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“Faccio, cancello, rifaccio ancora. All’infinito”. E’ così che Giorgio Bassani descrive il suo modo di scrivere, la fatica e la ricerca delle parole nelle sue opere. A settant’anni di distanza anagrafica e centinaia di chilometri dalla città di Ferrara, che è al centro di un po’ tutta la sua scrittura, arrivano qui le elaborazioni di due giovani studiosi sul lavoro che c’è dietro a tanta capacità narrativa dell’autore de “Il Giardino dei Finzi Contini”. E’ stato infatti assegnato in questi giorni il premio Robert Nissim Haggiag per il “migliore Essay su Giorgio Bassani”. Arrivato alla terza edizione, il riconoscimento per il 2016 è attribuito a pari merito a due neo laureati. Palermitana lei, Luana Comparetto, nata nel 1986, e barese lui, Angelo Alessandro Tartarelli, nato nel 1989, gli autori degli studi che si sono divisi onore e ricompensa in denaro di tremila euro.

Angelo Tartarelli, Mirella Haggiag, Paola Bassani, Giulio Ferroni e Luana Comparetto (foto Giorgia Mazzotti)
Angelo Tartarelli, Mirella Haggiag, Paola Bassani, Giulio Ferroni e Luana Comparetto (foto Giorgia Mazzotti)

A ospitare l’assegnazione della terza edizione del premio internazionale è stata (giovedì 17 novembre 2016) la sala Agnelli della Biblioteca Ariostea nell’ambito delle iniziative messe in campo dal Comitato nazionale per il centenario della nascita. Un ciclo di iniziative su “Giorgio Bassani 1916-2016” con mostre, convegni e proiezioni cinematografiche, partite a Roma il 14 e 15 novembre per proseguire a Ferrara da martedì 15 a sabato 19 novembre 2016.

Cos’è che ha portato questi ragazzi sulle pagine bassaniane? “In casa – racconta Angelo Alessandro Tartarelli – mia madre aveva “Gli occhiali d’oro” e dalla passione per quel romanzo sono partito, incoraggiato poi dal fatto di avere un professore alla facoltà di Lettere moderne dell’Università di Bari che è Vito Santoro, studioso ed esperto della sua opera”. Il risultato è stata la tesi su “Giorgio Bassani ambientalista” dedicata al lavoro fatto dallo scrittore per Italia Nostra (di cui fu presidente dal 1965 al 1980) e culminato nella pubblicazione del volume “Italia da salvare” (2005) che mette insieme i suoi scritti dedicati al patrimonio artistico e naturalistico.

Attratta dall’ossessione per la perfezione stilistica, invece, Luana Comparetto, che per la tesi della laurea magistrale in filologia moderna all’Università di Palermo si è dedicata ad analizzare “l’iter redazionale molto tormentato, fatto di dubbi, correzioni, ripensamenti” di uno dei romanzi meno noti dello scrittore, che è “Dietro la porta”. Il titolo parte dalla descrizione che Bassani fa del suo approccio alla scrittura: “’Faccio, cancello, rifaccio ancora. All’infinito’. Giorgio Bassani artigiano dello stile” e va a cercare queste modifiche, limature, riscritture attraverso le tre edizioni del libro, pubblicato nel 1964, 1974 fino alla riedizione del 1980. Il suo sogno, ora, sarebbe quello di potere studiare il manoscritto o le bozze originali del libro, che però – al momento – non sono reperibili.

A consegnare la busta con motivazioni e premio è Mirella Petteni Haggiag, vedova di Roberto Nissim Haggiag insieme con il presidente del Comitato nazionale per il centenario Giulio FerroniPaola Bassani, presidente della Fondazione Giorgio Bassani. E’ la figlia del romanziere che spiega: “Roberto Nissim Haggiag è stato un grande produttore cinematografico e un profondo conoscitore e amante della letteratura di mio padre. Con il premio a lui intitolato e grazie alla generosità di Mirella Haggiag, vogliamo riportare all’attenzione delle giovani generazioni, e non solo, la cura stilistica e l’impegno civile di Giorgio Bassani attraverso le interazioni tra l’opera letteraria e il mondo circostante, riconoscendo il valore dei lavori critici più originali legati alla sua figura e alla sua opera, e realizzati da giovani studiosi meritevoli”. A sua volta Mirella Haggiag ricorda: “Dieci anni fa Susanna Agnelli mi ha portata nella Fondazione e da allora mi sono adoperata per onorare e mantenere viva la memoria di Bassani. Mio marito Roberto aveva deciso di istituire questo Premio a favore dei giovani, perché era convinto che dare un giusto riconoscimento a chi è ancora all’inizio valga molto di più che osannare chi si è già affermato. Oggi anche grazie al supporto del Museo dell’ebraismo di Ferrara (Meis) e all’attenzione del Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, festeggiamo un momento positivo e gioioso, perché siamo finalmente in grado di dare a questo appuntamento una cadenza annuale. Del resto, Giorgio Bassani se lo merita: Ferrara gli deve molta della propria notorietà internazionale”.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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