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di Linda Ceola

“Che cos’è la città se non i suoi abitanti?”. E’ la domanda con cui Fabio de Luigi, ingegnere informatico nonché docente di linguaggi di programmazione dell’Università di Ferrara, ha voluto chiudere il laboratorio di ‘Cultura in Movimento’ tenutosi presso il Consorzio Wunderkammer nella mattinata di sabato scorso, 17 dicembre. Con grande sorpresa ‘Basso Profilo’, associazione di promozione sociale nonché ente organizzatore dell’incontro, ha contato numerosi ed eterogenei iscritti, volenterosi ed energici, pronti ad esprimersi sulle sorti future della nostra città, con un occhio di riguardo nei confronti dell’ex Teatro Verdi e del progetto di rigenerazione relativo.

Quattro tavoli. Due dedicati alla mobilità sostenibile, due focalizzati sul turismo culturale. Attorno ad essi associazioni, aziende, cooperative, dipendenti comunali e regionali ma soprattutto cittadini affezionati, pronti a confrontarsi in un incontro partecipato con modalità world cafè. Dopo un consueto giro di presentazioni, ai partecipanti è stato assegnato il compito di estrarre dei termini chiave, derivanti da un’analisi approfondita delle problematiche e ipotetiche soluzioni legate al territorio, relativamente al tema del tavolo di appartenenza. Discutendo di turismo culturale, è stata posta grande attenzione alla valorizzazione dei beni storico artistici del territorio. “Bisognerebbe far parlare i sassi” ha affermato Daniele de Rosa in maniera simpatica, uno dei partecipanti attivi nonché presidente di Alpaca, cooperativa di progettisti grafici. Un desiderio emerso è stato proprio questo: far sì che la città si sveli al visitatore e lo faccia attraverso un linguaggio tecnologico immediato. Il tavolo sulla mobilità sostenibile invece ha posto al centro la bicicletta, come protagonista assoluta in una piccola città che ne è simbolo ma che deve ancora fare dei passi notevoli in merito alla creazione di una rete di servizi e agevolazioni per i ciclisti, nonché sul tema dell’intermodalità dei trasporti.

Nella seconda fase del laboratorio aperto, i commensali del world cafè si sono mescolati tra loro allo scopo di ideare degli obiettivi operativi concreti, focalizzandosi su alcune keywords. A questo proposito i ragazzi di ‘Basso Profilo’ hanno consigliato ai presenti di trarre spunto dall’Agenda Digitale della Città di Ferrara, ossia un piano di sette iniziative, rientranti nella più ampia Strategia Europa 2020, aventi lo scopo di affrontare l’innovazione tecnologica e colmare il divario digitale. Particolare attenzione è stata infatti riservata al desiderio comune di costruire una sorta di mappatura culturale digitale coordinata, caratterizzante il territorio, realizzabile ad esempio a partire da due delle suddette misure strategiche ossia ‘Fedro’, una piattaforma web dedita alla raccolta delle segnalazioni, che i cittadini inviano all’amministrazione comunale e ‘#MyFerrara’, un progetto di narrazione cittadina attraverso Instagram. Si è parlato inoltre di un ipotetico contenitore chiamato ‘Ferrara È’ sulla scia dell’esempio genovese, in cui raccogliere curiosità relative alla contemporaneità cittadina e non solo, tessendo così la trama di un tessuto culturale, utile a costruire una comunità digitale e direzionando così il piano d’azione del branding. Fondamentale dunque la valorizzazione del capitale narrativo che il cittadino di oggi può fornire in tempo reale.

Questo laboratorio di partecipazione attiva su temi caldi quali la mobilità sostenibile e il turismo culturale avrà un seguito nell’’Hackathon Day’, che si terrà il prossimo anno a Ferrara e che porterà ad una fase di programmazione integrata, al fine di verificare la fattibilità dei progetti ideati.

Immancabili gli interventi finali di Aldo Modonesi, assessore alla mobilità e di Massimo Maisto, assessore alla cultura e al turismo nonché vicesindaco del comune di Ferrara, che non hanno esitato ad annunciare l’imminente uscita della gara d’appalto, relativa ai lavori presso l’ex Teatro Verdi, dimostrando l’interesse dell’amministrazione nei confronti di uno spazio dalle innumerevoli potenzialità. Un polo di importanza storico-artistica che diventerà contenitore di cultura digitale e strumento identitario non solo per il cittadino ma anche per il turista.

“Sono stupito perché sono emerse idee interessanti rimaste per lungo tempo latenti e sono contento perché occupandomi di innovazione vedo che sarà proprio quest’ultima il filo conduttore delle nostre prossime azioni” afferma infine appagato Fabio de Luigi nel discorso conclusivo.

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Redazione di Periscopio

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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