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Per un partito della scienza
Dell’anno 2017: crisi economica internazionale che continua senza vere ricette politico-economiche interessanti all’orizzonte: degrado e/o sfida multietnica in Europa soprattutto senza ricette decenti a breve-medio-lungo termine. Europa in crisi e classi politiche e dirigenti ovunque (in Italia in particolare) distanti anni luce da qualsivoglia coscienza scientifica del nostro tempo in un mondo, piaccia o meno, dominato e dipendente dalla tecnoscienza. Infiniti dibattiti sterili se non mistificanti.
Con una battuta (e in Italia in particolare) le scimmie politiche governano il presente dell’Italia, fu sinistra al potere arcaica e fu destra al’opposizione con ricette debolissime alternative, entrambe essenzialmente ostili alla scienza e la tecnologia: la prima gira e rigira regredita a visioni del futuro a decrescita infelice o sostenibile estrema, la seconda o ancora liberista selvaggia o speculare sulla decrescita antiscientifica alla fu sinistra. In realtà anche per risolvere sul serio a medio lungo termine (ma non nel futuro remoto) la bomba anche demografica costante e alimentare in Africa (ovviamente collegata con il futuro stesso dell’Occidente evoluto) non solo in Italia ormai è necessario nel mondo un vero e proprio Partito della Scienza. Solo gli scienziati o intellettuali o semplici parlamentari in qualche modo, strettamente o culturalmente di formazione scientifica, possono risolvere le gravi problematiche contemporanee: ridando meritocrazie e basi conoscitive sia ai governi nazionali, sia all’Unione Europea che all’Onu, quest’ultimo nei fatti una ormai quasi entità metafisica.
Con veri scienziati al potere e una visione del futuro presente, prossimo, remoto, basata in ogni campo sulla conoscenza essenzialmente scientifica, la società aperta ma scientifica a livello strutturale di un Popper ad esempio, non sarà una utopia, ma la soluzione e innesterà finalmente un circuito virtuoso ed esponenziale per superare a medio termine la crisi economica e anche culturale in Occidente e quella endemica anche biopolitica nel terzo o quarto mondo. Il ruolo nella società aperta scientifica che si pone chiaramente come obiettivo chiaro, preciso e urgente, di artisti e filosofi e eventualmente religiosi sarà un altro, non strutturale pragmatico, come poi persino un ossimoro, vista la natura essenzialmente immaginaria di tali tipologie e forme di conoscenza, ma – appunto – altrettanto importante anche se decentrato e sottomenu in certo senso.
Come educazione scientifica al futuro attraverso certo potenziale linguaggio peculiare del loro immaginario (quello in certo senso archetipico) più orientato in certo modo verso il futuro/futuribile, sul piano sociale; simultaneamente come libera creatività ricerca “artistica”, sorta sia di antivirus dialettico e di scienze immaginarie di frontiera – eventualmente e potenzialmente suscettibili di eresie scientifiche ma a volte destinate ad allargare i confini stessi della scienza ufficiale.
Ma le macchine pragmatiche fu politiche, fu economiche, per pensare e fare siano finalmente essenzialmente scientifiche e conoscitive, riassumendo in tal senso.
Più o meno le ricette scientifiche, di numerosi scienziati sociali, puntualmente emerse da una amplissima pubblicistica editoriale, tra libri, convegni, Internet, strutturalmente sono simili: per una postpolitica di parlamentari scientifici, per una tecnoeconomia di nuovo sviluppo possibile con attenzione anche all’ecologia come antivirus del divenire tecnoscientitfco produttivo; ottimizzazione dell’AI (Intelligenza Artificiale), Robotica, Automazione, Telelavoro, Genetica alimentare e cosi via, ottimizzando al massimo ogni risorsa tecnoscientifica possibile, in divenire e futura: controllo pubblico e gratuito come obiettivo dei fondamentali bisogni primari, abolizione semivirtuale del lavoro, redditi o meglio bioredditi di esistenza e civiltà sempre come obiettivi. Libera ricerca scientifica e libera espressione estrema. Insomma una visione etica (ed estetica) scientifica essenzialmente libertaria, con il relativismo di ogni religione circoscritte alla sfera esclusivamente astratta e immaginaria, senza alcuna interferenza vera laica, come sarà la futura società democratica e scientifica.
La macchina per pensare e fare (post)politica
Prima o poi, al di là della struttura organizzativa attuale in Italia cosiddetta transumanista o altri futuribili in ambito futurologico contemporaneo, per forza di cose essenzialmente culturale, una certa svolta operativa metapolitica diventerà inevitabile. Vuoi per il probabile ulteriore degrado generale psicosociale ed economico, vuoi per la sempre maggiore divulgazione dei memi trasumanisti e o futuribili nel dibattito intellettuale e mediatico. Facile prevedere, più si evolvono sopratutto i temi radicali, longevità potenziale, mind up loading, ingegneria genetica, crionica le ricerche scientifiche radicali, senza cambiamenti più evoluti e scientifici generali in politica e nella stessa opinione pubblica, in primo piano purtroppo amplificazioni bioetiche fondamentaliste ulteriori rispetto già a certi segnali concreti in tal senso, dall’eutanasia, all’AI (Intelligenza Artificiale), Automazione e Robotica stesse. Certa desiderabile macchina per pensare e fare quindi strettamente politica domanderà la discesa in campo della comunità scientifica nazionale con le avanguardie futurologiche transumaniste promotrici in tal senso con programmi, come accennato, strettamente scientifici e con la Società Aperta dello stesso Popper e altri come obiettivo.
Poco importa se magari gli stessi attuali popperiani o simili scienziati e ricercatori italiani esitano eventualmente scettici sulle visioni radicali futorologiche e transumaniste. Una forte apertura della comunità futuribi transumanista italiana alla Comunità scientifica nazionale è passaggio inevitabile per favorire i memi transumanisti stessi e all’interno della comunità scientifica nazionale sono già presenti anche ricercatori dialettici e aperti se non anche favorevoli anche ai temi più radicali e d’avanguardia. Va da sè: il possibile Partito della Scienza dovrà – per essere credibile e robusto a priori – coinvolgere i principali scienziati italiani e le principali dinamiche ufficiali scientifiche e organizzate italiane. Ovvero le Università, il Cnr, il Centro Majorana di Erice, il Cicap, l’Asi, la Fondazione Veronesi e cosi via, fino come contributi laterali e sinergici il gruppo Transumanista e altri gruppi o associazioni scientifiche operative in Italia, come ltalian Institute for the Future, Space Renaissance e nuovamente così via.
Per la cronaca, come noto anche ai grandi media europei, questa potenziale amplificazione metapolitica transumanista e futurologica, non sarebbe una novità assoluta, dopo il noto Transhumanist Party del futurologo americano Zoltan Istvan (già candidato quantomeno virtuale alle ultime presidenziali Usa e autore del bestseller Transhumanist Wager). Il suo è già un Partito della Scienza aurorale: per l’Italia almeno da relativizzare e potenziare con la fondamentale interfaccia prioritaria della Comunità Scientifica nazionale…

Info
hPlus Magazine 2015
Intervista a Z. Istvan
Meteo Web
Futurismo e Transumanesimo recensione
Divenire 4 Superare l’umanismo
CICAP

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Roby Guerra


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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