lo scopo di selezionare e promuovere artisti contemporanei a livello internazionale che si distinguano per originalità e qualità delle creazioni. Uno scopo perfettamente riuscito anche in questa edizione del concorso.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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