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da: Ufficio Stampa Bologna Jazz Festival

Bologna Jazz Festival, Gruppo Hera e Tper presentano alla città gli Autobus del Jazz: due bus di linea completamente decorati esternamente con la grafica dell’edizione 2015 del Bologna Jazz Festival. L’esperienza degli Autobus del Jazz è iniziata grazie al sostegno di Hera nel 2010. Da quella prima occasione, limitata alla livrea esterna dei bus, l’iniziativa è andata in crescendo. Dal 2013 i bus sono allestiti in maniera speciale anche al loro interno: al posto della consueta pubblicità ospitano contenuti artistici ‘itineranti’, oltre a una colonna sonora jazz.
Quest’anno è stata ulteriormente sviluppata la parte creativa. Gli autobus saranno vere e proprie mostre viaggianti, allestiti non più con semplici materiali fotografici, ma con illustrazioni create appositamente per il festival dalla fumettista Vanna Vinci. Illustratrice affermata a livello internazionale, sarda di nascita ma bolognese di adozione, Vanna Vinci ha accolto con entusiasmo la proposta di disegnare ritratti originali dei dieci artisti di punta della prossima edizione del Bologna Jazz Festival, conferendo un tocco di creatività in più al decennale del BJF. Da Brad Mehldau a Ron Carter, Enrico Rava, Kenny Garrett, Terence Blanchard, Mark Turner, i gruppi James Farm, Volcan, Children of the Light e il duo Courvoisier-Feldman: modulando il tratto del suo pennarello nero per riuscire a rappresentare con pochi dettagli i caratteri di questi grandi musicisti, la Vinci con le sue opere immerge ancora di più la cittadinanza di Bologna nell’atmosfera jazzistica.
Tutto ciò è stato reso possibile dal consolidamento della collaborazione tra il Bologna Jazz Festival, BilBOlBul – Festival Internazionale del Fumetto ed Hera, da anni partner di entrambe le manifestazioni. Il legame tra i due festival, nato lo scorso anno, quando si manifestò sotto forma di un’illustrazione originale per la Bologna Jazz Card, assume oggi una forma assai più importante. BilBOlBul ha proposto un’artista che potesse legare il jazz a fumetti e illustrazioni, individuando in Vanna Vinci il candidato ideale. Viene così rimarcato anche il legame tra il festival del fumetto e l’artista sarda, che fu protagonista della quinta edizione di BilBOlBul con una mostra personale.
Il Bologna Jazz Festival è organizzato dall’Associazione Bologna in Musica in convenzione con Comune di Bologna e con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Carisbo, Gruppo Unipol e del main partner Gruppo Hera.

Vanna Vinci è una delle più importanti fumettiste italiane. Nata a Cagliari, vive e lavora tra Milano e Bologna. Ha esordito nel mondo del fumetto nel 1989 sulla rivista Fumo di China. Da allora ha pubblicato le sue storie a fumetti in Italia, Francia, Spagna, per Bao Publishing, Dargaud, Rizzoli Lizard, Hachette, Planeta, Kappa Edizioni, Kodansha (Tokyo).
Oltre che come autrice, lavora anche come illustratrice. In questa veste ha pubblicato per gli editori EL/Einaudi Ragazzi, Mondadori Ragazzi, Fabbri, Giunti, Battello a Vapore.
Ha collaborato con le riviste Linus di Baldini e Castoldi, Io Donna del Corriere della Sera, Dolcincasa e con le pagine di cultura de l’Unità. Per la Bonelli Editore ha disegnato due numeri della serie regolare di Legs, ha realizzato tre piccoli albi di May allegati ad altrettanti numeri della stessa serie e nel 2010 ha scritto e disegnato 32 pagine a colori per il Dylan Dog Color Fest.
Ha vinto lo Yellow Kid come miglior disegnatore di fumetti nel 1999 e il Gran Guinigi nel 2005. Nel 2001 il suo libro L’età selvaggia ha vinto il premio Romics come miglior opera di scuola europea.
Ha insegnato fumetto all’Accademia delle Belle Arti di Bologna e all’ISIA di Urbino.
In occasione del quinto festival internazionale di fumetto BilBOlBul, nel 2011, le è stata dedicata una mostra personale dal titolo “Sulla Soglia”, nella prestigiosa sede del Museo Archeologico di Bologna.

Informazioni:
Associazione Bologna in Musica
tel.: 334 7560434
e-mail: info@bolognajazzfestival.com
www.bolognajazzfestival.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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