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Da ufficio stampa

L’Emilia-Romagna è la seconda produttrice di biogas italiano. L’intervento dell’assessore regionale alla conferenza nazionale di Legambiente su “La nuova frontiera del biometano”. Il progetto BioMethER, impianti dimostrativi a Ravenna e Reggio

Bologna – “La sfida più importante nello sviluppo delle fonti rinnovabili in Emilia-Romagna è costituita dal settore termico. Qui ci sono grandi potenzialità per soddisfare i bisogni energetici civili e produttivi. E una delle filiere più promettenti è quella del biogas. Lavoriamo per un risultato concreto, anche su altri fronti, auspicando di avere al nostro fianco Comuni e cittadini in una transizione che non è solo economica”.
Così questa mattina l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, aprendo a Bologna la conferenza nazionale “La nuova frontiera del biometano”, organizzato da Legambiente.

L’Emilia-Romagna attualmente produce circa il 16% del biogas italiano (dalla sua “purificazione” si ottiene, appunto, il biometano), seconda solo alla Lombardia.
Le potenzialità del biometano in Emilia-Romagna sono molto interessanti: dalle biomasse di scarto si possono ottenere tra i 300 e i 350 milioni di metri cubi all’anno, che in termini energetici significa una potenza elettrica di 150 megawatt.

Per questo motivi la Regione (Energia ed Economia verde) ha cofinanziato il progetto europeo BioMethER. L’attività principale consiste nella realizzazione di due impianti dimostrativi per l’immissione in rete presso la discarica di Ravenna e a Roncocesi (Re) presso l’impianto di depurazione.

I nodi irrisolti. Nonostante siano passati 7 anni dall’approvazione della Direttiva europea sulle fonti rinnovabili e quasi 5 anni dal suo recepimento il quadro normativo è ancora incompleto. Due i fronti: la norma Uni/Tr 11537 relativa agli aspetti tecnici legati alla qualità del biometano per l’immissione nelle reti di trasporto e il Dm Biometano dove la Regione Emilia-Romagna ha propostouna serie di emendamenti con le Regioni Lombardia e Piemonte. “Continueremo a sollecitare l’approvazione delle norme” ha concluso l’assessore Costi.

Il Piano energetico regionale. Entro febbraio è previsto l’arrivo della discussione in sede di Assemblea legislativa del Piano energetico regionale, dopo essere stato licenziato dalla Giunta nei mesi scorsi. Il documento fissa la strategia e gli obiettivi della Regione Emilia-Romagna per clima ed energia fino al 2030, ed è affiancato del Piano triennale di attuazione dello stesso Piano energetico per il triennio 2017-2019. Destina risorse a investimenti per lo sviluppo di energie rinnovabili, al risparmio energetico, alla formazione, alla ricerca e all’innovazione nonché al rafforzamento dell’economia verde.

Palma Costi ha ricordato che l’Emilia-Romagna è stata una delle prime Regioni a dotarsi di un Piano e ora “ha alzato l‘asticella con obiettivi di sostenibilità, energia verde e green economy che guardano oltre il 2030, coerentemente alla roadmap europea di decarbonizzazione al 2050. Siamo arrivati a questo traguardo avendo già approvato la prima legge sull’economia circolare, inserito il Piano nel Patto per il lavoro e dato coerenza alle politiche regionali. Ma il nostro impegno è iniziato da tempo sul piano della formazione, ricerca e innovazione, l’informazione. Abbiamo costruito questo Piano dal basso, confidiamo che possa essere attuato con l’aiuto di tutti”.

Scheda/Il progetto BioMethER in pillole
Nato nel 2010 grazie alla Rete Alta Tecnologia (Piattaforma Energia Ambiente), il progetto è partito nel 2013 grazie al finanziamento comunitario Life e al cofinanziamento regionale (budget totale 3,6 milioni di euro, cofinanziamento Ue 1,5 milioni di euro e cofinanziamento regionale 350.000 euro). Il coordinamento è di Aster con il coinvolgimento del Crpa, laboratorio di ricerca industriale della Rete Alta Tecnologia, e delle imprese del settore energetico locale Hera Ambiente e Iren Rinnovabili, e di imprese del settore dei gas tecnici Ireti e Sol.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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